Attilio Maria Cecchini
Attilio Cecchini, notissimo avvocato, ha 93 anni. Da sempre dice quel che pensa anche a rischio della vita, come gli accadde in Venezuela negli anni Cinquanta quando con i suoi scritti su "La Voce d'Italia" e su Paese Sera (sotto pseudonimo) di cui era corrispondente, combatteva e denunciava i soprusi del regime venezuelano pur consapevole che questo potrà farlo diventare bersaglio di critiche e suscitare polemiche. Il Nobel Gabriel García Márquez citò l'attività del giornalista Cecchini (in particolare l'inchiesta giornalistica sulla scomparsa, a Caracas, di sette siciliani) in un capitolo del suo libro "Quando ero un giornalista felice e sconosciuto".
"Don Attilio" è un personaggio-chiave dell'ultimo trentennio all'Aquila e in Abruzzo. È l'avvocato che ha smontato il "teorema Tragnone" nello Scandalo Pop che portò nel 1992 all'arresto dell'intera Giunta Regionale; è l'"uomo nuovo" che nel 1994 si candida a sindaco dell'Aquila (e perde) nel dopo rivoluzione di "Mani pulite" contro il comunista Antonio Centi; è il "padre" professionale del sindaco aquilano per dieci anni, l'avvocato Biagio Tempesta; è l'avvocato che entra in guerra col "Palazzo" per difendere (gratis) un principio: l'innocenza di un "povero cristiano di nome Michele Perruzza" protagonista del caso del "Delitto di Balsorano" morto d'infarto gridando la sua innocenza.
Nel dopo sisma del 6 aprile del 2009, difende vittime ma anche presunti carnefici e/o "furbetti" rappresentando anche la parte civile nel famoso processo dalla Commissione Grandi Rischi della Protezione Civile.
"Don Attilio" è un personaggio-chiave dell'ultimo trentennio all'Aquila e in Abruzzo. È l'avvocato che ha smontato il "teorema Tragnone" nello Scandalo Pop che portò nel 1992 all'arresto dell'intera Giunta Regionale; è l'"uomo nuovo" che nel 1994 si candida a sindaco dell'Aquila (e perde) nel dopo rivoluzione di "Mani pulite" contro il comunista Antonio Centi; è il "padre" professionale del sindaco aquilano per dieci anni, l'avvocato Biagio Tempesta; è l'avvocato che entra in guerra col "Palazzo" per difendere (gratis) un principio: l'innocenza di un "povero cristiano di nome Michele Perruzza" protagonista del caso del "Delitto di Balsorano" morto d'infarto gridando la sua innocenza.
Nel dopo sisma del 6 aprile del 2009, difende vittime ma anche presunti carnefici e/o "furbetti" rappresentando anche la parte civile nel famoso processo dalla Commissione Grandi Rischi della Protezione Civile.