Allegato 3 del Progetto per le Scuole
All'Ufficio Scolastico Regionale per l'Abruzzo
Centro Servizi Amministrativi
per la provincia dell'Aquila
Via Strinella 172/a
67100 L'Aquila
c.a. Dirigente Responsabile
dott.ssa Rita VITUCCI
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OGGETTO: ALLEGATO n. 3 - SCHEDA DEL ROMANZO
"La Maschera di Celestino" (Edizioni Textus), il nuovo romanzo del giornalista e scrittore abruzzese Angelo De Nicola (www.angelodenicola.it), narra del Santo Padre che decide di rendere omaggio, per la prima volta in oltre 700 anni, alla sola Porta Santa fuori da Roma che si apre ogni anno (il 28 agosto) per la Perdonanza, in onore del suo predecessore, Celestino V. Ovvero dell'Eremita del Morrone che nel 1294 fu incoronato Papa all'Aquila. L'unico Papa che diede le dimissioni nella storia della Chiesa. Un Papa rivoluzionario. Un Ghandi del Duecento. Un Martin Luther King del suo tempo. Un crociato della Pace. Un guerriero del Perdono da sprofondare nel dimenticatoio perché scomodo, da denigrare quale "vile" per il suo "gran rifiuto", come si è voluto interpretare il famoso verso di Dante Alighieri. Un Papa che anche Giovanni Paolo II ignorò: il 30 agosto del 1980, nel discorso che tenne sul sagrato della basilica di Collemaggio, all'Aquila, in occasione dei 600 anni dalla nascita di San Bernardino da Siena, Karol Woytjla non fece alcun cenno (fino, addirittura, a non nominare mai quello che pure era "il padrone di casa", per giunta Santo) al predecessore Celestino V sepolto alle sue spalle, salvo poi andare ad inginocchiarsi davanti al mausoleo in forma privata. Un inno a Celestino, il Papa della Pace, tenne invece Paolo VI nel suo discorso durante il pellegrinaggio (1 settembre 1966) a Fumone (FR) alla piccola cella nel castello dove Bonifacio VIII tenne prigioniero, per dieci mesi, il suo scomodo predecessore dimissionario.
"L'annuale cerimonia della Perdonanza Celestiniana - scrive Dacia Maraini nella prefazione - è assunta a pretesto di un intreccio che si tinge di giallo e si apre ai drammi dell'attualità. In una città blindata che attende l'arrivo del Pontefice e teme gli attacchi del terrorismo internazionale, due personaggi giocano una partita a scacchi con un nemico invisibile e minaccioso". La minaccia è quella di un attentato al Papa nello splendido scenario della Basilica di Collemaggio in occasione della Perdonanza di cui è imminente all'Aquila l'edizione n.711. Con un finale a sorpresa, ma nemmeno tanto. Il messaggio, un disperato messaggio di Pace legato al Volto di cera delle sacre spoglie di San Pietro dal Morrone, la "maschera" appunto, che si scopre essere un calco dell'indimenticato cardinale Carlo Confalonieri.
Un "romanzo storico virtuale" per il tour nella Grande Rete (l'Opus Dei, i Templari, Aldo Moro, Dante Alighieri, la Santa Casa, Gioacchino da Fiore, la profezia di Malachia...) sulle orme di Celestino. Un percorso virtuale che il lettore può rifare scegliendo lui, oltretutto, le strade lungo le quali avventurarsi ulteriormente. Un giallo, dunque, in chiave moderna sulla straordinaria figura di Celestino V. "Il modello "alto" dell'invenzione letteraria di De Nicola - scrive ancora la Maraini- è, forse, Umberto Eco che nel suo "Il nome della rosa" rivela la trama razionale di ciò che a tutta prima appare arcano e misterioso. Ma qui siamo lontani dalla ricostruzione dell'ambiente e delle atmosfere medioevali ed è piuttosto l'oggi, con i suoi lati oscuri e le sue piccole e grandi miserie a fare da sfondo ad una storia che ha il sapore della commedia e dove due sole voci hanno il compito di raccontare una città e una leggenda che affonda le sue radici nel passato mitico dell'Europa cristiana".
