Quel Sogno di Noi "Celestiniani"
di STEFANO CARNICELLI
Correva uno dei primi anni Ottanta quando, tra i banchi di scuola, con l'amico Roberto, su richiesta della nostra professoressa Tollis, curammo una ricerca su Pietro da Morrone (Celestino V). In quegli anni internet non c'era ancora e portammo a termine il nostro lavoro lavorando solo sui libri; i nostri motori di ricerca furono la biblioteca provinciale e qualche enciclopedia che, ogni genitore attento, regalava ai propri figli.
Quando il nostro lavoro fu terminato, consegnammo una ricerca scritta di pugno, in bella copia, su diversi fogli. Non curammo molto l'aspetto esteriore, ci preoccupammo solo del contenuto. Eravamo soddisfatti, però, perché in qualche modo avevamo ripercorso la vita del Santo dalla nascita fino alla morte, andando oltre la morte fino al febbraio del 1327 quando, con fare rocambolesco, le spoglie furono legittimamente ricondotte a L'Aquila.
Fu proprio davanti alla cattedra della nostra professoressa che leggemmo, ad alta voce, in piedi, un brano di Buccio di Ranallo, scrittore e cronista aquilano. Era un brano in dialetto descrittivo (in realtà non lo ricordo bene, né mi rendo ben conto se le parole che seguono sono scritte in modo corretto) in cui si diceva che il corpo di San Pietro, lu quale era jaciutu per trent'anni altrove Ferentino di campagna l'avea tenutu, venne ad Aquila et caru fu receputu e facemmo una gran festa di mezzo febbraru. Con queste parole, pronunciate con enfasi dall'amico Roberto, chiudemmo splendidamente la nostra ricerca.
Ora, a distanza di anni, riscopro con immenso piacere, grazie all'amico Angelo, la splendida figura di Celestino V. In questi giorni ho letto con grande passione "La missione di Celestino" e mi sono quasi vergognato per averlo letto con grave e quasi imperdonabile ritardo. Ho sfogliato avidamente le circa duecento pagine del libro, alla scoperta di storie, notizie, leggende di cui, non mi vergogno a dirlo, ignoravo l'esistenza. Il tutto viene abilmente impreziosito dalla storia di fantasia sottostante che muove e snoda la trama del romanzo. Stupendo è l'esordio: finalmente un Papa a L'Aquila per l'apertura della Perdonanza Celestiniana.
Una presenza importante e decisiva per ridare, finalmente, dignità ad un Papa di fatto abbandonato e considerato personaggio ingombrante al punto da essere volutamente ignorato. Nel romanzo viene ben rivisitata la figura di Celestino V. San Pietro da Morrone fu ben altro che un vile visto che visse tutta la sua lunga vita in povertà e riservatezza, rifiutando e disprezzando il potere e la corruzione. La sua figura, quindi, mal si conciliava con il potere temporale dell'epoca che mai e poi mai avrebbe potuto accettare.
La sua, una legittima rinunzia e non un gran rifiuto; tutto ciò rende ancora oggi attualissimo, ad oltre 700 anni di distanza temporale, il profondo significato delle sua azioni. Proprio questo aspetto ben traspare dalle pagine del libro: riconoscere i giusti meriti ad un grande Papa ingiustamente dimenticato.
Insomma la notizia dell'arrivo del Papa a L'Aquila, per la Perdonanza, sconvolge, positivamente l'intera città. Si ferma il tempo; giustamente tutto viene fatto in funzione dello straordinario evento. Sul clima frenetico che si accende, si elevano le figure dei due simpatici protagonisti: il lucido, colto sovrintendente ed il perspicace 007 romano inviato per gestire la protezione del Papa. I due uomini lavorano fianco a fianco, giorno dopo giorno; ogni momento è utile per perfezionare la macchina organizzativa dell'evento e per avere la massima sicurezza intorno al Papa. Sono proprio questi obiettivi, però, ad essere minacciati da una misteriosa e sconosciuta presenza esterna.
Pian piano subentra il giallo, l'enigma; i due protagonisti ricevono messaggi celati ed occulti composti da parole e numeri che verranno decifrati, pur non senza qualche difficoltà, di volta in volta. Sono anagrammi, informazioni segrete che mettono a dura prova la stabilità emotiva dei due protagonisti. Grazie ad alcune preziose schede disponibili, il sovrintendente, facendo leva sulla sua profonda conoscenza della Perdonanza e dei fatti correlati, coadiuvato dallo 007, Signor Giacomo, riesce a trovare e a decifrare tutti i messaggi lasciati dalla misteriosa ed ingombrante presenza.
