La Maschera e i Suoi Segreti
da "La Cronaca Locale", 28 luglio 2005
di Vittorio Sconci
All'interno di un dialogo, a tratti troppo "forte", si sviluppa uno studio storiografico approfondito ed intrigante che riporta alla ribalta la storia di un, solo in apparenza, povero cristiano. Sto parlando del romanzo "La maschera di Celestino" di Angelo De Nicola, Ed. Textus, uscito da qualche giorno in libreria. Si tratta di un thriller vero e proprio che però affonda la lama non tanto nella suspance dell'esito finale quanto sulla complessità della revisione storica.
Immediata la coincidenza casuale con i prodotti letterari di Dan Brown ma senza esasperazioni e prese di posizione categoriche. Si nota invece la prevalenza del dubbio che tende ulteriormente interessante la ricerca. E' sconvolgente, se non geniale, la connessione tra la sorte dell'Eremita del Morrone e quella di Aldo Moro entrambe connotate, anche se in maniera completamente diversa, dalla famiglia Caetani.
Ed allora attraverso l'arma del dubbio si aprono frontiere prima invalicabili che ci presentano scenari, se non imprevedibili, imprevisti. Diventa così facile, utilizzando la metafora di Celestino, interpretare in maniera fisiologica almeno gli ultimi 50 anni della nostra storia. Partendo, dalla P2, passando per il delitto Moro, si arriva facilmente alla vittoria dell'"anticomunismo" di Berlusconi. Senza dimenticare, cambiando contesto, che la storia recente degli Stati Uniti d'America è stata determinata anche dalla scomparsa cruenta di personaggi, J.Fitzgerald Kennedy e M. Luther King per tutti, molto diversi dall'attuale Presidente Bush. Come se da circa settecento anni fossimo gestiti dalla stessa logica. E forse è proprio così. E ringrazio De Nicola di aver trovato una chiave di lettura culturale e non politica per riflettere intensamente sul destino dell'uomo, le sue avventure e le sue sventure, utilizzando uno strumento universale come la ricerca storica.
Ma oltre a questo il segreto è rappresentato dalla capacità di osservare il passato con l'intuito e la spregiudicatezza del cronista sempre attento alla ricerca della notizia. Una notizia scomoda che vede nelle peripezie di Celestino uno spiraglio inedito per interpretare gli avvenimenti di tutti i giorni. Ed a proposito di giorni d'oggi questo libro dà anche l'opportunità di analizzare con attenzione un interesse che ad Angelo mi accomuna: l'avvenire della città dell'Aquila.
Attraverso l'immagine, i segreti ed i significati della Basilica di Collemaggio da lui sapientemente identificati è più facile pensare insieme un modello di città rivoluzionaria e rivoluzionata che riesca a capire fino in fondo il senso delle vicende di cui, nel corso dei secoli, è stata protagonista.
Così non accadrà più che nell'unica città, oltre Roma, sede dell'incoronazione papale, qualcuno, per rivivere la "sua aquilanità", intitoli qualcosa a qualcun altro che avrà pure, da buon amministratore, fatto costruire la piscina ma non ha detto una parola, a quanto ci risulta, contro l'antisemitismo, confermando quell'atteggiamento codino che rischia di diventare uno dei tratti caratteristici della nostra collettività. L'adeguamento al potere non può rappresentare, a proposito di templari, la chiave di volta del nostro destino.
C'è bisogno invece, ed è questo, penso, uno dei significati espressi del libro di De Nicola, di ritrovare l'orgoglio della nostra vera storia che ha visto e ci vedrà protagonisti di una laicità vera che sappia costruire la sua forza dall'interpretazione autentica, e quindi storica, di un messaggio confessionale.
Vittorio Sconci
di Vittorio Sconci
All'interno di un dialogo, a tratti troppo "forte", si sviluppa uno studio storiografico approfondito ed intrigante che riporta alla ribalta la storia di un, solo in apparenza, povero cristiano. Sto parlando del romanzo "La maschera di Celestino" di Angelo De Nicola, Ed. Textus, uscito da qualche giorno in libreria. Si tratta di un thriller vero e proprio che però affonda la lama non tanto nella suspance dell'esito finale quanto sulla complessità della revisione storica.
Immediata la coincidenza casuale con i prodotti letterari di Dan Brown ma senza esasperazioni e prese di posizione categoriche. Si nota invece la prevalenza del dubbio che tende ulteriormente interessante la ricerca. E' sconvolgente, se non geniale, la connessione tra la sorte dell'Eremita del Morrone e quella di Aldo Moro entrambe connotate, anche se in maniera completamente diversa, dalla famiglia Caetani.
Ed allora attraverso l'arma del dubbio si aprono frontiere prima invalicabili che ci presentano scenari, se non imprevedibili, imprevisti. Diventa così facile, utilizzando la metafora di Celestino, interpretare in maniera fisiologica almeno gli ultimi 50 anni della nostra storia. Partendo, dalla P2, passando per il delitto Moro, si arriva facilmente alla vittoria dell'"anticomunismo" di Berlusconi. Senza dimenticare, cambiando contesto, che la storia recente degli Stati Uniti d'America è stata determinata anche dalla scomparsa cruenta di personaggi, J.Fitzgerald Kennedy e M. Luther King per tutti, molto diversi dall'attuale Presidente Bush. Come se da circa settecento anni fossimo gestiti dalla stessa logica. E forse è proprio così. E ringrazio De Nicola di aver trovato una chiave di lettura culturale e non politica per riflettere intensamente sul destino dell'uomo, le sue avventure e le sue sventure, utilizzando uno strumento universale come la ricerca storica.
Ma oltre a questo il segreto è rappresentato dalla capacità di osservare il passato con l'intuito e la spregiudicatezza del cronista sempre attento alla ricerca della notizia. Una notizia scomoda che vede nelle peripezie di Celestino uno spiraglio inedito per interpretare gli avvenimenti di tutti i giorni. Ed a proposito di giorni d'oggi questo libro dà anche l'opportunità di analizzare con attenzione un interesse che ad Angelo mi accomuna: l'avvenire della città dell'Aquila.
Attraverso l'immagine, i segreti ed i significati della Basilica di Collemaggio da lui sapientemente identificati è più facile pensare insieme un modello di città rivoluzionaria e rivoluzionata che riesca a capire fino in fondo il senso delle vicende di cui, nel corso dei secoli, è stata protagonista.
Così non accadrà più che nell'unica città, oltre Roma, sede dell'incoronazione papale, qualcuno, per rivivere la "sua aquilanità", intitoli qualcosa a qualcun altro che avrà pure, da buon amministratore, fatto costruire la piscina ma non ha detto una parola, a quanto ci risulta, contro l'antisemitismo, confermando quell'atteggiamento codino che rischia di diventare uno dei tratti caratteristici della nostra collettività. L'adeguamento al potere non può rappresentare, a proposito di templari, la chiave di volta del nostro destino.
C'è bisogno invece, ed è questo, penso, uno dei significati espressi del libro di De Nicola, di ritrovare l'orgoglio della nostra vera storia che ha visto e ci vedrà protagonisti di una laicità vera che sappia costruire la sua forza dall'interpretazione autentica, e quindi storica, di un messaggio confessionale.
Vittorio Sconci