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Presunto innocente, cronaca del caso Perruzza - Capitolo 110

Un saggio di Angelo De Nicola

Presunto innocente



110. SU PERRUZZA È SUBITO SCONTRO IN APPELLO
14. 12. 1998



«Se dovessero emergere prove a favore di Michele Perruzza, state pur certi che sarà la stessa Pubblica accusa a chiedere la revisione della condanna all'ergastolo: non lasceremo marcire in carcere un innocente».
Sulla scena della vicenda del delitto di Balsorano (per molti una battaglia di civiltà, per alcuni solo una telenovela) ha esordito Gaetano Dragotto, “Avvocato Generale” della Procura generale dell'Aquila, cioè numero due del massimo organismo della pubblica accusa d'Abruzzo. Il debutto è avvenuto ieri mattina davanti alla Corte d'Appello dell'Aquila chiamata a decidere sul ricorso presentato dalla Procura generale contro la clamorosa sentenza con la quale il Tribunale di Sulmona, nel marzo '98, ha assolto (e soprattutto riaperto l'intero caso) Michele Perruzza e sua moglie dall'accusa di aver istigato il figlio ad autoaccusarsi del delitto, il 23 agosto 1990, della piccola Cristina.
Un'assoluzione definitiva che la difesa di Perruzza sta aspettando per intraprendere la difficile strada della revisione del processo principale, per avviare la quale occorre un “contrasto tra giudicati” sulla base di nuove prove.
E all'esordio, Dragotto è stato subito protagonista. Prima per due eccezioni preliminari a sorpresa che hanno fatto insorgere il collegio difensivo di Perruzza il cui leader l'avvocato Attilio Cecchini ha parlato apertamente di «ostruzionismo».
Il rappresentante della pubblica accusa, infatti, ha sollecitato il problema della mancata citazione di Mauro quale parte offesa del reato di istigazione all'autocalunnia. Dopo un'ora e 40 di camera di consiglio, la Corte (Candela presidente, Casucci e Fracassi) l'ha respinta.
Quindi, Dragotto ha sollecitato l'eccezione di incostituzionalità della norma che non prevede la citazione in Appello della parte offesa. Ma la Corte, dopo 45 minuti di camera di consiglio, ha respinto anche questa eccezione.
Così è volata via la mattinata e, per l'esigenza di concentrare requisitoria e arringhe in una sola giornata, la Corte ha deciso il rinvio al 21 dicembre.
«Il Tribunale di Sulmona- ha commentato Dragotto a fine udienza- è andato oltre i suoi compiti. Cioè, partendo dall'errata pregiudiziale secondo la quale Michele Perruzza è innocente del delitto, ha automaticamente escluso che avesse potuto istigare il figlio Mauro ad autoaccusarsi.
Una pregiudiziale basata poi su due perizie, favorevoli all'imputato, quella sul Dna e quella sulla visibilità, che non reggono per niente. Ecco perché chiederò alla Corte non solo di riascoltare Mauro ma soprattutto di ripetere le due perizie, stavolta in maniera seria e scrupolosa, per fare definitiva chiarezza. Se dalla “superperizia” sul Dna dovesse emergere che le tracce di liquido organico trovate sugli slip macchiati del sangue della piccola Cristina appartengono a Mauro, non avrei alcuna esitazione a proporre io stesso la revisione del processo principale».


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