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Presunto innocente, cronaca del caso Perruzza - Capitolo 113

Un saggio di Angelo De Nicola

Presunto innocente



113. SI ALLONTANA LA SPERANZA DELLA REVISIONE
15. 12. 2000



I giudici non possono permettersi di andare alla ricerca della verità, magari trovando nuove prove, quando un caso è ormai chiuso da una sentenza definitiva passata in giudicato.
È questo il singolare ragionamento alla base del ricorso per Cassazione col quale la Procura generale dell'Aquila torna nuovamente a raffreddare le speranze di Michele Perruzza di ottenere il “processo di revisione”. Ovvero un nuovo dibattimento nel quale cercare di dimostrare la propria innocenza nel delitto della nipotina Cristina.
Il ricorso della Procura generale, firmato dall'Avvocato Generale Gaetano Dragotto, riguarda l'ormai famoso processo-satellite nel quale Perruzza e sua moglie sono accusati di aver istigato il figlio minore Mauro ad autoaccusarsi del delitto.
Per due volte, prima il Tribunale di Avezzano e poi quello dell'Aquila tentarono di non celebrare questo processo assolvendo i due senza dibattimento. Per due volte la Cassazione bocciò questa soluzione sostenendo che un imputato ha diritto alla discussione nel merito di un processo che lo riguarda.
Si arrivò, quindi davanti al Tribunale di Sulmona che assolse i coniugi Perruzza e, clamorosamente, riaprì il caso dell'omicidio con nuove prove. La Procura generale presentò appello contro quella assoluzione.
La Corte di secondo grado, dopo aver derubricato il reato (da istigazione a induzione) decise il non doversi procedere, per intervenuta prescrizione del reato, ma evidenziò che Mauro era completamente inattendibile auspicando, in sostanza, la necessità di una revisione del processo principale.
La strada della revisione sembrava essere diventata un'autostrada per la difesa di Perruzza che ha bisogno, per poter presentare la richiesta, di un “conflitto di giudicati”.
Ieri, il Pg Dragotto ha depositato il ricorso per Cassazione che di fatto blocca il passaggio a sentenza definitiva e rimettendo tutto nella mani della Cassazione, il cui giudizio non arriverà certo in tempi brevi.
Non solo. “Esplosive” sono le motivazioni del ricorso. Secondo Dragotto, sia i giudici di primo grado, sia quelli della Corte d'Appello dell'Aquila si sarebbero resi protagonisti di «uno straripamento del potere istruttorio» andando oltre le loro competenze ed i limiti «entro i quali la motivazione di una sentenza deve restare per essere tale e non trasformarsi in strumento per operazioni metagiuridiche».
Il Pg “bacchetta” sia il Tribunale di Sulmona («che ha svolto una specie di controprocesso di omicidio») che la Corte d'Appello («che si è permessa di indicare nuovi temi di indagine peritale e, addirittura, nuove perizie tecniche»). «No comment»: questo il commento dell'avvocato Cecchini, del collegio di legali che assistono, gratis, Perruzza.


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