Presunto innocente, cronaca del caso Perruzza - Capitolo 8
Un saggio di Angelo De Nicola
8. E' BATTAGLIA DI PERIZIE
9. 9. 1990
Il figlio, l'altro ieri, lo avrebbe di nuovo accusato di essere il “mostro” che nel boschetto di more ha assassinato la piccola Cristina. Una ragazzina di 14 anni, ieri, lo ha accusato di aver tentato di adescarla con la promessa di 20. 000 lire. I capelli intrappolati nelle macchie di sangue trovate sui suoi vestiti sono, quasi certamente anche se non c'è conferma ufficiale, di quella bimba di 7 anni che madre e padre, ogni giorno da quel venerdì 24 agosto, vanno a piangere al cimitero di Ridotti di Balsorano.
La posizione di Michele Perruzza, in carcere da tredici giorni con l'accusa di essere il bruto, si fa sempre più pesante.
«L'ipotesi accusatoria ogni giorno si va rafforzando» hanno detto, ieri mattina, il maggiore dei carabinieri Annichiarico e il commissario di Avezzano Bartoli al Palazzo di Giustizia di Avezzano in una conferenza stampa che ha aperto la sedicesima giornata di indagini. Un'altra giornata convulsa, caratterizzata da sorprese, da “sparate” dell'accusa (a mezza bocca) e della difesa (ad alta voce) e della partecipazione della gente che ad Avezzano, segue appassionatamente le indagini stazionando davanti al Tribunale e correndo dietro agli spostamenti di un nugolo di giornalisti, fotografi e cineoperatori.
L'accusa fa capire a chiare lettere di aver in mano qualcosa di importante. «Un asso nella manica» ha detto ieri uno degli inquirenti paragonando il “duello” con la difesa ad una partita di poker: battuta d'effetto che descrive a pennello quanto sta accadendo in questi giorni ma che stride con la triste storia capitata ad una bella bimba strangolata ed uccisa dopo un tentativo di violenza carnale.
Comunque, sarà forse per l'acquisizione di alcune testimonianze definite « molto importanti, vere leve per poter procedere oltre « nella direzione che porta dritto dritto a casa Perruzza. Sarà forse perché si conoscono, seppure in maniera ufficiosa, i risultati delle analisi su sangue e capelli che la Criminalpol a Roma ha quasi terminato.
Sarà forse per certe dichiarazioni, “top-secret”, che il figlio tredicenne dell'accusato Mauro, ha reso nell'interrogatorio a sorpresa dell'altro ieri, a Civitella Roveto. Fatto sta che l'ottimismo degli inquirenti torna a toccarsi con mano. Perfino il Sostituto procuratore Mario Pinelli ieri ha ripreso a «trattare» coi giornalisti, fino al giorno prima evitati a brutto muso.
La difesa invece non sembra avere lo smalto dei primi giorni. Ieri però gli avvocati Carlo Maccallini e Roberto Marino hanno calato un bell'asso, presentando all'incidente probatorio davanti al Gip, Marco Pinto, per l'assegnazione della perizia d'ufficio su sangue e capelli, un consulente di parte che è uno tra i maggiori esperti italiani del campo dell'ematologia forense, il professor Angelo Fiori. La sua voce s'è sentita subito. Ma alla difesa un brutto colpo deve essere arrivato per la testimonianza, assunta sempre con incidente probatorio, di una ragazza di 14 anni.
A. C., parente del muratore, è arrivata poco prima delle 11 a Palazzo di Giustizia accompagnata dalla madre. Poco dopo, mentre la folla lo attendeva all'ingresso principale, dalla porta secondaria è entrato dal carcere anche Michele Perruzza che aveva deciso di presenziare, come era suo diritto, alla testimonianza.
La bimba, all'apparenza più piccola della sua età, nella camera di consiglio si è presentata da sola. Emozionatissima davanti al microfono della piccola aula ma non intimorita dalla presenza di Perruzza in manette, la ragazzina è stata molto chiara.
Avrebbe raccontato che una sera del dicembre scorso, davanti casa Perruzza, lo “zio” l'avrebbe fermata per cercare di convincerla, dietro pagamento di 20. 000 lire, ad avere un rapporto con lui. Lei, però, sarebbe riuscita a divincolarsi promettendo a zio Michele di non raccontare nulla. Cosa che invece fece. Disse tutto alla madre e le due famiglie furono costrette ad un penoso chiarimento. «Ininfluente ai fini processuali» ha commentato la difesa riferendosi al fatto che si sta cercando, prima di tutto, un assassino. Chissà cosa ne penseranno i giudici popolari della Corte d'Assise?
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