"6 Aprile - Cronaca di una Rinascita N.2"
INVISIBILI MA TOSTI
di Angelo De Nicola
Ricominciamo dal 6, dal 6 aprile. Per il secondo anno (incredibile: sono passati due anni!) questo calendario ci dice che L’Aquila riparte dal suo nuovo Capodanno. E non è un calendario singolare nè strano. No. Per gli Aquilani “sismolesi”, chi più chi meno tutti “malati” di terremoto, questa data rappresenta tutto: la fine e l’inizio, la morte e la vita. 6 aprile, primo dell’anno D.T. (Dopo Terremoto).
È il nostro terzo nuovo Capodanno. Nel primo, in quell’alba tragica, fu il fare i conti con l’immane tragedia. Il secondo, l’anno scorso, fu il momento della consapevolezza delle ciclopiche difficoltà della Ricostruzione. E quest’anno? Il terzo 6 aprile D.T. noi vogliamo che sia il Capodanno della speranza. Ma come, la Ricostruzione è al palo! Il centro storico è un buco nero! La politica litiga in un clima da ultrà (la Curva Sud dice che tutto è fermo per colpa della Curva Nord e viceversa)! Manca il lavoro! Alcune zone della città sembrano più delle favelas sudamericane! Ma come, speranza?
Sì, speranza. La speranza che si possano superare le divisioni e che si possa condividere, tutt’assieme, un progetto per una Città Nuova. Una nuova berlino. Un nuovo gioiello italiano e, dunque, del mondo da lasciare in eredità a figli e nipoti. Ce la possiamo fare. Ce la dobbiamo fare.
Perciò, all’alba del Terzo Anno D.T., una delle immagini simbolo è l’enorme tricolore che dal 17 marzo scorso campeggia sulla torre civica di Piazza Palazzo. Sulla bandiera, simbolo dell’unità nazionale, è vergata la scritta “Jemo ’nnanzi”, ovvero l’urlo di battaglia adottato da tutti gli aquilani “Invisibili” che, fin dal 6 aprile 2009, hanno creduto nella rinascita dell’Aquila. Tra alti e bassi, ma ci abbiamo fortissimamente creduto. Nel nome dello “Jemo ’nnanzi” ci siamo ricostruiti dentro. Abbiamo ripreso coraggio. Abbiamo ritirato fuori la nostra creatività. Abbiamo rialzato la testa. Abbiamo ritrovato la forza di ricominciare.
E questo calendario ce lo ricorderà tutti i giorni. Ogni giorno. Fino alla notte del prossimo 5 aprile, quando, le 3.32 segneranno ancora di più l’ora della speranza.
Invisibili ma tosti. Tostissimi.
Jemo ’nnanzi.
L'aquila, 6 aprile 2011
È il nostro terzo nuovo Capodanno. Nel primo, in quell’alba tragica, fu il fare i conti con l’immane tragedia. Il secondo, l’anno scorso, fu il momento della consapevolezza delle ciclopiche difficoltà della Ricostruzione. E quest’anno? Il terzo 6 aprile D.T. noi vogliamo che sia il Capodanno della speranza. Ma come, la Ricostruzione è al palo! Il centro storico è un buco nero! La politica litiga in un clima da ultrà (la Curva Sud dice che tutto è fermo per colpa della Curva Nord e viceversa)! Manca il lavoro! Alcune zone della città sembrano più delle favelas sudamericane! Ma come, speranza?
Sì, speranza. La speranza che si possano superare le divisioni e che si possa condividere, tutt’assieme, un progetto per una Città Nuova. Una nuova berlino. Un nuovo gioiello italiano e, dunque, del mondo da lasciare in eredità a figli e nipoti. Ce la possiamo fare. Ce la dobbiamo fare.
Perciò, all’alba del Terzo Anno D.T., una delle immagini simbolo è l’enorme tricolore che dal 17 marzo scorso campeggia sulla torre civica di Piazza Palazzo. Sulla bandiera, simbolo dell’unità nazionale, è vergata la scritta “Jemo ’nnanzi”, ovvero l’urlo di battaglia adottato da tutti gli aquilani “Invisibili” che, fin dal 6 aprile 2009, hanno creduto nella rinascita dell’Aquila. Tra alti e bassi, ma ci abbiamo fortissimamente creduto. Nel nome dello “Jemo ’nnanzi” ci siamo ricostruiti dentro. Abbiamo ripreso coraggio. Abbiamo ritirato fuori la nostra creatività. Abbiamo rialzato la testa. Abbiamo ritrovato la forza di ricominciare.
E questo calendario ce lo ricorderà tutti i giorni. Ogni giorno. Fino alla notte del prossimo 5 aprile, quando, le 3.32 segneranno ancora di più l’ora della speranza.
Invisibili ma tosti. Tostissimi.
Jemo ’nnanzi.
L'aquila, 6 aprile 2011
Angelo De Nicola