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Presunto innocente, cronaca del caso Perruzza - Capitolo 19

Un saggio di Angelo De Nicola

Presunto innocente



19. IN MILLE PAGINE LE ACCUSE A MICHELE
7. 11. 1990



Michele Perruzza potrebbe comparire davanti alla Corte d’Assise prima della fine dell’anno. Con la richiesta di rinvio a giudizio del muratore in carcere da 72 giorni, depositata ieri dal Pm, il sostituto Mario Pinelli, i tempi per la celebrazione del processo potrebbero accelerarsi. In ogni caso passeranno almeno una quarantina di giorni, poiché vanno rispettati alcuni tempi tecnici: il Gup dovrebbe concedere almeno dieci giorni alla difesa prima di fissare l’udienza preliminare (per la quale già si parlerebbe del 20 novembre) e un altro mese dovrebbe poi trascorrere prima del dibattimento all’Aquila, nel quale Perruzza rischia l'ergastolo.
Il processo appare non molto lontano, quindi. La Pubblica accusa è, ovviamente, convinta della colpevolezza dello zio della vittima documentando, in un fascicolo di oltre mille pagine, le contestazioni a suo carico. Perruzza viene accusato dei reati di omicidio pluriaggravato e con atti di libidine, di ratto a fine di libidine e di occultamento di cadavere.
E’ consequenziale dedurre che, secondo il Pm, l’uomo avrebbe indotto (di qui il ratto a fine di libidine) la nipotina a seguirlo nel boschetto vicino alle loro abitazioni; qui avrebbe cercato di approfittare dell’ingenuità della piccola (compiendo gli atti di libidine) la quale, impaurita, avrebbe cominciato a gridare.
Perciò, lo zio l’avrebbe uccisa nascondendone poi il corpo dentro un fosso. Le accuse e la ricostruzione del delitto, secondo il Pm, si baserebbero su una serie di prove ed indizi “univoci e convergenti” contro il muratore e non esclusivamente dipendenti dalle accuse mosse contro il padre dal figlio tredicenne che a principio si era autoaccusato del delitto.
Ci sarebbero parecchi riscontri, aggiunti al fondamentale risultato della perizia che ha accertato che quello trovato su un paio di mutande, sequestrate in casa del muratore, è sangue appartenente, all’esame del Dna, a Cristina.
E l’indumento intimo, in base ad accurati confronti, sarebbe proprio del muratore. La difesa (avvocati Carlo e Mario Maccallini e Roberto Marino) si sta preparando a dare battaglia già nell’udienza preliminare. I legali, come hanno fatto finora, punteranno sui lati oscuri della ricostruzione dell’omicidio fatta dall’accusa.


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