Scheda del libro

Un gesto rivoluzionario perchè concesso erga omnes e gratis, cioè anche ai poveri che non potevano permettersi di “lucrare” l’indulgenza plenaria. Dunque, da Bonifacio VIII, il successore di Celestino, che tentò in tutti i modi di annullare (che per l’epoca voleva dire distruggerla fisicamente) la Bolla del Perdono, senza riuscirvi per la coraggiosa resistenza del popolo aquilano che, infatti, ne custodisce la proprietà morale e materiale da 728 anni e, ancora oggi, promuove e organizza ogni anno la Perdonanza Celestinana con l'apertura della Porta Santa che è stata tenuta, nella versione cosiddetta "moderna" (ossia dal 1983 in poi) da 39 Cardinali.
Passando per Clemente V che fece santo, e subito, Celestino V ma significativamente non con il nome da Papa, bensì da Eremita: San Pietro Confessore. Fino, in epoca moderna, a Paolo VI, il primo a parlare delle dimissioni come di un gesto eroico; a Giovanni Paolo II e soprattutto a Benedetto XVI che, dopo aver fatto un percorso di “riabilitazione” della “damnatio memoriae” di Pietro del Morrone, sostenendo che «seppe agire secondo coraggio e in obbedienza a Dio» e smontando così il marchio di vigliaccheria causato dal famoso verso dantesco (“vidi l’ombra di colui che per viltade fece il gran rifiuto”), fino al punto da dimettersi esattamente come fece il suo predecessore.
E, infine, a Papa Bergoglio che di Celestino V ha detto: «C’è un’idea forte che mi ha colpito, pensando all’eredità di San Celestino V. Lui, come San Francesco d’Assisi, ha avuto un senso fortissimo della misericordia di Dio, e del fatto che la misericordia di Dio rinnova il mondo».
Angelo De Nicola