La Missione di Celestino - Parte II, Cap. 10
Un romanzo di Angelo De Nicola
«Che bello qui. Sembra di essere in Svizzera! Un pugno di case di pietra intorno ad una minuta chiesetta: una specie di presepe».
«Signor Giacomo, secondo lei Giovanni Paolo II andava a scegliersi un postaccio per le sue “scappatelle” in montagna?».
«Mi aveva accennato di questa storia del Papa polacco che amava una chiesetta...».
«Karol Wojtyla venne spessissimo qui in incognito, sostando in preghiera. Come è emerso, questo posto gli piaceva particolarmente. Quando si venne a sapere, gli furono ufficialmente donate le chiavi della chiesetta, nel frattempo risistemata, affinché potesse venire ogniqualvolta volesse».
«Davvero un bel posto. Anche se continuo a non trovare collegamenti con quanto a noi interessa. A meno che lei non abbia una delle sue schede miracolose dove trovare un qualche indizio...».
«Vedo che ha cominciato a far funzionare il cervello».
«Via, spari una scheda. Oltretutto, le piace così tanto fare il saputello! Intanto, ci sediamo sull’erba di questa collinetta: è stata una giornata intensa».
«Confessi, piuttosto, che sta cominciando a digerire la genziana: ne ha fatto fuori quasi una bottiglia. In altura, si sa, l’alcool fa più effetto».
«Era di quelle piccole».
«Almeno mezzo litro».
«Vuol dire che reggo bene l’alcool checchè ne dicano i miei colleghi della Prefettura. Piuttosto a cosa si riferisce la sua scheda?».
«Qui, proprio di fronte a noi, il 18 maggio 2005, nel giorno del compleanno del Pontefice da poco scomparso, si tenne significativamente la cerimonia d’intitolazione del sentiero e della cima del Gran Sasso dedicati al Papa. Il cardinale José Saraiva Martins, nel suo discorso, accennò a Celestino V».
«Ma va? Celestino citato in un occasione ufficiale così importante. E’ un miracolo!».
«Anche a me la citazione ha colpito molto. Mi sono subito procurato il testo sul sito del Vaticano. Sono certo che la nostra “amica” abbia fatto tale collegamento».
«Che dice il discorso?».
«Eccolo qui: ...“‘Levavi oculos ad montes... Alzo gli occhi verso i monti e dico: da dove mi verrà l’aiuto? Il mio aiuto viene dal Signore che ha fatto cielo e terra’. Le ispirate espressioni del Salmo, ricche di poesia e di spiritualità, mi paiono le più adatte a dirci lo stretto rapporto che esiste fra la montagna e la ricerca, da parte dell’uomo di sempre, di qualcosa di più grande, che vada oltre se stesso, di trascendente. Nel contempo, tali parole del salmista ci suggeriscono anche l’interpretazione e la comprensione del forte e suggestivo fascino che le vette hanno sempre esercitato nell’animo del nostro Papa...”».
«Mi legga il passaggio riferito a Celestino...».
«Aspetti, non abbia fretta. “...Se potessimo accostare uno all’altro, quasi come in una mappa orografica, tutti i nomi noti dei monti della Sacra Scrittura, e di conseguenza collegarli a tutti i loro ‘patroni’ ideali, cioè a quei personaggi biblici che, in qualunque maniera, sono vincolati alle loro cime, avremmo l’occasione di fare un singolare e quanto mai significativo pellegrinaggio, nelle varie fasi della storia della salvezza. E tra tutti sarebbe proprio Gesù di Nazareth a dominare, di lui infatti spesso notano i Vangeli che ‘saliva sui monti a pregare’».
«Anche Celestino saliva sui monti a pregare...».