Non hanno alcun dubbio: qualcuno sta preparando un attentato al Papa proprio nel giorno di apertura della porta Santa. Ed è qui che si coglie, in modo inconfondibile, la bravura e la fantasia dell'autore; in punta di piedi, tra storia e immaginazione, in un tempo sospeso che non ha le giuste risposte alle domande dei protagonisti, ci conduce attraverso gli spazi ed i luoghi più belli della nostra città. Nelle pagine del romanzo, scopriamo e riscopriamo L'Aquila; rispolveriamo monumenti, chiese, dipinti, luoghi meravigliosi spesso dimenticati.
Un messaggio rivolto a tutti coloro che, molto spesso, forse per il semplice fatto di avere sempre tutto sotto gli occhi, non sono in grado di percepire la straordinaria bellezza dei luoghi e della città in cui viviamo. Per inseguire una verità che, di volta in volta, viene debolmente segnalata attraverso i vari messaggi, i due protagonisti si recheranno al Castello cinquecentesco, nella Chiesa di San Pietro a Poppletum, presso la Basilica di Collemaggio e poi in altri posti ancora. Attraverso la viva voce del sovrintendente, impegnato nella soluzione dei vari enigmi proposti, scopriamo storie bellissime ed affascinanti riguardanti i luoghi della nostra città ed i personaggi che l'hanno vissuta.
In particolare, si fa luce sulla figura di Celestino V che, come si legge nel libro, "salvò con l'eroica rinuncia, con la prigionia e con la morte, l'unità della Chiesà". In questo clima misterioso sapientemente tenuto su dall'autore attraverso svariati riferimenti storici, arriva il fatidico giorno dell'apertura della porta Santa. Si teme l'attacco al Papa; non si sa dove verrà colpito ma sicuramente qualcosa accadrà.
Ed arriva il colpo di scena, l'imprevedibile, l'imponderabile: non viene colpito il Papa attuale. Viene colpito il Papa del perdono e della pace: viene trafugata la testa del Santo. I due protagonisti si sentono inevitabilmente sconfitti.
Si ritrovano dopo due anni sempre a L'Aquila; in loro la voglia di portare a termine le ricerche di un tempo anche perché il sovrintendente riceve nuovi e misteriosi messaggi. Ci sono nuovi significati trasmessi attraverso alcuni versi della Divina Commedia. I due amici battono nuove piste e nuovi luoghi rendendoci la profonda bellezza dei posti che circondano L'Aquila: il Gran Sasso, Monteluco, il Monastero di Fossa. Giungono, infine, al Monastero di San Basilio, ultimo avamposto Celestiniano.
E' proprio qui, con un finale a sorpresa, che i due protagonisti scoprono la verità. In fondo Celestino V non è della città; Egli va oltre ed appartiene al mondo. E forse è giusto così!
Il messaggio di pace e di perdono che investe la straordinaria figura di Celestino V è un messaggio immenso che va ben oltre i confini della nostra città; forse è proprio questo il significato che vuole trasmetterci l'autore. Questo smisurato e sempre attualissimo messaggio è stato con grande maestria arricchito ed impreziosito da precisi riferimenti storici, artistici, architettonici riguardanti la nostra splendida città; di tutto ciò, non possiamo che ringraziare Angelo.
Mi permetto di fare un piccolo parallelo pensando all'attaccamento, peraltro legittimo, dell'autore alla straordinaria figura di Celestino V. Celestino V è stato un grande innovatore in campo religioso, scontrandosi contro la corruzione morale e spirituale e le guerre di potere. In fondo anche l'autore è un po' Celestiniano se pensiamo alla grande voglia di cambiamento e rinnovamento che voleva trasmettere a questa città dove nulla cambia e nulla è cambiato. Anche Lui ha cercato di dare una svolta a questa città insieme ad altri 5.000 pazzi che, come me, hanno condiviso un sogno. Ma non può finire così perché, come dice qualcuno, "io sono un uomo libero, né destra e né sinistra. Sogno ancora...".
