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Un Pomeriggio al Progetto Case, di Vincenzo Battista

Il mito di Celestino “Progetto Case”, Bazzano. Adesso il rumore è più forte, intenso, è arrivato il momento: “Dai, usciamo dalla “camera con vista”, sul balcone – le dico – potremo anche vedere...”. Lo fa Lucia, IV elementare, sorride e forse ha capito... lo fa, e così ci affacciamo sopra la “battaglia” , dentro una nuvola che si alza dal suolo, dentro la pianura di Bazzano cavalli e cavalieri si muovono, compatti escono dalla polvere” li vedi, eccoli “– le esclamo- per un attimo appaiono e combattono tra la nube, contro i fanti schierati in linea con le lance abbassate e proiettate, le armature abbaglianti e i vessilli colorati, le insegne della città; appaiono e combattono, cadono, sbattono e qualcuno rialza le insegne, importanti, tenute ferme mentre intorno urla l’ardore, l’impeto si scatena, la sfida è arrivata, dopo un anno di assedio il coraggio è liberato.

“Che spettacolo Lucia. E dietro”- le dico- “guarda ancora”, le mura bianche in pietra della città, la porta e le torri di Aquila, e sopra gli aquilani che sventolano i drappi, incitano alla vittoria donne, anziani e sì anche i bambini, “ Ti vedi lì Lucia sui camminamenti delle mura, riesci a vederti...”.

Quando chiudiamo la porta del balcone la battaglia è finita, è vinta, la città è salva, tu sei salva... Lucia, e la “Fedelissima civitas” nell’anno domini 1424 continuerà a vivere, ancora, per tanti secoli, oltre gli eventi, oltre le catastrofi, addizionando e sottraendo le pietre delle case, questo sembra il suo destino e dentro le mura la città di tante Lucie.

Le “torri” del progetto case di Bazzano che “guardano” il capoluogo, della “memoria” adesso, si presentano allineate e ordinate; lì non c’è battaglia, ma c’è l’assedio di un’ indifferenza, l’ombra di un luogo sociale senza identità che raccoglie e trattiene le pene quotidiane, il dolore, i lutti rimbalzati qui e qui domiciliati: un contenitore antropologico a cui è impedito di guardare al futuro, senza certezze se non quella di aspettare il sole: i nuovo eremiti, li vedi, escono dai balconi, si appoggiano sulle ringhiere, guardano la pianura della battaglia... Ma va bene così - dicono- hanno le case e il resto, sì il resto, per alcuni, è meglio non vederlo.

Venerdì 25 febbraio, dalle 17,30, nella “Tenda Amica” della Curia nel “Progetto Case” di Bazzano, si cercherà di far spegnere i televisori, far scendere le persone, allentare anche se per una serata il vincolo di appartenenza a questo “mondo nuovo”, stridente. L’organizzazione è affidata alla chiesa locale, a due parroci di frontiera Don Roman Slugocki e Don Antonio Giuliani e alla One Group, editore del volume ”Il mito di Celestino” di Angelo De Nicola, che sarà presentato in una conversazione tra il pubblico, tra fonti storiche, tra immagini, testi e la ricerca di una identità persa nel tempo ma attualizzata da De Nicola in una sorta di remake, un giornalismo tracciante il mito - quello di Pietro dal Morrone- fino a muoverlo, a incarnarne “il personaggio”, tra il pubblico, con una domanda incalzante, che si pone oggi l’autore: il ruolo della chiesa, il nuovo Celestino, la sua “missione” dentro la violenza degli eventi di una città in attesa.

E poi il gruppo storico “Scherza con il cuoco”, creativi chef, debordanti con le loro proposte gastronomiche, per restare ancora nella tenda fino a sera: piatti della tradizione del mese di febbraio, offerti alle persone del progetto case. Sì, si può ripartire da questa goccia, senza protagonismi e senza primati (se non quelle delle famiglie) per indicare nel progetto case un luogo che non può essere aggirato, scostato se confidiamo che il mare, in fondo, è fatto di gocce.
L'Aquila, 24 febbraio 2011

Vincenzo Battista




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