«Ecco, arrivo al punto: “...Pur non potendo svolgere una tale operazione, anche il solo prospettarla, ci fa vedere come la ‘mappa’ che risulta non sia solo ‘fisica’, ma diventi spirituale, teologica e persino escatologica, cioè pronta a farci balenare altre vette che sconfinano nei cieli dell’eterno e dell’infinito. Proviamo però a richiamare, così, soltanto a volo d’uccello, lo scenario della mappa testé accennata. Vi troveremo Abramo, accompagnato dal figlio Isacco con il suo drammatico pellegrinaggio al monte Moriah. Noè, quando fu su una montagna dell’Ararat dove si posò l’arca. Mosé ed il Sinai. Aronne che morì sulla vetta del monte Hor e molti altri, senza dimenticare i monti dell’amore, nel Cantico dei Cantici. Sappiamo bene inoltre che la vita di Gesù ha spesso come sfondo i monti. Spesso i Vangeli indicano Gesù che ‘si mette in cammino verso la montagna’. Prima di scegliere i Dodici, è nella solitudine della montagna che passa la notte. Dopo la moltiplicazione dei pani, Gesù congedò la folla, ‘salì sul monte, solo, a pregare e, venuta la sera, se ne stava ancora solo lassù’...”».
«Anche Celestino si mise in cammino verso la montagna...».
«Ecco, ecco, ci sono. “...I richiami biblici ed evangelici fin qui fatti ci aiutano a ben fondare la nostra riflessione sull’avvenimento che si compie oggi. Mi piace però premettere ancora un punto, prima di entrare nell’alto e memorabile significato di questa giornata. Si tratta della presenza della montagna nell’iconografia di tutti i secoli, basti citare, per fare un unico esempio la ‘Vergine delle rocce’, di Leonardo da Vinci. Il critico d’arte John Ruskin, nella sua vasta opera sulla pittura moderna, osserva che nell’arte ‘ci fu sempre un’idea della Santità connessa alle solitudini rocciose, perché era sempre sulle vette che la divinità si manifestava più intimamente agli uomini ed era sui monti che i Santi sempre si ritiravano per la meditazione, per una speciale comunione con Dio’. D’altra parte non c’è bisogno d’insegnarlo a voi, che ben lo sapete, vista la vicenda di San Celestino V e il grande ruolo che ha avuto nel suo singolare cammino spirituale questa vostra fascinosa montagna abruzzese. La montagna, dunque, prima ancora che un’altura fisica, è un simbolo spirituale».
«Montagna come simbolo spirituale... Ci risiamo con i simboli! Certo la citazione di Celestino, anzi di “San Celestino V”, è sorprendente».
«Davvero sorprendente».
«Ha ragione, sovrintendente: il collegamento c’è, eccome».
«E non è l’unico».
«Altri collegamenti? E quando me lo dice?».
«Pensavo ci fosse arrivato da solo».
«Difficile seguirla nei suoi ragionamenti! Se volesse mettermene al corrente, gliene sarei grato».
«Dove ci troviamo?».
«Sul Gran Sasso».
«Sì, ma questo posto come si chiama?».
«San Pietro».
«San Pietro come chi?».
«Come il primo degli apostoli».
«Sì, ma anche come San Pietro l’Eremita».
«E’ vero, il nostro Celestino, fatto santo con il nome da eremita e non con quello da Pontefice».
«E non è solo San Pietro: ci troviamo a “San Pietro della Jenca”. Sa cosa significa ”jenca”?».
«No».
«La “jenca” è, nel dialetto di queste parti, la giumenta».
«La giumenta che s’è inginocchiata a Roio...».
«Ma anche quella che s’è inginocchiata davanti alla Porta Santa di Collemaggio».
«Incredibile! L’amica sua ha fatto tutti questi collegamenti?».
«E’ stata la nostra “mezza matta” a portarci qui».
«Incredibile! Andiamo s’è fatto tardi».
«E già, incredibile! Stasera non potrò farle compagnia: ho un impegno».
«Una donna?».
«Ma lei è fissato! Ho da fare e basta. Appuntamento a domani mattina, se le va».
«Ok. Stasera me ne sto in camera: voglio approfittare per riorganizzare le idee».
«E per smaltire la genziana...».
