La Missione di Celestino - Parte II, Cap. 18
Un romanzo di Angelo De Nicola
Il pesante portone si chiuse, fragorosamente, alle loro spalle.
«Che prove ha?» chiese il sovrintendente, a testa china e senza nemmeno guardare il suo amico.
«Non è questione di prove. E’ tutto logico. Troppo logico. Non può che essere così».
«Allora dobbiamo sporgere denuncia».
«E chi sarebbe disposto a crederci? A due falliti, poi?».
«Allora, andiamo in Africa. Andiamo a vedere se è così. Andiamo a riprenderci quello che è nostro, di questa città».
«Celestino non è di questa città. Appartiene al mondo: è un uomo dell’oltre. Un povero cristiano dell’oltre».
«E allora? Che facciamo?»
«Niente. Non facciamo niente. Forse quello è il suo posto. Da lì, grazie al nostro Papa, potrebbe ripartire una Chiesa Nuova. La partita per me è chiusa. Fin dall’inizio, d’altra parte, è stata una partita più grossa di me».
«Ma non abbiamo la certezza che sia così. Dobbiamo vedere, capire».
«Piccoli, siamo troppo piccoli per capire un disegno più grande di noi. Addio, sovrintendente».
«Che prove ha?» chiese il sovrintendente, a testa china e senza nemmeno guardare il suo amico.
«Non è questione di prove. E’ tutto logico. Troppo logico. Non può che essere così».
«Allora dobbiamo sporgere denuncia».
«E chi sarebbe disposto a crederci? A due falliti, poi?».
«Allora, andiamo in Africa. Andiamo a vedere se è così. Andiamo a riprenderci quello che è nostro, di questa città».
«Celestino non è di questa città. Appartiene al mondo: è un uomo dell’oltre. Un povero cristiano dell’oltre».
«E allora? Che facciamo?»
«Niente. Non facciamo niente. Forse quello è il suo posto. Da lì, grazie al nostro Papa, potrebbe ripartire una Chiesa Nuova. La partita per me è chiusa. Fin dall’inizio, d’altra parte, è stata una partita più grossa di me».
«Ma non abbiamo la certezza che sia così. Dobbiamo vedere, capire».
«Piccoli, siamo troppo piccoli per capire un disegno più grande di noi. Addio, sovrintendente».
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