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IL TRATTATO SENZA NOME

Mappa della città
di Pasquale Visconti


Il dottor Carlo Di Stanislao è riuscito a mettere le mani su questo testo che riguarda Pasquale Visconti, nobile aquilano innamorato d'oriente che prese parte alla resistenza tibetana contro i cinesi nel 1910.


Estratto dalle Cronache degli avvenimenti e del soggiorno del conte Pasquale Visconti in Tibet e in India

Premessa
di un testo di yoga tantrica nell'insegnamento pratico rimontante a prima della discesa degli aryani dall'attuale bacino del tarim a nord del deserto di Gobi in seguito ad uno spaventoso movimento tellurico causato da un sollevamento della crosta terrestre che prosciugò tutta la zona a nord del mare esistente ove si trova ora il deserto di Gobi gli Aryani attraverso le località di Fargana e Kasghar, indi attraverso il pamir vennero ad occupare il territorio nord-orientale del kashmir ove fu creato il Sapta-Sindu e questo avvenimento geologico è stato calcolato essere avvenuto dai 500.000 ai 360.000 anni a.c. .nel 1903 i1 Trashi Lama di Shioatzè, in un suo pellegrinaggio al monte KAILAS.(La montagna sacra , antica residenza del Dio SHIVA ) si fermò a pernottare , in una grotta chiamata - "La Grotta Del Profumo Di Sandalo ", dato che in essa si sentiva un intenso profumo di sandalo (Bisogna premettere che la pasta di sandalo è normalmente usata particolarmente nelle indie quale rinfrescante nelle febbri e come anafrodisiaco) ora per questa ragione, dato che in questa grotta abbastanza ampia vi pernottavano intere carovane familiari di pellegrini per questa ragione nessuno si era mai dato pensiero della ipotetica provenienza di questo profumo Il caso volle però che al TRASHI LAMA il profumo del sandalo fosse fastidioso e quindi non sopportandolo; prima di entrare nella grotta , la fece ripulire completamente e con molta accuratezza. Durante questa operazione avvenne con somma meraviglia di tutti, in un punto della fiancata destra , verso il fondo della grotta , un tratto di parete franasse, mostrando così un nuovo vano , ove fu trovato lo scheletro di uno yogi in posizione di padmasana e se ne dedusse che questo vano fosse stata la sua abitazione , molte miglia di anni prima.

Il Trashi Lama dopo aver esaminato tutto ciò che si trovava in questo vano. fece asportare soltanto un cofano in legno di sandalo , Fece chiudere di nuovo il vano che si era scoperto e fece partire immediatamente un corriere, a cavallo, per Lhasa per aver ordini in merito dal Dalay Lama. Non essendosi trovato nessuno capace di decifrare i caratteri incisi sul coperchio del cofano, questo fu portato a Lhasa e qui esaminato alla presenza del Dalay Lama, fu aperto e vi si rinvennero 108 tavolette di legno di sandalo aventi le dimensioni di 35 x 25 x 1,2 centimetri (queste misure sono state eseguite da me quando ebbi la possibilità di poterle vedere) completamente ricoperte da incisioni in caratteri che nessuno dei presenti, opportunamente convocati potettero dimostrare di conoscere. Il Dalay Lama per poter giungere all'interpretazione di queste tavolette, fece emanare un bando a tutte le gompa (conventi-monastero), alla ricerca di qualche lama che conoscesse le più antiche scritture,ed in particolare, alle tre maggiori gompa che si trovano nelle vicinanze di Lhasa, quella di DEPUNG che aveva allora circa 10.000 religiosi, Sera che aveva circa 6.000 religiosi e GALDEN che ne aveva circa 4.000; affinché facessero una ricerca,in tutte le gompa di loro pertinenza nell'intero territorio tibetano fra tutti i Tulkut( reincarnazione degli abati, ritenuti esseri spiritualmente superiori e quindi aventi dei poteri extranormali) se ve ne fosse qualcuno in grado di poter decifrare le 108 tavolette.

A questo scopo il Dalay Lama fece disegnare su pergamena la copia di ogni tavoletta e queste copie furono distribuite alle varie gompa per la ricerca di ipotetici interpreti. Nel 1908 , in seguito a queste ricerche fu travato a GARTOK , una gompa minore, a circa 50 chilometri ad occidente del monte Kailasa . il quale aveva l’età di 12 anni. Questi con grande meraviglia dei lama presenti, la dettò in tibetano ad un lama che si trovava lì di passaggio dato che doveva recarsi nelle Indie a New Delhi (essendo egli l'interprete ufficiale del governo tibetano presso le autorità inglesi). Senza perdere tempo fu fatto ripartire per Lhasa unitamente al giovane tulkut accompagnati da una scorta di soldati, portando con loro la traduzione della tavoletta per dimostrare come avessero obbedito, sia pure con un ritardo di anni, all'ordine della ricerca emanata dal Dalay Lama.

