Bolla: "Sanzionare i trasgressori"
dal sito www.ilcapoluogo.it 24 giugno 2005
di Errico Centofanti*
Sono lontano dall'Aquila, ma vengo informato che in questi giorni si parla e si scrive molto di un episodio connesso alla presentazione dell'ultimo libro di Angelo De Nicola.
Non posso non pensare tutto il male possibile del cervellotico ”pellegrinaggio” imposto alla Bolla del Perdono. Ovviamente, il mio malpensare non riguarda l'amico e collega De Nicola, che ben ha svolto il proprio mestiere per promuovere al meglio la sua creazione. Mi riferisco a chi del proprio mestiere ha mostrato di non essere all’altezza.
Nulla devo aggiungere alle severe valutazioni che molti hanno manifestato. Ho solo da osservare che non v’è bisogno di introdurre regolamentazioni di sorta a proposito della Bolla del Perdono. Le norme ci sono, sebbene ci si astenga volentieri dall’osservarle, fors’anche dal conoscerne l’esistenza. Non c’è troppo da meravigliarsene: viviamo in un Paese governato dall’ansia di violare sistematicamente regole, buon gusto e ragionevolezza, L’Aquila è governata dalla medesima ansia e dall’aggiuntiva propensione per la memoria corta.
Vengo al fatto: subito dopo che a me riuscì, grazie al determinante sostegno del sindaco de Rubeis, di recuperare la Bolla dall’invereconda giacitura riservatale nel Museo nazionale d'Abruzzo e di apprestarle una degna allocazione, la Giunta municipale, con deliberazione n. 1063 del 31.05.1984, fissò termini e condizioni quanto mai provvide e precise. Cito testualmente: «Che la Bolla resti permanentemente in custodia presso la cappella della Torre di Palazzo e che d’ivi venga tratta soltanto una volta ogni anno, secondo le antiche tradizioni, per essere recata in Collemaggio il 28 Agosto»; viene poi precisato che soltanto «con deliberazione della Giunta municipale possa essere consentita la visita della Bolla, quale atto di massimo onore della Municipalità, a ospiti particolarmente illustri e di carattere eccezionale».
Vengono inoltre stabilite parecchie altre cose: per esempio che le quattro chiavi della porta blindata, costruita allo scopo di tutelare la Bolla da estemporanee alzate d'ingegno, «siano affidate alla custodia del sindaco, del vice sindaco e dell'assessore anziano, nonché di Errico Centofanti, in riconoscimento dei meriti acquisiti quale principale collaboratore della Municipalità nell’opera di rivitalizzazione della Perdonanza». Sebbene risulti del tutto inosservato, l’atto deliberativo in questione mai è stato revocato e dunque permane valido e obbligante a ogni effetto.
Al di là di quanto il mero buon senso e un elementare rispetto della civica comunità oggettivamente consiglierebbero a qualsiasi persona di buoni costumi, sussiste dunque una precisa normativa che per la Bolla del Perdono, massimo tesoro storico e spirituale di tutti gli aquilani d’ogni tempo, doverosamente inibisce ogni genere di ”pellegrinaggio”, come pure i sempre piú dilaganti accessi da parte di guardoni e paparazzi.
Rispettare le regole e sanzionare i trasgressori: questa è la sostanza della civile convivenza. Per non parlare dell'irriguardosa truffa che da qualche anno viene riservata ai credenti col far finta di mandare la Bolla a Collemaggio, mentre quel che ci va è soltanto un astuccio vuoto.
di Errico Centofanti*
Sono lontano dall'Aquila, ma vengo informato che in questi giorni si parla e si scrive molto di un episodio connesso alla presentazione dell'ultimo libro di Angelo De Nicola.
Non posso non pensare tutto il male possibile del cervellotico ”pellegrinaggio” imposto alla Bolla del Perdono. Ovviamente, il mio malpensare non riguarda l'amico e collega De Nicola, che ben ha svolto il proprio mestiere per promuovere al meglio la sua creazione. Mi riferisco a chi del proprio mestiere ha mostrato di non essere all’altezza.
Nulla devo aggiungere alle severe valutazioni che molti hanno manifestato. Ho solo da osservare che non v’è bisogno di introdurre regolamentazioni di sorta a proposito della Bolla del Perdono. Le norme ci sono, sebbene ci si astenga volentieri dall’osservarle, fors’anche dal conoscerne l’esistenza. Non c’è troppo da meravigliarsene: viviamo in un Paese governato dall’ansia di violare sistematicamente regole, buon gusto e ragionevolezza, L’Aquila è governata dalla medesima ansia e dall’aggiuntiva propensione per la memoria corta.
Vengo al fatto: subito dopo che a me riuscì, grazie al determinante sostegno del sindaco de Rubeis, di recuperare la Bolla dall’invereconda giacitura riservatale nel Museo nazionale d'Abruzzo e di apprestarle una degna allocazione, la Giunta municipale, con deliberazione n. 1063 del 31.05.1984, fissò termini e condizioni quanto mai provvide e precise. Cito testualmente: «Che la Bolla resti permanentemente in custodia presso la cappella della Torre di Palazzo e che d’ivi venga tratta soltanto una volta ogni anno, secondo le antiche tradizioni, per essere recata in Collemaggio il 28 Agosto»; viene poi precisato che soltanto «con deliberazione della Giunta municipale possa essere consentita la visita della Bolla, quale atto di massimo onore della Municipalità, a ospiti particolarmente illustri e di carattere eccezionale».
Vengono inoltre stabilite parecchie altre cose: per esempio che le quattro chiavi della porta blindata, costruita allo scopo di tutelare la Bolla da estemporanee alzate d'ingegno, «siano affidate alla custodia del sindaco, del vice sindaco e dell'assessore anziano, nonché di Errico Centofanti, in riconoscimento dei meriti acquisiti quale principale collaboratore della Municipalità nell’opera di rivitalizzazione della Perdonanza». Sebbene risulti del tutto inosservato, l’atto deliberativo in questione mai è stato revocato e dunque permane valido e obbligante a ogni effetto.
Al di là di quanto il mero buon senso e un elementare rispetto della civica comunità oggettivamente consiglierebbero a qualsiasi persona di buoni costumi, sussiste dunque una precisa normativa che per la Bolla del Perdono, massimo tesoro storico e spirituale di tutti gli aquilani d’ogni tempo, doverosamente inibisce ogni genere di ”pellegrinaggio”, come pure i sempre piú dilaganti accessi da parte di guardoni e paparazzi.
Rispettare le regole e sanzionare i trasgressori: questa è la sostanza della civile convivenza. Per non parlare dell'irriguardosa truffa che da qualche anno viene riservata ai credenti col far finta di mandare la Bolla a Collemaggio, mentre quel che ci va è soltanto un astuccio vuoto.
* Ex sovrintendente alla Perdonanza