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Presunto innocente, cronaca del caso Perruzza - Capitolo 96

Un saggio di Angelo De Nicola

Presunto innocente



96. MAURO E IL PADRE, FACCIA A FACCIA
28. 2. 1998



Colpo di scena chiama colpo di scena: il giovane Mauro dovrà testimoniare, dovrà confrontarsi col padre e con la madre, dovrà resistere alla pressione di una raffica di domande, dovrà difendersi dalle esplicite accuse di essere l’assassino della povera Cristina.
Confermando la tradizione di questa maledetta vicenda del delitto di Balsorano secondo la quale ad ogni svolta decisiva si aprono invece nuovi scenari, l’udienza di ieri del processo- satellite davanti al Tribunale di Sulmona ha sparigliato le carte in tavola.
A sorpresa, a sparigliare le carte è stata la difesa di Michele Perruzza (avvocati Cecchini, De Vita e Maccallini) nel tentativo di trasformare in un boomerang la clamorosa iniziativa dei legali di Mauro (avvocati Paone e Rossi) che in questo processo è parte offesa ma non parte civile perché ha preferito non costituirsi.
L’iniziativa, cioè, di depositare un memoriale in cui il ragazzo torna ad accusare il padre, si dichiara disposto a testimoniare ed allega una perizia di parte che escluderebbe la compatibilità tra il suo Dna e quello estratto dai residui organici trovati sugli slip risultati macchiati del sangue della piccola vittima. «Un’iniziativa di estrema gravità- come l’ha definita l’avvocato Cecchini- un vile documento, un “trattatello giuridico” col quale un ragazzo, con spregevole atteggiamento, lancia infami accuse contro i genitori che pure gli dettero la vita».
Così, mentre il presidente del Tribunale Oreste Bonavitacola stava per dare lettura (e quindi acquisirlo agli atti) del memoriale di Mauro (ieri assente, come preannunciato), l'avvocato Cecchini ha “stoppato” il giudice per avanzare due “condizioni”: il documento sia pure acquisito ma a patto che Mauro venga interrogato in aula e che l’esperto (il professor Bruno Dallapiccola) che ha redatto la perizia per conto del ragazzo sia chiamato in aula a confrontare i suoi risultati con gli esperti (i professori Carla Vecchiotti e Renato Mariani Costantini) che hanno invece redatto la perizia d’ufficio sul Dna sugli ormai famosi slip.
«È molto probabile- ha giustificato tale richiesta l'avvocato Cecchini- che siamo di fronte all’ennesima menzogna di questo rinnegato. Eppure insistiamo che questo Tribunale accolga la nostra istanza affinché accerti la verità come gli ha dato espresso mandato la Suprema Corte di Cassazione e liberi quest’uomo dal suo stato di cattività».
A tale richiesta il Pubblico ministero Aura Scarsella, anche lei dichiaratamente «a caccia della verità», s’è in parte opposta. Va bene ad acquisire il memoriale, ha spiegato, va bene ad ascoltare in aula il ragazzo, ma cosa c’entra con questo processo occuparci del Dna di Mauro che è parte offesa e non imputato? Una posizione apparsa ineccepibile visto che questo processo- satellite deve accertare se Mauro venne o meno istigato ad autoaccusarsi del delitto (che è un reato) dai due genitori.
Solo che tutte le parti di questo processo (i giudici con in testa Bonavitacola, la difesa di Perruzza ma anche lo stesso Pm Scarsella) si sono poste come primario obiettivo quello di accertare l’attendibilità del teste Mauro.
Un fine che, inevitabilmente, è andato ad intersecarsi più in generale con l’attendibilità di Mauro come testimone- chiave, le cui dichiarazioni sono state decisive per condannare il padre all’ergastolo.
Per forza di cose, quindi, questa verifica su Mauro ha determinato la rilettura dell’intera vicenda. Una sorta di processo al processo con esiti, finora, dirompenti. E a demolire l’impianto accusatorio contro Michele mancava soltanto la testimonianza di Mauro (“esame” al quale il ragazzo si era sottratto avvalendosi della facoltà di non rispondere) ed il confronto tra i Dna di padre e figlio (elemento di prova estraneo al processo ma ora introdotto su iniziativa della stessa parte offesa).
Scontata, perciò, la decisione del Tribunale che, finora, ha mostrato di voler superare ogni ostacolo procedurale pur di arrivare, finalmente, a questa maledetta-benedetta verità. Dopo poco più di un’ora di camera di consiglio, i giudici (Bonavitacola, Conti e Mancini) hanno accolto in pieno la richiesta della difesa del muratore. E per venerdì prossimo, 6 marzo, hanno convocato in aula sia Mauro, sia il professor Dallapiccola, sia i due periti d’ufficio.
Questo il ragionamento fatto dal Tribunale nell’ordinanza: sì all’interrogatorio (che forse determinerà un drammatico confronto col padre e con la madre) visto che «nel suo memoriale Mauro Perruzza dichiara espressamente di rinunciare alla facoltà di astenersi» e «ciò appare assolutamente necessario ai fini della decisione essendo questi il teste principale dell’accusa»; sì al confronto tra i periti sul Dna «al fine di vagliare la credibilità delle dichiarazioni di Mauro Perruzza», «tanto più che il nuovo tema di prova è stato da lui stesso proposto». 6 marzo. Il giorno della verità.


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