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Presunto innocente, cronaca del caso Perruzza - Capitolo 62

Un saggio di Angelo De Nicola

Presunto innocente



62. «L'ASSASSINO E' MAURO»
26. 9. 1992



«Sto bene avvoca'. Non ho paura di niente».
Stretto in un angoletto al primo piano del Palazzo di Giustizia di Avezzano, ieri mattina Michele Perruzza ha abbracciato (pur anchilosato dalle manette) il suo avvocato, Attilio Cecchini. Lo ha baciato e, quindi, lo ha rassicurato.
Il muratore, ieri sembrava ancora più minuto, spaesato in mezzo a tre carabinieri. Sbarbato, pettinato e ben vestito con giacca e pantaloni bleu. Così ha affrontato due ore e mezzo di udienza preliminare davanti al Gip Giuseppe Grieco per uno dei processi-satellite nati dalla vicenda del delitto di Balsorano col pensiero rivolto, però, al decisivo processo davanti alla Corte di Cassazione che si terrà dopodomani a Roma. La sua ultima speranza.
Forse proprio in previsione di una riapertura del processo per l'omicidio, Perruzza ha cercato di sfruttare l'occasione dell'udienza di ieri che era stata fissata per decidere sulla richiesta di rinvio a giudizio formulata dal Pubblico ministero, il Procuratore della Repubblica di Avezzano, Gianlorenzo Piccioli, contro il muratore e la moglie accusati di aver usato minacce e violenze nei confronti del figlio tredicenne per farlo autoaccusare dell'assassinio della cuginetta.
La decisione sull'incriminazione o meno è stata rinviata al 14 dicembre per un disguido di notifica alla moglie, ma nell'interrogatorio in camera di consiglio Perruzza non solo ha respinto l'addebito d'aver istigato il figlio ad autoaccusarsi ma soprattutto ha, per la prima volta, accusato ufficialmente suo figlio: «E' lui l'assassino».
Il muratore, per la verità aveva rotto il silenzio, per accusare suo figlio, alla fine dell'agosto scorso ma con la pubblicazione di un memoriale, in due puntate in esclusiva, sul settimanale “Visto”. Un'iniziativa che aveva suscitato non poche perplessità, spaccando il fronte degli innocentisti, ancor prima che il curatore del memoriale, il giornalista marsicano Gennaro De Stefano, finisse in carcere (dove è tutt'oggi) per essere stato sorpreso dalla polizia con 23 grammi di cocaina nella sua auto.
«L'intero memoriale- ha spiegato l'avvocato Cecchini all'uscita dalla camera di consiglio- è stato acquisito agli atti. Sì, Perruzza accusa il figlio e stavolta ufficialmente. Il muratore ha spiegato anche che non ha potuto istigare Mauro perché, la sera del delitto, non ebbe contatti con lui. Alla prossima udienza chiederemo il totale proscioglimento di Perruzza e sua moglie. Se sono emersi fatti nuovi? Sì, il contrasto tra la prima dichiarazione fatta da Mauro che la mattina del 24 agosto disse di aver visto Cristina alle 21 e quella davanti al Gip del Tribunale dei Minori in cui cambia orario, parlando stavolta delle 20,30».
Mauro, invece, nel corso delle indagini di questo procedimento, interrogato tempo fa dal Pm Piccioli, avrebbe confermato che suo padre era presente quando la madre cercò di convincerlo ad autoaccusarsi dell'omicidio di Cristina.
Non solo.
Il ragazzo avrebbe raccontato a verbale che anche in un'altra occasione, alla vigilia del processo di primo grado, qualcuno cercò di convincerlo a autoaccusarsi «per salvare il padre». Non si sa se, anche su questo passaggio, il Pm abbia già avviato accertamenti.
Se ne saprà di più il 14 dicembre prossimo. L'udienza, dopo l'interrogatorio di Perruzza, è stata aggiornata poiché non è stata regolarmente citata la moglie del muratore: la citazione è stata notificata al vecchio indirizzo, a Case Castella. Ma la donna vive ormai da un anno a Sassuolo, in provincia di Modena, dove ha trovato un lavoro.
Mauro, fin da ieri, si è costituito parte civile (assistito dall'avvocato Franco Colucci, del foro di Avezzano) contro i suoi genitori.


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