Il Dalay Lama convocò due giovani tibetani (che erano stati mandati con la spedizione inglese di Younghusband nel 1904, in Inghilterra ove il primo cioè Mondron in un collegio in cornovaglia in tre anni superò l'esame di ingegneria mentre il secondo, negato per gli studi, riuscì soltanto ad imparare a fare il telegrafista con il sistema morse).

Quando tornarono in Tibet portarono con loro una motocicletta che il Dalay Lama volle subito vedere. Recatisi in una pianura alle porte di Lhasa, il Dalay Lama con la sua scorta montata sui soliti muli, non appena misero in moto la motocicletta il rumore infernale del suo motore fu tale che i muli si spaventarono e ci vollero circa due ore per poter riunirli di nuovo.

Si può immaginare oltre lo spavento; la mortificazione del Dalay Lama, e per calmare la sua collera gli fu regalata la motocicletta, che giaceva ancora in un sottoscala del POTALA nel 1912 quando la vidi io.

Questi due giovani furono convocati perchè insieme a Kazi Dawa Sandup il lama interprete ufficiale del governo tibetano e il Tulkut facessero la traduzione delle 108 tavolette non solo in tibetano; ma anche in inglese. Le traduzioni furono ultimate alla fine del 1912 quando il Dalay Lama fece ritorno a Lhasa

NOTA
Nel 1910 il Dalay Lama per non farsi catturare dai cinesi che avevano invaso il Tibet si rifugiò nel Sikkim a GANTOK. Io mi trovavo nel Tibet in missione geografica ed indipendentemente dall'esercito tibzta (e anche per pnter salvare la mia pelle) eseguii delle azioni di guerra mediante una pistola mauser, di quelle usate dalla marina italiana, che avevano un astuccio di legno sul quale si poteva innestare la pistola che così si trasformava in un vero e proprio moschetto ( il calibro era mm 10,35 ed aveva una gettata fino a 1.500 metri e poteva sparare 10 colpi senza essere ricaricata, cosicché io da circa 1.000 metri potevo colpire senza essere neppure visto, e per questa ragione fui battezzato dai soldati tibetani ai seguito del generale Tsaron Shapè “L'INVISIBILE DIAVOLO BIANCO”. Questo generalissimo tibetano mi aveva fatto seguire dai suoi soldati per poter vedere come facevo a colpire da una tale distanza. Infatti una mattina mentre difendevo un passo obbligato a sud di Lhasa, questi assistette alla mia azione dalla distanza di circa 50 metri, terminata l’azione, sapendo che avrebbe potuto avvicinarsi alzando bandiera bianca (non sapeva per quale ragione i bianchi con questo mezzo potevano avvicinarsi al nemico per parlamentare ), infilò uno straccio bianco ad una bacchetta di fucile (essi li avevano ancora ad avancarica), la infilò alla canna di un fucile, che si lo mise a tracolla e si avvicinò a me.

Con l’aiuto di un marinaio tonchinese che mi accompagnava come interprete (in caso di bisogno poiché la mia missione era segreta) lo feci fermare e chiedere cosa volesse: disse che non era venuto con cattive intenzioni, ma perchè gli sarebbe piaciuto poter vedere la mia arma miracolosa.

Gli feci dire di deporre a terra le sue armi, quindi lo feci avvicinare e gli feci vedere, scaricando 9 colpi ancora contro i residui delle salmerie cinesi che avevo obbligato a fermarsi dato che non avrebbero potuto proseguire essendo il sentiero montano a mezza costa su di una sporgenza di roccia di non oltre un metro e mezzo, e con uno strapiombo di circa 200 metri al disotto, era rimasto un colpo nell'arma, quindi messa la sicura senza farmi scorgere , gliela porsi per fargliela vedere. Mi chiese se avrebbe potuto usarla, gli feci allora poggiare l'arma su di una roccia, gli insegnai come avrebbe dovuto fare per puntare e dopo aver tolta la sicura, lui fece partire il colpo, ma avendo chiuso gli occhi per lo scoppio, il colpo andò a finire circa 10 metri più in alto, ciò non toglie che egli potette vedere ove aveva colpito dato che un pezzetto di roccia si era sgretolato e egli con il suo binocolo potette vederlo.

