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Presunto innocente, cronaca del caso Perruzza - Capitolo 70

Un saggio di Angelo De Nicola

Presunto innocente



70. L'AVVOCATO CARLO MACCALLINI TORNA DIFENSORE DI PERRUZZA
8. 5. 1995



La tragica vicenda del “delitto di Balsorano” è sempre più una storia infinita.
Tanto infinita che torna indietro a recuperare uno dei decisivi protagonisti di questo caso umano-giudiziario e, come ormai sostiene qualcuno, anche politico-giudiziario.
Un caso che continua ad avere un'enorme risonanza soprattutto perché, a principio, dell'orribile delitto a sfondo sessuale s'autoaccusò un ragazzino di 13 anni che poi, invece, cambiò versione ed indicò nel padre l'assassino.
A sorpresa, l'avvocato Carlo Maccallini, torna ad assistere Michele Perruzza. Maccallini, che fu il primo difensore del muratore prima di rinunciare clamorosamente, affiancherà Attilio Cecchini e Antonio De Vita nel collegio di difesa chiamato ad affrontare un passaggio processuale fondamentale.
Domani, il muratore e sua moglie compariranno (sciopero degli avvocati permettendo) davanti al Tribunale dell'Aquila per l'accusa di aver istigato il figlio minore ad autoaccusarsi (autocalunnia) del delitto. I due erano stati rinviati a giudizio davanti al Tribunale di Avezzano ma nel gennaio ' 94 «il processo -come commentò la difesa- venne ghigliottinato»: lo stesso Pm Brizio Montinaro, come eccezione preliminare, fece presente che il capo d'imputazione era errato e che, pur correggendolo, il reato di autocalunnia era stato commesso da un minore e come tale non imputabile.
Accogliendo tale tesi, i giudici prosciolsero Perruzza con sentenza predibattimentale: “Il fatto non costituisce reato”. Perruzza, invece, avendo nel frattempo accusato il figlio del delitto, voleva che quel processo si facesse nella speranza che un'assoluzione nel merito potesse essere utile per poter intraprendere la difficile strada della «revisione» del procedimento per l'omicidio.
Presentato ricorso in Corte di Cassazione, sono state accolte le tesi della difesa. Se un imputato rinviato a giudizio chiede di essere giudicato, è suo diritto avere il processo anche nel caso in cui può essere assolto già in fase predibattimentale: questo ha stabilito la Suprema Corte da un lato determinando un'importante « massima» destinata a fare giurisprudenza e dall'altro riaccendendo le speranze in Perruzza. La Corte ha rinviato gli atti stavolta al Tribunale dell'Aquila: il processo si deve fare.
Il Tribunale aquilano ha fissato l'udienza per domani, ma in camera di consiglio per proporre alle parti di risolvere la cosa in via predibattimentale. Soluzione a cui la difesa di Perruzza s'opporrà: vuole il processo. A sostenere tale tesi ci sarà anche l'avvocato Maccallini il cui rientro assume un significato particolare nell'economia della vicenda.
Maccallini rinunciò al mandato, nel novembre 1990, dopo la «nomina non concordata» di un altro legale decisa dalla moglie del muratore. La donna decise di far assistere il marito dall'avvocato Leonardo Casciere che aveva già difeso, il figlio davanti al Tribunale dei Minori.


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