«Azzardata Decisione del Sindaco Tempesta»
IL MESSAGGERO 19 giugno 2005
di AMEDEO ESPOSITO
La Bolla Celestiniana è la Thorà degli aquilani. E come tale va trattata: assoluto rispetto e spirituale considerazione. Ne va fatta «lettura e rabbinica adorazione» nel suo sacello. Nel nostro caso, la torre civica di palazzo Margherita.
Sicché non è atto condivisibile l'esposizione a sorpresa di giovedì sera del documento autentico, nella Libreria Colacchi, in occasione della presentazione del romanzo "La maschera di Celestino" scritto dal collega Angelo De Nicola.
Il sindaco Tempesta, ignorando gli elementi giuridici, indicati dal compianto avvocato Amedeo Cervelli, che impediscono l'uscita della Bolla dal Comune, o da altro luogo di conservazione, fuori del 28 agosto di ogni anno, ha commesso diciamo... un'inammissibile leggerezza.
Ed è la seconda volta che lo stesso primo cittadino ignora gli elementi ostativi all'esposizione della Bolla. La prima risale al 5 dicembre del 2002, quando egli "consegnatario" del documento, dopo 708 anni e 41 giorni dall'emissione, fece entrare nel Duomo, per la prima volta in assoluto, la Bolla Celestiniana. Dopo 710 anni e 10 mesi dall'emissione- e cioè la sera di giovedì scorso- nella forma più "azzardata" potremmo dire, ne ha ordinato l'esposizione in una libreria.
Un errore, a nostro avviso, attenuato in qualche maniera per quanto riguarda l'ingresso del documento nel Duomo, ma di totale gravità per l'esposizione di giovedì scorso.
Celestino V, il Santo eremita, con la sua "indulgenza plenaria", concessa dall'alto dell'altare di Collemaggio al momento della sua incoronazione a papa, donò ai poveri, ai diseredati, a coloro che non contavano- ed erano tantissimi- dignità pari a quella dei ricchi, i soli a lucrare le indulgenze, dietro il versamento di cospicui "oboli" alla Chiesa del tempo.
La Bolla, dunque, è dei cittadini aquilani a qualunque ceto appartengono. Per cui l'esposizione della stessa va "notificata" ai singoli cittadini di qualunque credo religioso. Anche questa "norma non scritta" è stata purtroppo ignorata dal sindaco che ha voluto "fare una sorpresa", mentre avrebbe avuto il dovere di annunciare la sua iniziativa largamente e solennemente alla città tutta.
Un dubbio: non è che il sindaco- sbagliando volutamente- non abbia avuto l'idea di "stupire" la città, per far parlare della Bolla e della Perdonanza che quest'anno forse non ci sarà?
di AMEDEO ESPOSITO
La Bolla Celestiniana è la Thorà degli aquilani. E come tale va trattata: assoluto rispetto e spirituale considerazione. Ne va fatta «lettura e rabbinica adorazione» nel suo sacello. Nel nostro caso, la torre civica di palazzo Margherita.
Sicché non è atto condivisibile l'esposizione a sorpresa di giovedì sera del documento autentico, nella Libreria Colacchi, in occasione della presentazione del romanzo "La maschera di Celestino" scritto dal collega Angelo De Nicola.
Il sindaco Tempesta, ignorando gli elementi giuridici, indicati dal compianto avvocato Amedeo Cervelli, che impediscono l'uscita della Bolla dal Comune, o da altro luogo di conservazione, fuori del 28 agosto di ogni anno, ha commesso diciamo... un'inammissibile leggerezza.
Ed è la seconda volta che lo stesso primo cittadino ignora gli elementi ostativi all'esposizione della Bolla. La prima risale al 5 dicembre del 2002, quando egli "consegnatario" del documento, dopo 708 anni e 41 giorni dall'emissione, fece entrare nel Duomo, per la prima volta in assoluto, la Bolla Celestiniana. Dopo 710 anni e 10 mesi dall'emissione- e cioè la sera di giovedì scorso- nella forma più "azzardata" potremmo dire, ne ha ordinato l'esposizione in una libreria.
Un errore, a nostro avviso, attenuato in qualche maniera per quanto riguarda l'ingresso del documento nel Duomo, ma di totale gravità per l'esposizione di giovedì scorso.
Celestino V, il Santo eremita, con la sua "indulgenza plenaria", concessa dall'alto dell'altare di Collemaggio al momento della sua incoronazione a papa, donò ai poveri, ai diseredati, a coloro che non contavano- ed erano tantissimi- dignità pari a quella dei ricchi, i soli a lucrare le indulgenze, dietro il versamento di cospicui "oboli" alla Chiesa del tempo.
La Bolla, dunque, è dei cittadini aquilani a qualunque ceto appartengono. Per cui l'esposizione della stessa va "notificata" ai singoli cittadini di qualunque credo religioso. Anche questa "norma non scritta" è stata purtroppo ignorata dal sindaco che ha voluto "fare una sorpresa", mentre avrebbe avuto il dovere di annunciare la sua iniziativa largamente e solennemente alla città tutta.
Un dubbio: non è che il sindaco- sbagliando volutamente- non abbia avuto l'idea di "stupire" la città, per far parlare della Bolla e della Perdonanza che quest'anno forse non ci sarà?