La Bolla del Perdono "Testimonial" de "La Maschera di Celestino"
da "DimensioneAQ" - giugno 2005
di Christian Marchetti
Diciamo subito che più di qualche aquilano (vecchio e nuovo stampo) ha storto il naso. Un gesto d’insofferenza a vedere la Bolla del Perdono, che papa Celestino V affidò più di sette secoli fa alla Municipalità aquilana, messa in bella mostra all’interno della libreria Colacchi dell’Aquila. Per quanto ci riguarda, pensiamo che questo ”coup de theatre” messo in scena dal sindaco dell’Aquila, Biagio Tempesta, e dal caposervizio della redazione aquilana de ”Il Messaggero” Angelo De Nicola (il prezioso documento difficilmente lascia i forzieri comunali di Palazzo Margherita, neanche in occasione della Perdonanza) sia la promozione migliore al nuovo libro del vulcanico giornalista.
Quale miglior ”testimonial” dunque per la ”Maschera di Celestino”, romanzo storico incentrato sulla figura del papa asceta, se non quella ”creatura” che l’ha consegnato alla storia come un rivoluzionario? Tant’è. La presentazione dell’opera editoriale, edita da Textus, è passata quasi in secondo piano. I tanti che lo scorso 16 giugno hanno gremito la storica libreria aquilana con un occhio guardavano De Nicola, con l’altro la mitica pergamena, scoperta solo qualche istante per poi essere ricoperta dal drappo con le insegne comunali. È vero, qualcuno ha storto il naso ma preventivamente è arrivata la risposta del primo cittadino: «A me non interessa. Questo libro, visto l’illustre personalità di cui parla, meritava un simile gesto». Successivamente, Tempesta, ”La Maschera di Celestino” aperto a pagina 48, ha letto un passo del romanzo, quello in cui il protagonista si chiede perché la Bolla sia stata affidata alla Città e non all’allora papa Bonifacio VIII, tra pontefici grandi, santi e coraggiosi, lui quello bestemmiatore. Così come riportano i libri di scuola. «Ai tempi di Pietro da Morrone – ha proseguito il sindaco – le indulgenze erano concesse solo a pagamento. La Bolla di Celestino, almeno nella Basilica di Collemaggio, le rese gratuite. Pensate di quale gesto rivoluzionario si rese protagonista il ”nostro” santo!».
”La Maschera di Celestino” è un giallo storico ambientato all’Aquila. Ma il nome della città non viene mai citato sebbene, considerando i natali dell’autore nonché i monumenti cui si fa riferimento nelle pagine, bisognerebbe quantomeno essere ”tocchi” per non accorgersi della location. «E’ un libro sulla mia città– conferma De Nicola– ma non la nomino mai. Penso infatti ad un ipotetico lettore di Venezia che, incuriosito dai riferimenti alle tante emergenze architettoniche aquilane, se le venga a cercare. Puntiamo dunque anche alla promozione turistica (guardando il sindaco, ndr)...». «Celestino V è un personaggio che da sempre subisce l’ostracismo della Chiesa – conclude il giornalista –. E’ invece giusto rivalutarlo e valorizzarlo. Riconoscere i giusti meriti ad un uomo di pace». (C. M.)
di Christian Marchetti
Diciamo subito che più di qualche aquilano (vecchio e nuovo stampo) ha storto il naso. Un gesto d’insofferenza a vedere la Bolla del Perdono, che papa Celestino V affidò più di sette secoli fa alla Municipalità aquilana, messa in bella mostra all’interno della libreria Colacchi dell’Aquila. Per quanto ci riguarda, pensiamo che questo ”coup de theatre” messo in scena dal sindaco dell’Aquila, Biagio Tempesta, e dal caposervizio della redazione aquilana de ”Il Messaggero” Angelo De Nicola (il prezioso documento difficilmente lascia i forzieri comunali di Palazzo Margherita, neanche in occasione della Perdonanza) sia la promozione migliore al nuovo libro del vulcanico giornalista.
Quale miglior ”testimonial” dunque per la ”Maschera di Celestino”, romanzo storico incentrato sulla figura del papa asceta, se non quella ”creatura” che l’ha consegnato alla storia come un rivoluzionario? Tant’è. La presentazione dell’opera editoriale, edita da Textus, è passata quasi in secondo piano. I tanti che lo scorso 16 giugno hanno gremito la storica libreria aquilana con un occhio guardavano De Nicola, con l’altro la mitica pergamena, scoperta solo qualche istante per poi essere ricoperta dal drappo con le insegne comunali. È vero, qualcuno ha storto il naso ma preventivamente è arrivata la risposta del primo cittadino: «A me non interessa. Questo libro, visto l’illustre personalità di cui parla, meritava un simile gesto». Successivamente, Tempesta, ”La Maschera di Celestino” aperto a pagina 48, ha letto un passo del romanzo, quello in cui il protagonista si chiede perché la Bolla sia stata affidata alla Città e non all’allora papa Bonifacio VIII, tra pontefici grandi, santi e coraggiosi, lui quello bestemmiatore. Così come riportano i libri di scuola. «Ai tempi di Pietro da Morrone – ha proseguito il sindaco – le indulgenze erano concesse solo a pagamento. La Bolla di Celestino, almeno nella Basilica di Collemaggio, le rese gratuite. Pensate di quale gesto rivoluzionario si rese protagonista il ”nostro” santo!».
”La Maschera di Celestino” è un giallo storico ambientato all’Aquila. Ma il nome della città non viene mai citato sebbene, considerando i natali dell’autore nonché i monumenti cui si fa riferimento nelle pagine, bisognerebbe quantomeno essere ”tocchi” per non accorgersi della location. «E’ un libro sulla mia città– conferma De Nicola– ma non la nomino mai. Penso infatti ad un ipotetico lettore di Venezia che, incuriosito dai riferimenti alle tante emergenze architettoniche aquilane, se le venga a cercare. Puntiamo dunque anche alla promozione turistica (guardando il sindaco, ndr)...». «Celestino V è un personaggio che da sempre subisce l’ostracismo della Chiesa – conclude il giornalista –. E’ invece giusto rivalutarlo e valorizzarlo. Riconoscere i giusti meriti ad un uomo di pace». (C. M.)