Presunto innocente, cronaca del caso Perruzza - Capitolo 71
Un saggio di Angelo De Nicola
71. IL “MOSTRO” DI BALSORANO ARRIVO' IN BARELLA
10. 5. 1995
Uno sciopero ti allunga la vita. Si potrebbe commentare così, parafrasando il famoso spot pubblicitario, quanto accaduto ieri nell'ennesima puntata del caso del “delitto di Balsorano”. Solo che non c'è nulla da scherzare.
Non ha riso nessuno, ieri mattina, quando Michele Perruzza è sceso da un'ambulanza raggiungendo in barella l'aula del Tribunale. Non ha riso nessuno, nemmeno il più arrabbiato dei colpevolisti, nel vedere il “mostro” semiparalizzato dopo l'ictus, sfatto ed invecchiato di vent'anni. «Poveraccio, fa pena!» s'è sbilanciato qualcuno tra la folla di curiosi.
Perruzza e sua moglie Maria Giuseppa Capoccitti, ieri mattina, sono comparsi davanti al Tribunale dell'Aquila per rispondere dell'accusa di aver istigato il figlio minore ad autoaccusarsi del delitto.
Il Tribunale aquilano (Tatozzi presidente, Grimaldi e De Filippis) aveva fissato una camera di consiglio (udienza non pubblica) proponendo al Pm che si occupa del caso (il sostituto Fabrizio Tragnone) ed alla difesa di Perruzza (avvocati Attilio Cecchini, Antonio De Vita e Carlo Maccallini) di risolvere la questione in via predibattimentale. Soluzione alla quale la difesa ha già detto che si opporrà decisamente ma non ha potuto farlo ieri perché i tre legali presenti hanno aderito allo sciopero nazionale della classe forense contro la riforma della giustizia civile.
Il rinvio (al 4 luglio) era scontato. Ma allora, perché Perruzza ha deciso ugualmente di presenziare, facendo un lungo viaggio da Parma, dove è detenuto, a bordo di un'ambulanza che per strada ha avuto anche un guasto arrivando presso il carcere dell'Aquila all'una di notte? «Non esco mai dalla mia cella, nemmeno per l'”ora d'aria”- s'è sfogato ieri Perruzza con i suoi legali -: non ce la faccio e poi non mi sento simile agli altri detenuti». «Io sono innocente» ha poi urlato ai microfoni di RaiTre quasi continuando il discorso. Eppoi, vista la distanza, i suoi familiari (ieri c'erano il padre Pasquale e la sorella Virginia) non possono andarci spesso. Ora, invece, grazie ad uno sciopero, Perruzza ha preso un po’ “d'aria” e, forse resterà nel carcere aquilano, più vicino ai suoi, fino al 4 luglio.
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