«Se ogni volta devo essere preso in giro, giuro che smetto di bere».
«Suvvia, scherzavo! La riaccompagno in albergo».
«Signor Giacomo, secondo lei Giovanni Paolo II andava a scegliersi un postaccio per le sue “scappatelle” in montagna?».
«Mi aveva accennato di questa storia del Papa polacco che amava una chiesetta...».
«Karol Wojtyla venne spessissimo qui in incognito, sostando in preghiera. Come è emerso, questo posto gli piaceva particolarmente. Quando si venne a sapere, gli furono ufficialmente donate le chiavi della chiesetta, nel frattempo risistemata, affinché potesse venire ogniqualvolta volesse».
«Davvero un bel posto. Anche se continuo a non trovare collegamenti con quanto a noi interessa. A meno che lei non abbia una delle sue schede miracolose dove trovare un qualche indizio...».
«Vedo che ha cominciato a far funzionare il cervello».
«Via, spari una scheda. Oltretutto, le piace così tanto fare il saputello! Intanto, ci sediamo sull’erba di questa collinetta: è stata una giornata intensa».
«Confessi, piuttosto, che sta cominciando a digerire la genziana: ne ha fatto fuori quasi una bottiglia. In altura, si sa, l’alcool fa più effetto».
«Era di quelle piccole».
«Almeno mezzo litro».
«Vuol dire che reggo bene l’alcool checchè ne dicano i miei colleghi della Prefettura. Piuttosto a cosa si riferisce la sua scheda?».
«Qui, proprio di fronte a noi, il 18 maggio 2005, nel giorno del compleanno del Pontefice da poco scomparso, si tenne significativamente la cerimonia d’intitolazione del sentiero e della cima del Gran Sasso dedicati al Papa. Il cardinale José Saraiva Martins, nel suo discorso, accennò a Celestino V».
«Ma va? Celestino citato in un occasione ufficiale così importante. E’ un miracolo!».
«Anche a me la citazione ha colpito molto. Mi sono subito procurato il testo sul sito del Vaticano. Sono certo che la nostra “amica” abbia fatto tale collegamento».
«Che dice il discorso?».
«Eccolo qui: ...“‘Levavi oculos ad montes... Alzo gli occhi verso i monti e dico: da dove mi verrà l’aiuto? Il mio aiuto viene dal Signore che ha fatto cielo e terra’. Le ispirate espressioni del Salmo, ricche di poesia e di spiritualità, mi paiono le più adatte a dirci lo stretto rapporto che esiste fra la montagna e la ricerca, da parte dell’uomo di sempre, di qualcosa di più grande, che vada oltre se stesso, di trascendente. Nel contempo, tali parole del salmista ci suggeriscono anche l’interpretazione e la comprensione del forte e suggestivo fascino che le vette hanno sempre esercitato nell’animo del nostro Papa...”».
«Mi legga il passaggio riferito a Celestino...».
«Aspetti, non abbia fretta. “...Se potessimo accostare uno all’altro, quasi come in una mappa orografica, tutti i nomi noti dei monti della Sacra Scrittura, e di conseguenza collegarli a tutti i loro ‘patroni’ ideali, cioè a quei personaggi biblici che, in qualunque maniera, sono vincolati alle loro cime, avremmo l’occasione di fare un singolare e quanto mai significativo pellegrinaggio, nelle varie fasi della storia della salvezza. E tra tutti sarebbe proprio Gesù di Nazareth a dominare, di lui infatti spesso notano i Vangeli che ‘saliva sui monti a pregare’».
«Anche Celestino saliva sui monti a pregare...».
