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Presunto innocente, cronaca del caso Perruzza - Capitolo 91

Un saggio di Angelo De Nicola

Presunto innocente



91. PERRUZZA IN TV
11. 2. 1998



Un faccione sincero. Questa impressione è riuscito a dare l’altra sera in Tv Michele Perruzza nella sua prima ed unica intervista “completa” (finora aveva infatti parlato a spezzoni tra una pausa e l’altra dei processi) nell’ambito della serie di Rai3 “Storie maledette”. In un’ora di intervista alla nota giornalista Franca Leosini (che, con scrupolo, non si è perduta un’udienza del processo- satellite di Sulmona) non sono emerse novità, ma certo ha colpito molto la ricostruzione che Perruzza, per la prima volta, ha potuto fare di una storia più che maledetta.
In un italiano stentatissimo, strizzando più volte gli occhi per la fatica di star dietro ai ricordi, tirando fuori ogni tanto ampi sospiri di fronte alla pressione delle domande e preso due volte dai brividi quando s’è parlato dei particolari più raccapriccianti dell’assassinio della piccola Cristina, Michele Perruzza ha detto la sua sui vari aspetti e sui vari protagonisti della vicenda.
Sul figlio Mauro: «È stato costretto a dire le cose che ha detto contro di me, sono sicuro che è stato costretto. Se è stato così, lo perdono, altrimenti no».
Sulla moglie Maria Giuseppa: «Le ho chiesto di non venire a trovarmi in carcere: non ho voglia di vederla. Non che abbiamo divorziato, ma quello che ha detto contro di me è troppo grave. Non potrò mai perdonarla».
Sulla piccola Cristina: «Quella bambinetta era come una figlia per me, è cresciuta in casa mia. Perché avrei dovuto fare del male a mia figlia? Né sono un pedofilo come qualcuno, che è stato di certo aizzato, ha voluto far credere. Quando vivevo a Roma avevo un appartamento: lì, dove non mi conosceva nessuno, avrei potuto fare il comodo mio. E non l’ho fatto».
Sul cognato, il padre di Cristina: «Perché vuole la mia testa? Perché si ostina a non volere la verità».
Sulla sua vicenda: «Comunque andrà a finire, mi resterà per sempre il marchio di essere un mostro. Mi resteranno il marchio di infamia ed il rancore».
Infine, l'ultima domanda: chi ha ucciso Cristina? «Non lo so- ha risposto secco Perruzza-. Non posso dire se è stato Mauro: io non l'ho visto. Certo, pensando e ripensando in questi sette anni di carcere, sono arrivato ad ipotizzare che sia stato lui. Ma non potrei dirlo con certezza. Se sapessi la verità, io la direi». Perruzza non vomita sentenze: «Io voglio solo la verità».


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