Mediante un giro vizioso ci sganciammo dall'esercito cinese che malgrado ciò ci aveva sopravanzati sui due lati, sia pura ad una distanza di varie miglia, montammo su dei pony ed unitamente ad un centinaio di soldati armati di archi e vecchi fucili ad avancarica facemmo una galoppata di tre giorni fino a raggiungere il Dalay Lama a Gantok . Questo generalissimo Tsarong Shape' raccontò al Dalay Lama quanto io avessi fatto nel loro interesse ( dato che egli in gioventù era stato un tipo avventuroso ed aveva compreso come io avessi fatto tutto ciò per puro spirito di avventura), fece comprendere al Dalay Lama che non avrebbe dovuto compensarmi con della moneta non avendolo fatto per un ipotetico guadagno. Il Dalay Lama volle vedermi e farsi raccontare da me tutto quanto io avevo fatto nonché perché mi trovassi nel Tibet ; quindi mi rimproverò perché mi ero permesso di misurare il suo territorio malgrado che lui avesse proibito ogni ingerenza sul suo territorio agli stranieri; ma dato che questa mia disubbidienza non era stata a suo discapito, volle che gli consegnassi una copia della mappa della zona del lago Yandro che io avevo trigonometrata, in cambio egli in premio del mio operato a suo beneficio mi insignì dell' onorificenza della “Stella Gurka” ed avendo saputo che ero allievo dell'opera delle Missioni Di Ramakrishna in Baranagore mi promise che qualora fossi andato con lui a Lhasa dopo pochi giorni mi avrebbe fatto prendere visione di un antico testo di Shivaitismo Tantriko che si riteneva scritto sia direttamente da allievi diretti di shiva se non addirittura dettato da shiva stesso, anzi qualora ne fossi stato capace mi permetteva addirittura di poterlo tradurre nella mia lingua dato che era bene che anche gli spiriti evoluti dell'occidente avessero imparato che il tibet non era, specialmente per parte del suo Dalay Lama, contrario a che la civiltà tibetana si espandesse nel mondo .

Dopo cinque giorni si ripartì per tornare a Lhasa, Io con la tonaca lamaista ed il cordone brahmanico bene in vista seguii la carovana. Giunti a Lhasa fui istallato nella cattedrale di Lhasa chiamata “CHOKANG” le cui guglie sono in rame massiccio ricoperte di oro e si diceva che la freccia principale fosse di oro massiccio.

Sotto la guida di Kyipup allora funzionario postale e telegrafico, il lama Gelog (è il terzo grado della gerarchia lamaista ed equivale a prete Mondron) e l'interprete ufficiale del governo tibetano Kazi Dawa Sandup , che avevano fatto la prima traduzione in inglese del testo in antichi caratteri dravidici del nord, presi visione , studiai ed in circa due mesi feci una traduzione in italiano di tutto il testo, che se lasciava alquanto a desiderare circa la lingua italiana, dal lato della tecnica descritta era una vera perfezione. Alcune correzioni ve le apportai a Baranagore sotto la guida di Naranjanananda. La definitiva correzione riguardante la lingua italiana vi fu apportata dall'allora sottotenente di vascello signor Gasparri (nipote del cardinale Pietro Gasparri ) che si imbarcò poi sulla Regia Corazzata Roma nel maggio del 1914.

Questa è la vera storia di questo “TRATTATO SENZA NOME”; di cui si potrebbe dire che le sequenze dell'insegnamento , siano annotazioni dalla viva voce diretta del DIO SHIVA o dei suoi discepoli diretti quindi rimonterebbero a prima dello svuotamento del lago di Sati (nome della prima moglie di SHIVA ) svuotamento che avvenne in seguito allo sfondamento della barriera montana provocato dalle folgori del tridente di SHIVA scagliato contro la barriera montana nel sito chiamato BARAMULA.

Questa frattura dette nascita ai sette fiumi che attraversò le valli di quello che divenne il SAPTA-SINDU andarono a sfociare in quel braccio di mare che costituiva il braccio occidentale del mare di GODWANA che separava la catena del l’Himalaya dall'altopiano del DAKKAN .Questo fatto si ritiene che geologicamente sia avvenuto tra il 500.000 ed il 360,000 a.c.

Questa traduzione fu fatta esattamente 50 anni fa ; ciò dichiaro oggi avendo intenzione di rendere possibile il consiglio dell’allora Dalay Lama, di far cioè conoscere agli individui maggiormente sviluppati spiritualmente del mio paese (a coloro che veramente vorranno seguire i veri passi dell'insegnamento della YOGA TANTRIKA SHIVAITA nella speranza che con ciò possano giungere alla realizzazione spirituale finale.

Roma 15/7/1972
Pasquale Visconti




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