Malati di Aquilanità
di Enrico Carli
Carissimo Angelo,
il tuo primo e originalissimo romanzo (primo perchè ne aspetto altri) mi e stato per qualche giorno carissimo compagno sotto l'ombrellone in questa spiaggia rosetana nella quale mi sento solo tra tanta gente. Mi è piaciuto molto. E’ il più piccolo dei tuoi libri ma indubbiamente il più importante; perde di peso di tipografia ma ne acquista tanto, tanto di più, in vitalità creativa,in quella personalissima forza espressiva che il lettore avverta quando leggendo in libro sente di leggere anche l'autore.
”La maschera di Celestino” mi ha divertito ma anche invitato a razionali riflessioni con quell'intreccio di piccoli e coloriti motivi di vita di borgo e argomenti di profonda cultura, che sembra articolarsi senza particolari traguardi e che, invece, malato di aquilanità, io credo di averne colto il senso. In quell’immaginario, ma chi sa quanto desiderato, viaggio di un Papa pellegrino alla Porta santa della Basilica di Collemaggio sento che si nasconda il piacere di ricordare i fasti atavitici del passato per indurci a conoscere e a rispettare L'Aquila di oggi.
Di tanto intanto,infatti, il giallo del finto gioco diventa luce su ricordi storici, figure di condottieri e di artisti, su monumenti, con riflessi che investono argomenti di carattere religioso ed anche filosofico, tutto per ricordarci, come sprone per il futuro, quelle radici che nel vivere di oggi sembrano dimenticate.
Tanti ingredienti culturali dicono chiaramente che "La maschera di Celestino" non è solo un romanzo scherzoso. Caro Angelo, la tua venerazione per Celestino e i Celestini ti ha certamente guidato in questi richiami operando con arte e originalità. Hai dedicato il libro alla tua, alla nostra Città e non potevi farle omaggio più gradito. Grazie anche dal sottoscritto che è un aquilano del Quarto di Santa Giusta.
Carissimo Angelo,
il tuo primo e originalissimo romanzo (primo perchè ne aspetto altri) mi e stato per qualche giorno carissimo compagno sotto l'ombrellone in questa spiaggia rosetana nella quale mi sento solo tra tanta gente. Mi è piaciuto molto. E’ il più piccolo dei tuoi libri ma indubbiamente il più importante; perde di peso di tipografia ma ne acquista tanto, tanto di più, in vitalità creativa,in quella personalissima forza espressiva che il lettore avverta quando leggendo in libro sente di leggere anche l'autore.
”La maschera di Celestino” mi ha divertito ma anche invitato a razionali riflessioni con quell'intreccio di piccoli e coloriti motivi di vita di borgo e argomenti di profonda cultura, che sembra articolarsi senza particolari traguardi e che, invece, malato di aquilanità, io credo di averne colto il senso. In quell’immaginario, ma chi sa quanto desiderato, viaggio di un Papa pellegrino alla Porta santa della Basilica di Collemaggio sento che si nasconda il piacere di ricordare i fasti atavitici del passato per indurci a conoscere e a rispettare L'Aquila di oggi.
Di tanto intanto,infatti, il giallo del finto gioco diventa luce su ricordi storici, figure di condottieri e di artisti, su monumenti, con riflessi che investono argomenti di carattere religioso ed anche filosofico, tutto per ricordarci, come sprone per il futuro, quelle radici che nel vivere di oggi sembrano dimenticate.
Tanti ingredienti culturali dicono chiaramente che "La maschera di Celestino" non è solo un romanzo scherzoso. Caro Angelo, la tua venerazione per Celestino e i Celestini ti ha certamente guidato in questi richiami operando con arte e originalità. Hai dedicato il libro alla tua, alla nostra Città e non potevi farle omaggio più gradito. Grazie anche dal sottoscritto che è un aquilano del Quarto di Santa Giusta.
Enrico Carli