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Ombre sul Giallo - Il Luogo

Presunto Innocente
Si ha l'impressione di percorrere una specie di "via crucis" salendo la strada provinciale, tutta tornanti, che va a morire nella piazzetta principale di Ridotti (frazione di Balsorano), proprio sotto la montagna confinante col territorio del Parco nazionale d'Abruzzo.
Le scritte in vernice nera ed a caratteri cubitali sui muri al bivio per Ridotti ricordano al passante che questa è la terra del delitto di Balsorano. "Cristina rimane nel nostro cuore...", "Andate via assassini...", "Maria.., vaff...". Sono le prime "stazioni" della "via crucis". Le scritte sono state cancellate ma qualcuno deve averci riscritto sopra: perciò si leggono benissimo nonostante siano state attaccate dalle intemperie.

Salendo i tornanti, ci sono altre sei "stazioni". Subito dopo, oltrepassato il cartello stradale "Case Castella", campeggia una lunga scritta stavolta non cancellata ed appena scalfita dalla pioggia: "Maria assassina ci hai sporcato". Su tutte le scritte è stata passata una mano di vernice, meno che su quella contro la moglie di Perruzza. Come pure nessuno ha voluto cancellare le scritte al lavatoio, uno dei luoghi cardine nella ricostruzione del delitto visto che Mauro raccontò di esservi andato a lavarsi, "per riprendersi", dopo aver visto il padre uccidere la cuginetta. C'è scritto: "Michele, Maria assassini"... "Maria, non sporcare l'acqua con le tue mani piene di sangue".

Case Castella è una manciata di case assiepate, in uno dei "gomiti" che forma la strada provinciale, e divise da una scalinata che spartisce le abitazioni dei nuclei familiari dei Perruzza e dei Capoccitti. A due passi da casa Capoccitti, i cespugli spinosi accerchiano quella piccola radura, poco scoscesa rispetto alla Provinciale, dove fino a due anni fa, c'era un boschetto di more. I rovi sono stati abbattuti e all'ombra di alcuni alberi secolari è stato eretto un piccolo tempietto bianco. Lì, tra i rovi di quel boschetto, all'alba del 24 agosto del 1990, un cane della Guardia di Finanza trovò il corpicino, nudo e martoriato, della bimba dopo una nottata di vane ricerche.

A Case Castella il tempo sembra esseri fermato a quella maledetta sera del 23 agosto. Sembra tutto come allora. La nuova casa in costruzione di Michele Perruzza è ferma a come è stata lasciata all'alba del 26 agosto quando il muratore venne portato con la moglie presso gli uffici della Procura di Avezzano. La casa dove abitavano i Perruzza è in abbandono. Non ci vive più nessuno. Da tempo. Vive in Emilia Romagna Maria Giuseppa Capoccitti, la moglie del muratore, sorella del padre di Cristina. Il figlio Mauro, che è stato adottato ed ha cambiato cognome, vive in Umbria.

Serrande abbassate e nessun segno di vita nella villetta dei Capoccitti: il padre e la madre di Cristina, l'infermiere Giuseppe e la signora Dina Valentini, subito dopo la tragedia si sono trasferiti ad Avezzano. In abbandono anche il capanno dove fino a due anni fa il nonno di Cristina allevava i maiali: dal tetto di quella costruzione in blocchetti di cemento Mauro, come testimoniò in aula al processo d'Appello, ha detto di aver visto il padre sopra la sua cuginetta che "la steva a strozza".

Dopo il tempietto, un luogo tristissimo, l'ultima "stazione" salendo lungo la provinciale è la chiesa, la piccola chiesetta di Santa Maria dei Sassi. Quella nella quale venne dato l'ultimo, straziante, saluto alla piccola bara bianca di Cristina. La stessa dove si sono svolti i funerali, quasi tredici anni dopo, di Michele.




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