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Editoriale di Dante Capaldi

La Maschera di Celestino
da "La Perdonanza", Periodico del Centro Internazionale di Studi Celestiniani - n. 66 aprile giugno 2005


Se rileggiamo su G.Devoto - G.C.Oli la definizione di ”ROMANZO” troviamo la seguente interpretazione: ”genere moderno di composizione narrativa in prosa, di vario sviluppo e complessità di vicende, caratterizzato dalla posizione più o meno esplicitamente impegnativa dello scrittore in un sistema ideologico e morale”. A ciò va aggiunto- a nostro parere- il termine spirituale.

Sì, perché Angelo De Nicola, giornalista noto per le sue inchieste, si cimenta per la prima volta in un Romanzo come soltanto un narratore può costituire e, nella Maschera di Celestino, la spiritualità è la nota predominante del Romanzo dedicato alla sua città. Certo De Nicola si è servito della sua esperienza di cronista, attingendo a piene mani per rinforzare un tessuto narrativo proveniente da una matrice diversa, da una diversa vocazione. Quella spirituale, appunto. E racconta una storia affascinante da scrittore esemplare. Al di là, poi, di tutta la descrizione e del racconto in sè, De Nicola rende onore a Celestino V, a questo ”Diogene d’Abruzzo” o, come lui stesso lo definisce il ”Gandhi del Duecento”.

E sottolinea, a più riprese, l’importanza del suo messaggio di Pace, attraverso, la misericordia e il Perdono. Ecco, dunque, il miracolo della Perdonanza e di tutto ciò che da essa scaturisce. Fino a giungere- dopo una serie di vicissitudini che descrive in maniera elegante e ricca di ”suspence” ed interesse - al profugamento della maschera di cera che copre i resti del Papa Santo. Come se non bastassero, finora, i commenti dei critici che si arrovellano i cervelli sul famoso verso dantesco nel III canto dell’Inferno, il trafugamento, la presa di distanza della Chiesa da questa pedina scomoda che ebbe l’ardire di rinunciare alla Tiara (attenzione, rinunciare e non rifiutare), ora De Nicola si aggrappa, in questo suo Romanzo, appassionatamente al volto di Celestino V. Che è poi quello del Cardinale Confalonieri unito al collegamento con i Templari, all’Opus Dei, a Gerusalemme, al salvataggio di numerose vite durante il 20 conflitto mondiale, sottratte alla furia nazista.

Il tutto condito con riferimenti religiosi e sociali (vedi il rapimento Moro) fino al coinvolgimento del Signor Giacomo (mi dimetto!) che coincide con il pensiero e l’azione di S. Pietro del Morrone. Quanti politici dovrebbero imitare questa decisione!

Un gioco ad incastro elegante e coinvolgente, superiore a quello dell’oca cui De Nicola fa riferimento specificatamente. Che dire di più? De Nicola ha saputo narrare la vita, ottenendo - tra l’altro- due risultati fondamentali: il primo quello di essere uscito dalle precedenti pubblicazioni di stampo cronistico che pure avevano ottenuto rilevanza magistrale; il secondo di aver indicato un nuovo filone celestiniano i cui giacimenti sono ancora tutti da scoprire e che daranno l’input per scoprire altre ”incredibili” Maschere!
Dante Capaldi




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