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Presunto innocente, cronaca del caso Perruzza - Capitolo 102

Un saggio di Angelo De Nicola

Presunto innocente



102. ORA LA MADRE GETTA OMBRE SU MAURO
11. 3. 1998



Finora aveva sempre difeso il marito ma soprattutto aveva protetto suo figlio. La sua strenua protezione materna è in parte crollata ieri quando Maria Giuseppa Capoccitti, moglie di Michele Perruzza, ha sì difeso il marito («Era certamente con me quella sera») ma ha pure gettato pesanti ombre sul figlio Mauro.
Lo ha fatto in Tv concedendo una ”esclusiva” al programma di RaiUno “Primaditutto” a conferma, se ce ne fosse bisogno, che la drammatica vicenda del delitto di Balsorano vive due “processi”: quello nelle aule di giustizia e quello parallelo sui mass media. Un'intervista che è stata presentata come la “rottura del silenzio” da parte di una protagonista che, al contrario, ha sempre parlato.
Anche al processo-satellite aveva parlato eccome, durante un drammatico interrogatorio dopo il quale non s'è più presentata in aula, nemmeno nel giorno della sentenza che l'ha assolta dalla infamante accusa di aver istigato il figlio ad autoaccusarsi.
Ma qualcosa, anche nell'animo di Maria Giuseppa, che da tempo vive a Sassuolo in provincia di Modena, deve essere cambiato.
Davanti ai giudici di Sulmona, il 12 giugno scorso, la donna era stata categorica: cercò di scagionare il marito («Lui stava con me all'ora del delitto») ma senza accusare il figlio («Che sia stato Mauro io non l'ho mai voluto accettare e continuo a non accettarlo nemmeno oggi»).
Era sembrata, ancora una volta, una donna combattuta tra il marito ed il figlio ma tanto decisa a difendere il figlio che spiegò di aver cambiato avvocato del marito non appena questo legale ipotizzava di accusare Mauro del delitto». Insomma, più mamma che moglie.
Ieri, invece, truccata e con i capelli appena fatti, davanti alle telecamere, per la prima volta Maria Giuseppa non s'è limitata a difendere Michele. È andata oltre. Molto oltre. Ha affermato: «I figli non stanno mica attaccati alle gonne delle madri: io non gli sono andata mica dietro. Ha cenato ed è uscito di casa: era una cosa che faceva tutte le sere. I ragazzini del paese erano sempre lì nei dintorni».
Non solo. La donna ha anche detto che « se i risultati del processo sono quelli che sono, allora...». Non è un'accusa al figlio? Certo. Anche perché Maria Giuseppa sottolinea: «La verità? E chi la sa! La verità la può sapere solo Dio e chi era lì in quel momento».
Epperò, se finora Maria Giuseppa, a cui è toccato il drammatico ruolo di tenere tra le mani una maledetta bilancia, s'era sempre sbilanciata a favore del figlio (tanto che le sue prime dichiarazioni risultarono decisive per far arrestare il marito), ieri per la prima volta la donna s'è spostata dalla parte di Michele. Tanto da assumerne la stessa posizione.
Perché anche Michele si ostina a non accusare il figlio. Ripete ossessivamente che lui non è stato e solo alla luce della perizia sul Dna ha ipotizzato che «se le mutande sono di Mauro, allora...». Pur senza avere contatti col marito da parecchi mesi («Non ho voglia di vederla- ha dichiarato Michele- e non so se la perdonerò dopo quello che mi ha fatto»), Maria Giuseppa ora si è allineata perfettamente con la posizione adottata, sia in aula che sui mass media, da Michele.
È solo il risultato del lavoro di “raccordo” dei suoi avvocati? Alla fine, comunque, la mamma ha ripreso il sopravvento. «Vorrei vedere mio figlio, sapere cosa ha fatto finora. Un figlio può dimenticare sua madre, ma una mamma no».


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