Presunto innocente, cronaca del caso Perruzza - Capitolo 17
Un saggio di Angelo De Nicola
17. «IL FIGLIO NON E’ ACCUSATO»
2. 11. 1990
E' destinato a saltare l'attesissimo interrogatorio previsto per stamattina al figlio tredicenne di Michele Perruzza. Sembra infatti che ci sia qualche “vizio” procedurale: l'”invito a presentarsi” firmato dal Sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale dei Minori dell'Aquila, Giansaverio Cappa, in cui si ipotizza per il ragazzino il reato di omicidio volontario, sarebbe stato notificato in ritardo.
Il provvedimento che fissava ad oggi l'interrogatorio presso la caserma dei carabinieri di Balsorano della “persona sottoposta ad indagini”, è stato notificato alla madre del tredicenne, la signora Maria Giuseppa Capoccitti, mercoledì scorso, prima quindi del termine minimo di almeno tre giorni che deve intercorrere, secondo il codice, per consentire all'indagato di trovarsi un avvocato.
Ma non c'è soltanto questo. La ragione più importante che potrebbe far rinviare l'interrogatorio è che probabilmente non si troverà un legale, né di fiducia né d'ufficio, per assistere il tredicenne a causa del compatto sciopero degli avvocati marsicani in agitazione per la ventilata soppressione del Tribunale di Avezzano e per l'”emergenza giustizia” nella Marsica legata soprattutto alla carenza negli organici dei magistrati.
«Non abbiamo ancora deciso nulla - ha dichiarato ieri pomeriggio l'avvocato Domenico Buccini, presidente dell'Ordine degli avvocati di Avezzano -, anche perché oggi (ieri, n. d. r.) è giornata festiva ed è stato impossibile rintracciare i colleghi. Entro domani mattina decideremo se consentire deroghe».
Ma è probabile che, poiché il caso di oggi non riguarda persona detenuta, gli avvocati in lotta non si lasceranno sfuggire l'occasione di “sfruttare” il seguitissimo caso dell'omicidio di Balsorano per la loro importante vertenza.
In effetti, per l'iniziativa adottata dalla Procura dei Minori di convocare per un interrogatorio il figlio di Perruzza quale “sottoposto ad indagini”, il caso è tornato a far discutere nel momento in cui tutti si attendevano soltanto la richiesta di rinvio a giudizio per il muratore. «Si tratta di un fatto tecnico, un episodio di routine e di mera procedura, che non nasconde nessun nuovo elemento d'accusa a carico del giovane» si è comunque affrettato a chiarire ieri, in una dichiarazione all'Ansa, il Sostituto procuratore dei Minori, Giansaverio Cappa.
L'iniziativa, ha spiegato il magistrato per fugare ogni dubbio, è stata motivata dalla «necessità di chiudere, in un modo o nell'altro, un'inchiesta che era stata avviata nei confronti del tredicenne nel momento in cui il ragazzo si autoaccusò dell'omicidio a ragione o, come egli stesso affermò più tardi, soltanto per difendere il padre, è stato aperto un fascicolo a suo nome in relazione all'ipotetico reato di omicidio volontario».
Cappa getta acqua sul fuoco anche se afferma di aver «deciso di interrogare il ragazzino al fine di valutare la concretezza e la veridicità delle affermazioni da lui fatte. Ed è automatico, in questi casi, dover avvisare l'interessato affinchè provveda a nominare un legale che salvaguardi i suoi interessi. Tuttavia in questo momento non ho elementi che mi consentano di poter decidere se proseguire o archiviare l'inchiesta o, tanto meno, che possano far pensare a due diverse conclusioni delle due inchieste parallele».
Fatto tecnico o no, l'interrogatorio appare assai importante innanzitutto nell'ambito dell'inchiesta principale, quella della Procura della Repubblica di Avezzano a carico di Michele Perruzza: cosa dirà sul fatto il ragazzino che prima ha accusato sè stesso, poi ha accusato il padre, quindi ha ritrattato ed infine è tornato ad accusare il genitore? Ma è un passo importante soprattutto per l'immediato futuro del tredicenne, “protagonista” di una triste vicenda.
Lo stesso sostituto procuratore Cappa non ha escluso che «possa essere maggiore l'esigenza di dover adottare provvedimenti civili, più che penali, a tutela di questo minore che si trova certamente in un evidente stato di disagio».
Sotto questo aspetto il Pm Cappa, che alcune settimane fa inviò una lettera agli organi di informazione che si stavano interessando alla vicenda per ricordare le norme a protezione dei minori a suo giudizio più volte violate o quantomeno superate con troppa leggerezza nel caso del tredicenne Perruzza, ha detto di «sperare anche in una maggiore sensibilità da parte della stampa».
Resta, comunque, l'interrogativo del perché il tredicenne, finora considerato testimone-chiave nell'inchiesta a carico del padre, sia stato convocato dalla Procura dei Minori a distanza di così tanto tempo, trattandosi di un caso così grave, soprattutto se fin dalla sua confessione (26 agosto) risulta formalmente “indagato”. In questa qualità poteva essere ripetutamente interrogato “come testimone” (e quindi senza la garanzia dell'avvocato difensore) nell'ambito dell'inchiesta principale sullo stesso reato?
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