Primo Attore e l'Enigma
di Maria Lucia Carani
E’ un breve romanzo, quello di Angelo De Nicola, che prendendo spunto dal consueto annuale ripetersi della “Perdonanza celestiniana” a L’Aquila ne indaga e sottolinea il significato più profondo.
Nell’epoca della globalizzazione e del web, nella nuova era segnata dall’attacco alle Twin Towers, si teme che un attacco terroristico possa verificarsi nell’atteso giorno in cui il Papa in persona accompagnerà la bolla del perdono di Celestino V e sarà presente all’apertura della Porta Santa. Un alone d’inquietante mistero, non privo di fascino, si respira negli angoli cittadini familiari a chi li abita, sostenendo la ricerca curiosa delle radici culturali che accenna persino ad indagare l’indole ‘civica’ e il carattere di chi è nato e vive nel piccolo antico capoluogo.
Si tratta di una caccia al tesoro in cui il tesoro è il messaggio contenuto nella narrazione, dove il gioco dell’indagine va oltre la parvenza ludica per divenire accattivante e piacevole interesse che ha bisogno di attingere alla storia e lo fa nella maniera più attuale, disegnando una società che cerca informazione in quelle fonti telematiche ormai capillarmente diffuse e che in tal modo esprime i suoi tentativi di ‘connettersi con la conoscenza’.
Su tutta la vicenda campeggia e si svela, innalzandosi nel finale, il messaggio di pace lasciato agli uomini dal rivoluzionario Eremita che divenne vicario di Cristo, così che lo stanco evento celebrativo e rituale, dilatandosi, riacquista la grandiosità del suo valore spirituale.
Nel romanzo coincidono dunque familiarità e mistero, conoscenza e non conoscenza, in un susseguirsi di situazioni che rasentano il paradosso, descritte con la disincantata ironia del vivere quotidiano e con i toni leggeri espressi dai veloci scambi di battute dei protagonisti.
I luoghi, i sapori, i gesti, i passi, gli intrighi fungono da scenario; primo attore è l’enigma, la cui soluzione, tra storia e leggenda, si fa simbolo immortale del nostro esistere in un mondo di conflitti. La scrittura tutta, che ben si presta alla “mise en scène” teatrale, ci dona un breve gradevole ‘sorridere di noi’.
L’Aquila, 2007
E’ un breve romanzo, quello di Angelo De Nicola, che prendendo spunto dal consueto annuale ripetersi della “Perdonanza celestiniana” a L’Aquila ne indaga e sottolinea il significato più profondo.
Nell’epoca della globalizzazione e del web, nella nuova era segnata dall’attacco alle Twin Towers, si teme che un attacco terroristico possa verificarsi nell’atteso giorno in cui il Papa in persona accompagnerà la bolla del perdono di Celestino V e sarà presente all’apertura della Porta Santa. Un alone d’inquietante mistero, non privo di fascino, si respira negli angoli cittadini familiari a chi li abita, sostenendo la ricerca curiosa delle radici culturali che accenna persino ad indagare l’indole ‘civica’ e il carattere di chi è nato e vive nel piccolo antico capoluogo.
Si tratta di una caccia al tesoro in cui il tesoro è il messaggio contenuto nella narrazione, dove il gioco dell’indagine va oltre la parvenza ludica per divenire accattivante e piacevole interesse che ha bisogno di attingere alla storia e lo fa nella maniera più attuale, disegnando una società che cerca informazione in quelle fonti telematiche ormai capillarmente diffuse e che in tal modo esprime i suoi tentativi di ‘connettersi con la conoscenza’.
Su tutta la vicenda campeggia e si svela, innalzandosi nel finale, il messaggio di pace lasciato agli uomini dal rivoluzionario Eremita che divenne vicario di Cristo, così che lo stanco evento celebrativo e rituale, dilatandosi, riacquista la grandiosità del suo valore spirituale.
Nel romanzo coincidono dunque familiarità e mistero, conoscenza e non conoscenza, in un susseguirsi di situazioni che rasentano il paradosso, descritte con la disincantata ironia del vivere quotidiano e con i toni leggeri espressi dai veloci scambi di battute dei protagonisti.
I luoghi, i sapori, i gesti, i passi, gli intrighi fungono da scenario; primo attore è l’enigma, la cui soluzione, tra storia e leggenda, si fa simbolo immortale del nostro esistere in un mondo di conflitti. La scrittura tutta, che ben si presta alla “mise en scène” teatrale, ci dona un breve gradevole ‘sorridere di noi’.
L’Aquila, 2007
Maria Lucia Carani
Docente di Storia dell'Arte
Docente di Storia dell'Arte