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Presunto innocente, cronaca del caso Perruzza - Capitolo 21

Un saggio di Angelo De Nicola

Presunto innocente



21. A GENNAIO PERRUZZA DAVANTI AI GIUDICI
22. 11. 1990



Al termine di un'udienza «lampo», durata nemmeno mezz’ora, ieri mattina il Gup del Tribunale di Avezzano Giorgio Maria Rossi, accogliendo in pieno la richiesta del Pubblico ministero Mario Pinelli, ha firmato il decreto che dispone il rinvio a giudizio di Michele Perruzza.
I capi di imputazione di cui il quarantenne muratore dovrà rispondere davanti alla Corte d'Assise dell'Aquila sono tre: omicidio volontario pluriaggravato, ratto a fine di libidine e occultamento di cadavere.
Il processo è stato fissato nello stesso decreto del Gup fra meno di due mesi, il 15 gennaio dell'anno prossimo. Alla Corte d'Assise verrà ora trasmessa soltanto una minima parte degli atti eseguiti nel corso dell'udienza preliminare. Come dispone il nuovo codice, nel “fascicolo dibattimentale” che predisporrà il Gup, confluiranno soltanto i verbali degli “atti irripetibili”.
Nel caso di Perruzza, ci saranno certamente i risultati della perizia d'ufficio e le testimonianze di una ragazza che raccontò di aver subito particolari attenzioni dal muratore, elementi che essendo stati assunti con incidenti probatori, sono già prove e, come tali, possono essere visionate dai giudici prima del processo. Non ci saranno, invece, i tanti interrogatori raccolti dal Pm e dagli inquirenti. Però, ai testimoni che l'Accusa riterrà di citare, le precedenti dichiarazioni potranno essere contestate in caso siano discordanti. La Corte deciderà sulle prove che emergeranno nel corso del dibattimento.
Dunque, l'omicidio di Balsorano approda in Assise, la sede più adatta per cercare di rendere giustizia ad una bambina di 7 anni strangolata e trovata, nuda, in un fosso di rovi. Lo hanno sottolineato la Pubblica accusa («il processo rappresenta il naturale e logico epilogo di questa inchiesta» ha commentato soddisfatto il dottor Pinelli), la parte civile («il caso non poteva che finire davanti alla giustizia del popolo» hanno rimarcato gli avvocati Antonio Milo e Giancarlo Paris) nonché il padre di Cristina («si potrà finalmente fare piena luce su quanto è accaduto ed individuare il colpevole, la cosa che più ci interessa» ha detto Giuseppe Capoccitti).
Ma un processo in Assise è anche la sede più adatta per giudicare un uomo di quaranta anni, zio della bambina, e sostegno di una famiglia anch'essa distrutta dalla tragedia. Un uomo che rischia l'ergastolo. Un uomo che continua a negare tutto disperatamente, nonostante le indagini preliminari lo “condannino”.
«Sono innocente, non sono stato io» ha ripetuto ieri mattina Michele Perruzza ai suoi due nuovi avvocati (a Leonardo Casciere si è aggiunto Domenico Buccini) che, subentrati da pochi giorni al posto dei vecchi difensori (i Maccallini), dopo una lettura inevitabilmente sintetica degli atti avevano anche prospettato al loro cliente la possibilità di ricorrere al rito abbreviato.
Ossia un processo “sommario” davanti al solo Gup sulla base degli atti esistenti che, in caso di condanna avrebbe però lasciato all'indagato il vantaggio di un sensibile sconto della pena: o assoluzione o ergastolo evitato.
L'ipotesi di ricorrere al rito abbreviato è suonata per molti, e per il Pm in particolare, come l'indiretta ammissione delle difficoltà a controbattere gli indizi raccolti e, quindi, come il tentativo di non far rischiare al muratore l'ergastolo.
Dopo il rinvio dell' altro ieri dell'udienza, a tagliare la testa al toro è stato Perruzza che in carcere avrebbe con forza chiesto ai propri legali di andare fino in fondo, senza ricorrere a riti alternativi.
Così la difesa, da una ventilata richiesta di rito abbreviato, è passata a chiedere il
«non luogo a procedere» che il Gup non deve aver tenuto in considerazione visto che, spiazzando un po' tutti, ha chiuso l'udienza in meno di mezz'ora. Rinvio a giudizio, senza esitazione di sorta. «Non lasciatevi ingannare dalla brevità - ha comunque cercato di spiegare l'udienza lampo il Gup Rossi -. Io conoscevo già le carte ed ho deciso subito visto anche che nell'udienza preliminare non è emerso nulla di nuovo, specialmente in questa dopo l'aggiornamento che con la scusa dell'ora tarda avevo concesso alla difesa per poter parlare col proprio assistito. E poi, per applicare il non luogo a procedere è richiesta l'evidente estraneità ai fatti dell'indagato».
Il decreto di rinvio a giudizio è stato motivato dal Gup con dieci “elementi”.
Alcuni fondamentali come la perizia sul sangue e capelli, e soprattutto le accuse del figlio e della moglie sulla cui testimonianza si è aperto un piccolo «giallo» dal momento che secondo il Gup non risulta ufficialmente che abbia mai ritrattato mentre secondo la difesa sì, e precisamente il 7 settembre a Civitella Roveto.
Altri, invece, «sono elementi di contorno», come li ha definiti lo stesso Gup: le testimonianze di alcune minori (tre o quattro casi) che sarebbero state oggetto di «attenzioni» particolari del muratore. Dieci elementi che trasformano Perruzza in “imputato” e che la difesa dovrà cercare di smontare per farlo assolvere. Con quale linea difensiva? I precedenti difensori (avvocati Maccallini) avevano fatto balenare più di un dubbio tirando in ballo il figlio tredicenne di Perruzza.
Abbandonata questa strada, Buccini e Casciere con forza ripetono che a loro «tocca soltanto dimostrare l'innocenza di Perruzza, non di suggerire alternative» e ammettono che devono «ancora studiare bene le carte che abbiamo visionato soltanto da pochissimi giorni». Forse perché non conoscono ancora a fondo le carte sulle quali il muratore è stato rinviato a giudizio a rischiare l'ergastolo, i due legali non sono sempre apparsi in piena sintonia. «Seguiamo il diligente lavoro di chi ci ha preceduto» aveva detto l'altro ieri Buccini, aggiungendo ieri che «dalla famiglia Perruzza dovrà emergere la verità». «Non ho parlato con i Maccallini e non è vera la “verità” che l'assassino è in casa Perruzza» aveva detto Casciere, ribadendo che «il figlio tredicenne da me assistito non c'entra col delitto come conferma anche che il procedimento a suo carico è stato archiviato. State tranquilli che se dovesse emergere qualche sospetto sul minore, saprei certamente come regolarmi».
Casciere, promettendo ai giornalisti di illustrare la linea difensiva «una volta studiato il processo» non ha escluso che la difesa chiederà una perizia psichiatrica su Perruzza: «Chi ha ucciso secondo le modalità descritte nei capi di imputazione deve essere un pazzo. Per accusare Perruzza bisogna pertanto sostenere che si tratti per forza di un pazzo».
Se ne riparlerà il 15 gennaio. La parte civile ha già annunciato che chiederà un risarcimento. Ma solo per devolverlo all'associazione “Telefono Azzurro”.


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