L'Aquila, 30 settembre 2005
"La Maschera di Celestino" (Edizioni Textus), il nuovo romanzo del giornalista e scrittore abruzzese Angelo De Nicola (www.angelodenicola.it), narra del Santo Padre che decide di rendere omaggio, per la prima volta in oltre 700 anni, alla sola Porta Santa fuori da Roma che si apre ogni anno (il 28 agosto) per la Perdonanza, in onore del suo predecessore, Celestino V. Ovvero dell'Eremita del Morrone che nel 1294 fu incoronato Papa all'Aquila. L'unico Papa che diede le dimissioni nella storia della Chiesa. Un Papa rivoluzionario. Un Ghandi del Duecento. Un Martin Luther King del suo tempo. Un crociato della Pace. Un guerriero del Perdono da sprofondare nel dimenticatoio perché scomodo, da denigrare quale "vile" per il suo "gran rifiuto", come si è voluto interpretare il famoso verso di Dante Alighieri. Un Papa che anche Giovanni Paolo II ignorò: il 30 agosto del 1980, nel discorso che tenne sul sagrato della basilica di Collemaggio, all'Aquila, in occasione dei 600 anni dalla nascita di San Bernardino da Siena, Karol Woytjla non fece alcun cenno (fino, addirittura, a non nominare mai quello che pure era "il padrone di casa", per giunta Santo) al predecessore Celestino V sepolto alle sue spalle, salvo poi andare ad inginocchiarsi davanti al mausoleo in forma privata. Un inno a Celestino, il Papa della Pace, tenne invece Paolo VI nel suo discorso durante il pellegrinaggio (1 settembre 1966) a Fumone (FR) alla piccola cella nel castello dove Bonifacio VIII tenne prigioniero, per dieci mesi, il suo scomodo predecessore dimissionario.
"L'annuale cerimonia della Perdonanza Celestiniana - scrive Dacia Maraini nella prefazione - è assunta a pretesto di un intreccio che si tinge di giallo e si apre ai drammi dell'attualità. In una città blindata che attende l'arrivo del Pontefice e teme gli attacchi del terrorismo internazionale, due personaggi giocano una partita a scacchi con un nemico invisibile e minaccioso". La minaccia è quella di un attentato al Papa nello splendido scenario della Basilica di Collemaggio in occasione della Perdonanza di cui è imminente all'Aquila l'edizione n.711. Con un finale a sorpresa, ma nemmeno tanto. Il messaggio, un disperato messaggio di Pace legato al Volto di cera delle sacre spoglie di San Pietro dal Morrone, la "maschera" appunto, che si scopre essere un calco dell'indimenticato cardinale Carlo Confalonieri.
Un "romanzo storico virtuale" per il tour nella Grande Rete (l'Opus Dei, i Templari, Aldo Moro, Dante Alighieri, la Santa Casa, Gioacchino da Fiore, la profezia di Malachia...) sulle orme di Celestino. Un percorso virtuale che il lettore può rifare scegliendo lui, oltretutto, le strade lungo le quali avventurarsi ulteriormente. Un giallo, dunque, in chiave moderna sulla straordinaria figura di Celestino V. "Il modello "alto" dell'invenzione letteraria di De Nicola - scrive ancora la Maraini- è, forse, Umberto Eco che nel suo "Il nome della rosa" rivela la trama razionale di ciò che a tutta prima appare arcano e misterioso. Ma qui siamo lontani dalla ricostruzione dell'ambiente e delle atmosfere medioevali ed è piuttosto l'oggi, con i suoi lati oscuri e le sue piccole e grandi miserie a fare da sfondo ad una storia che ha il sapore della commedia e dove due sole voci hanno il compito di raccontare una città e una leggenda che affonda le sue radici nel passato mitico dell'Europa cristiana".
L'Aquila, 30 settembre 2005
Angelo De Nicola