L'Aquila, 15 marzo 2009
Correva uno dei primi anni Ottanta quando, tra i banchi di scuola, con l'amico Roberto, su richiesta della nostra professoressa Tollis, curammo una ricerca su Pietro da Morrone (Celestino V). In quegli anni internet non c'era ancora e portammo a termine il nostro lavoro lavorando solo sui libri; i nostri motori di ricerca furono la biblioteca provinciale e qualche enciclopedia che, ogni genitore attento, regalava ai propri figli.
Quando il nostro lavoro fu terminato, consegnammo una ricerca scritta di pugno, in bella copia, su diversi fogli. Non curammo molto l'aspetto esteriore, ci preoccupammo solo del contenuto. Eravamo soddisfatti, però, perché in qualche modo avevamo ripercorso la vita del Santo dalla nascita fino alla morte, andando oltre la morte fino al febbraio del 1327 quando, con fare rocambolesco, le spoglie furono legittimamente ricondotte a L'Aquila.
Fu proprio davanti alla cattedra della nostra professoressa che leggemmo, ad alta voce, in piedi, un brano di Buccio di Ranallo, scrittore e cronista aquilano. Era un brano in dialetto descrittivo (in realtà non lo ricordo bene, né mi rendo ben conto se le parole che seguono sono scritte in modo corretto) in cui si diceva che il corpo di San Pietro, lu quale era jaciutu per trent'anni altrove Ferentino di campagna l'avea tenutu, venne ad Aquila et caru fu receputu e facemmo una gran festa di mezzo febbraru. Con queste parole, pronunciate con enfasi dall'amico Roberto, chiudemmo splendidamente la nostra ricerca.
Ora, a distanza di anni, riscopro con immenso piacere, grazie all'amico Angelo, la splendida figura di Celestino V. In questi giorni ho letto con grande passione "La missione di Celestino" e mi sono quasi vergognato per averlo letto con grave e quasi imperdonabile ritardo. Ho sfogliato avidamente le circa duecento pagine del libro, alla scoperta di storie, notizie, leggende di cui, non mi vergogno a dirlo, ignoravo l'esistenza. Il tutto viene abilmente impreziosito dalla storia di fantasia sottostante che muove e snoda la trama del romanzo. Stupendo è l'esordio: finalmente un Papa a L'Aquila per l'apertura della Perdonanza Celestiniana.
Una presenza importante e decisiva per ridare, finalmente, dignità ad un Papa di fatto abbandonato e considerato personaggio ingombrante al punto da essere volutamente ignorato. Nel romanzo viene ben rivisitata la figura di Celestino V. San Pietro da Morrone fu ben altro che un vile visto che visse tutta la sua lunga vita in povertà e riservatezza, rifiutando e disprezzando il potere e la corruzione. La sua figura, quindi, mal si conciliava con il potere temporale dell'epoca che mai e poi mai avrebbe potuto accettare.
La sua, una legittima rinunzia e non un gran rifiuto; tutto ciò rende ancora oggi attualissimo, ad oltre 700 anni di distanza temporale, il profondo significato delle sua azioni. Proprio questo aspetto ben traspare dalle pagine del libro: riconoscere i giusti meriti ad un grande Papa ingiustamente dimenticato.
Insomma la notizia dell'arrivo del Papa a L'Aquila, per la Perdonanza, sconvolge, positivamente l'intera città. Si ferma il tempo; giustamente tutto viene fatto in funzione dello straordinario evento. Sul clima frenetico che si accende, si elevano le figure dei due simpatici protagonisti: il lucido, colto sovrintendente ed il perspicace 007 romano inviato per gestire la protezione del Papa. I due uomini lavorano fianco a fianco, giorno dopo giorno; ogni momento è utile per perfezionare la macchina organizzativa dell'evento e per avere la massima sicurezza intorno al Papa. Sono proprio questi obiettivi, però, ad essere minacciati da una misteriosa e sconosciuta presenza esterna.
Pian piano subentra il giallo, l'enigma; i due protagonisti ricevono messaggi celati ed occulti composti da parole e numeri che verranno decifrati, pur non senza qualche difficoltà, di volta in volta. Sono anagrammi, informazioni segrete che mettono a dura prova la stabilità emotiva dei due protagonisti. Grazie ad alcune preziose schede disponibili, il sovrintendente, facendo leva sulla sua profonda conoscenza della Perdonanza e dei fatti correlati, coadiuvato dallo 007, Signor Giacomo, riesce a trovare e a decifrare tutti i messaggi lasciati dalla misteriosa ed ingombrante presenza.