«Ecco, arrivo al punto: “...Pur non potendo svolgere una tale operazione, anche il solo prospettarla, ci fa vedere come la ‘mappa’ che risulta non sia solo ‘fisica’, ma diventi spirituale, teologica e persino escatologica, cioè pronta a farci balenare altre vette che sconfinano nei cieli dell’eterno e dell’infinito. Proviamo però a richiamare, così, soltanto a volo d’uccello, lo scenario della mappa testé accennata. Vi troveremo Abramo, accompagnato dal figlio Isacco con il suo drammatico pellegrinaggio al monte Moriah. Noè, quando fu su una montagna dell’Ararat dove si posò l’arca. Mosé ed il Sinai. Aronne che morì sulla vetta del monte Hor e molti altri, senza dimenticare i monti dell’amore, nel Cantico dei Cantici. Sappiamo bene inoltre che la vita di Gesù ha spesso come sfondo i monti. Spesso i Vangeli indicano Gesù che ‘si mette in cammino verso la montagna’. Prima di scegliere i Dodici, è nella solitudine della montagna che passa la notte. Dopo la moltiplicazione dei pani, Gesù congedò la folla, ‘salì sul monte, solo, a pregare e, venuta la sera, se ne stava ancora solo lassù’...”».
«Anche Celestino si mise in cammino verso la montagna...».
«Ecco, ecco, ci sono. “...I richiami biblici ed evangelici fin qui fatti ci aiutano a ben fondare la nostra riflessione sull’avvenimento che si compie oggi. Mi piace però premettere ancora un punto, prima di entrare nell’alto e memorabile significato di questa giornata. Si tratta della presenza della montagna nell’iconografia di tutti i secoli, basti citare, per fare un unico esempio la ‘Vergine delle rocce’, di Leonardo da Vinci. Il critico d’arte John Ruskin, nella sua vasta opera sulla pittura moderna, osserva che nell’arte ‘ci fu sempre un’idea della Santità connessa alle solitudini rocciose, perché era sempre sulle vette che la divinità si manifestava più intimamente agli uomini ed era sui monti che i Santi sempre si ritiravano per la meditazione, per una speciale comunione con Dio’. D’altra parte non c’è bisogno d’insegnarlo a voi, che ben lo sapete, vista la vicenda di San Celestino V e il grande ruolo che ha avuto nel suo singolare cammino spirituale questa vostra fascinosa montagna abruzzese. La montagna, dunque, prima ancora che un’altura fisica, è un simbolo spirituale».
«Montagna come simbolo spirituale... Ci risiamo con i simboli! Certo la citazione di Celestino, anzi di “San Celestino V”, è sorprendente».
«Davvero sorprendente».
«Ha ragione, sovrintendente: il collegamento c’è, eccome».
«E non è l’unico».
«Altri collegamenti? E quando me lo dice?».
«Pensavo ci fosse arrivato da solo».
«Difficile seguirla nei suoi ragionamenti! Se volesse mettermene al corrente, gliene sarei grato».
«Dove ci troviamo?».
«Sul Gran Sasso».
«Sì, ma questo posto come si chiama?».
«San Pietro».
«San Pietro come chi?».
«Come il primo degli apostoli».
«Sì, ma anche come San Pietro l’Eremita».
«E’ vero, il nostro Celestino, fatto santo con il nome da eremita e non con quello da Pontefice».
«E non è solo San Pietro: ci troviamo a “San Pietro della Jenca”. Sa cosa significa ”jenca”?».
«No».
«La “jenca” è, nel dialetto di queste parti, la giumenta».
«La giumenta che s’è inginocchiata a Roio...».
«Ma anche quella che s’è inginocchiata davanti alla Porta Santa di Collemaggio».
«Incredibile! L’amica sua ha fatto tutti questi collegamenti?».
«E’ stata la nostra “mezza matta” a portarci qui».
«Incredibile! Andiamo s’è fatto tardi».
«E già, incredibile! Stasera non potrò farle compagnia: ho un impegno».
«Una donna?».
«Ma lei è fissato! Ho da fare e basta. Appuntamento a domani mattina, se le va».
«Ok. Stasera me ne sto in camera: voglio approfittare per riorganizzare le idee».
«E per smaltire la genziana...».
«Se ogni volta devo essere preso in giro, giuro che smetto di bere».
«Suvvia, scherzavo! La riaccompagno in albergo».
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