Per De Nicola Nuovo Libro-Choc
Da Tragnone a Fidel Castro
1992-2003: gli Eventi che Sconvolsero L'Aquila.
Alessandra Cococcetta
Sarà in libreria da questo mese una nuova pubblicazione del giornalista Angelo De Nicola, caposervizio de "Il Messaggero" dell'Aquila. Un libro choc, sugli eventi che sconvolsero la città dal 1992 al 2003. L'uscita editoriale è stata rinviata a fine giugno, in accordo con l'editore Textus, per evitare qualsiasi tipo di strumentalizzazione pre-elettorale, come ha tenuto a precisare l'autore. Dopo il successo di "Presunto innocente", vincitore del premio "Un libro per l'estate" 2003 promosso dal noto settimanale Radio Corriere Tv, De Nicola torna con un lavoro tanto rigoroso, quanto sconvolgente.
È in questi in giorni in stampa il suo secondo libro, c'è un collegamento con il precedente?
Assolutamente sì, questa sfida editoriale, ma soprattutto professionale è un'amplificazione della precedente. Una delle mie più grandi soddisfazioni è stata quella di scoprire un metodo di lavoro, ho fatto il "topo" delle mie carte, tra faldoni di materiale giornalistico, foglietti volanti e comunicati stampa, scoprendo un tesoro. Avevo la cognizione dei fatti che sconvolsero la vita di questa città, come la Giunta regionale arrestata per intero per la prima volta in Italia, una vera crisi istituzionale. Ho costruito così una griglia narrativa imbrigliando l'evento nella data, rintracciando nel passato il futuro che diventa presente, come la condanna di Salini che arriva fino ad oggi quasi a far cadere la Giunta dell'attuale Governatore d'Abruzzo Giovanni Pace. Per ogni capitolo scelto ho avuto come punto di riferimento una data, date molto significative, come lo scandalo Pop e la notte degli arresti legati al 1992. Il 1997 ed il 1998, con il Centi-Tempesta, sulla questione dei rifiuti con una scelta giornalistica molto forte dei titoli. Questa è stata l'impostazione: la scoperta e la rilettura dei documenti, sono state uno choc. In questa griglia ho inserito anche dei ricordi personali, alcuni drammatici come la notte degli arresti, molti festeggiarono, ma io decisi di non andare.
"Da Tragnone a Fidel Castro", come mai la scelta di questo titolo?
Tragnone è stato "Il Di Pietro d'Abruzzo" in quegli anni sconvolgenti. Per una città in cui è cambiato tutto, ma non è poi cambiato nulla, che si dibatte in mille problemi alla disperata ricerca di un'identità, se vogliamo dell'aquilanità, l'avvocato Cecchini poteva essere l'ipotesi di un uomo nuovo. Ho trovato Cecchini, alla luce delle mie esperienze e della conoscenza che avevo di questa persona: l'avvocato ricco ed affermato che difende Perruzza a titolo gratuito, per principio. Ho scoperto un personaggio da romanzo, citato anche da Gabriel Garcìa Marquez. Benestante, borghese, avvocato di 25 anni appena, parte per andare a fondare un giornale in Venezuela. Lì si batte e lotta per i diritti con la "Voce d'Italia", scrivendo per "Paese sera" sotto falso nome, il famoso Giuseppe C. Menotti. Racconta che in Venezuela, sbarcavano gli imprenditori del fascismo, gli africanisti che avevano avuto problemi dopo la caduta del fascismo, e si fondono con la vecchia guardia degli immigrati, fascista. Con il suo giornale lotta per la difesa degli oppressi, di questi italiani che erano disposti a tutto pur di mandare in Italia una valuta allora pregiata. Ho deciso di intervistare questa personalità incredibile, perché rivedesse gli eventi dell'ultimo decennio: dagli scandali Pop al 1994, anno in cui è stato l'ipotesi reale di uomo nuovo che si presenta alla carica di sindaco, ma la città lo boccia perché gli preferisce al ballottaggio Centi. Tornerà in Italia negli anni '60 con una serie di reportage sull'America Latina, che "Paese sera" non pubblicherà mai. Uno di questi a sostegno del castrismo. Mi è sembrato utile pubblicare questo reportage su Cuba, su un passato che Cecchini non rinnega: era castrista, ma del Castro rivoluzionario. Un percorso editoriale che raggiunge un saggio dell'avvocato del 1972 sull'Aquila, in cui propone un recupero dell'aquilanitas. Sembra sia questa la conclusione di un ragionamento storico-politico, ed il risultato non è certo esaltante: dai protagonisti e le loro azioni, a questo appello all'aquilanità del '72, il messaggio è di un'attualità assurda e sconcertante.
Tragnone ha sconvolto la città è per questo che non è stato ben visto?
Ha fatto emergere le regole di un sistema, ma poi se ne è andato per ragioni di carriera. L'eredità di Tragnone è un cumulo di macerie sulle quali si può ricostruire, ma non vedo nessuno che si stia rimboccando le maniche.
Come vedrebbe Tragnone in politica?
Per quanto ho potuto conoscere questo magistrato, sarebbe impossibile. Si è detto e si è scritto di tutto su di lui, ma alla luce dei fatti credo che non possa essere etichettato. Di Pietro è diventato un uomo politico schierato, perdendo la limpidezza dell'azione che aveva generato tantissime speranze, potrebbe ipotizzarsi che abbia fatto una serie di azioni a fini puramente strumentali.
Come sarà accolto il suo libro dal mondo politico?
Non mi sono posto il problema perché non volevo essere condizionato. Ipotizzo che la gente, o l'uomo della strada possano subire uno choc. Ma su ogni concetto, potrebbero aprirsi delle tavole rotonde, per arrivare a recuperare questa nostra identità che sembra perduta.
Cosa pensa che la gente ricordi di quegli anni?
Ritengo che molti rimarranno sbalorditi dal rivedere come in un film gli avvenimenti degli ultimi anni. Alcune questioni si conoscono solo superficialmente, alcuni ne ricorderanno le sensazioni, ma nessuno si è soffermato a riflettere, questa è forse la più importante sfida editoriale: offrire uno strumento per affrontare il passato e cercare di comprenderne lo sviluppo, cioè il presente.