Non hanno alcun dubbio: qualcuno sta preparando un attentato al Papa proprio nel giorno di apertura della porta Santa. Ed è qui che si coglie, in modo inconfondibile, la bravura e la fantasia dell'autore; in punta di piedi, tra storia e immaginazione, in un tempo sospeso che non ha le giuste risposte alle domande dei protagonisti, ci conduce attraverso gli spazi ed i luoghi più belli della nostra città. Nelle pagine del romanzo, scopriamo e riscopriamo L'Aquila; rispolveriamo monumenti, chiese, dipinti, luoghi meravigliosi spesso dimenticati.
Un messaggio rivolto a tutti coloro che, molto spesso, forse per il semplice fatto di avere sempre tutto sotto gli occhi, non sono in grado di percepire la straordinaria bellezza dei luoghi e della città in cui viviamo. Per inseguire una verità che, di volta in volta, viene debolmente segnalata attraverso i vari messaggi, i due protagonisti si recheranno al Castello cinquecentesco, nella Chiesa di San Pietro a Poppletum, presso la Basilica di Collemaggio e poi in altri posti ancora. Attraverso la viva voce del sovrintendente, impegnato nella soluzione dei vari enigmi proposti, scopriamo storie bellissime ed affascinanti riguardanti i luoghi della nostra città ed i personaggi che l'hanno vissuta.
In particolare, si fa luce sulla figura di Celestino V che, come si legge nel libro, "salvò con l'eroica rinuncia, con la prigionia e con la morte, l'unità della Chiesà". In questo clima misterioso sapientemente tenuto su dall'autore attraverso svariati riferimenti storici, arriva il fatidico giorno dell'apertura della porta Santa. Si teme l'attacco al Papa; non si sa dove verrà colpito ma sicuramente qualcosa accadrà.
Ed arriva il colpo di scena, l'imprevedibile, l'imponderabile: non viene colpito il Papa attuale. Viene colpito il Papa del perdono e della pace: viene trafugata la testa del Santo. I due protagonisti si sentono inevitabilmente sconfitti.
Si ritrovano dopo due anni sempre a L'Aquila; in loro la voglia di portare a termine le ricerche di un tempo anche perché il sovrintendente riceve nuovi e misteriosi messaggi. Ci sono nuovi significati trasmessi attraverso alcuni versi della Divina Commedia. I due amici battono nuove piste e nuovi luoghi rendendoci la profonda bellezza dei posti che circondano L'Aquila: il Gran Sasso, Monteluco, il Monastero di Fossa. Giungono, infine, al Monastero di San Basilio, ultimo avamposto Celestiniano.
E' proprio qui, con un finale a sorpresa, che i due protagonisti scoprono la verità. In fondo Celestino V non è della città; Egli va oltre ed appartiene al mondo. E forse è giusto così!
Il messaggio di pace e di perdono che investe la straordinaria figura di Celestino V è un messaggio immenso che va ben oltre i confini della nostra città; forse è proprio questo il significato che vuole trasmetterci l'autore. Questo smisurato e sempre attualissimo messaggio è stato con grande maestria arricchito ed impreziosito da precisi riferimenti storici, artistici, architettonici riguardanti la nostra splendida città; di tutto ciò, non possiamo che ringraziare Angelo.
Mi permetto di fare un piccolo parallelo pensando all'attaccamento, peraltro legittimo, dell'autore alla straordinaria figura di Celestino V. Celestino V è stato un grande innovatore in campo religioso, scontrandosi contro la corruzione morale e spirituale e le guerre di potere. In fondo anche l'autore è un po' Celestiniano se pensiamo alla grande voglia di cambiamento e rinnovamento che voleva trasmettere a questa città dove nulla cambia e nulla è cambiato. Anche Lui ha cercato di dare una svolta a questa città insieme ad altri 5.000 pazzi che, come me, hanno condiviso un sogno. Ma non può finire così perché, come dice qualcuno, "io sono un uomo libero, né destra e né sinistra. Sogno ancora...".
L'Aquila, 15 marzo 2009
Stefano Carnicelli