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RAGIONANDO SU "UNA CITTA' DELLA SCIENZA"

Mappa della città
di UMBERTO VILLANTE
Dal sito www.ilcapoluogo.it, dicembre 2008


Organizzato dal Lions Club (con introduzione del Presidente Giulio Mancinelli e coordinamento di Angelo De Nicola), si è svolto nei giorni scorsi, presso il Centro Congressi “Duca degli Abruzzi”, un interessante convegno sul tema “La Scienza come Risorsa del Territorio”. Basato su di un’ampia relazione/proposta del Prof. Umberto Villante (Ragionando su una “Città della Scienza”), il convegno ha registrato anche importanti interventi di illustri relatori, quali il Rettore Di Orio, il Direttore dei Laboratori del Gran Sasso, Coccia, il Presidente di Confindustria, Galbiati ed il Sindaco Cialente. Altrettanto interessante è risultato il successivo dibattito, con interventi di spicco da parte del Presidente della Fondazione Carispaq, Marotta e del Presidente di Abruzzo Engineering, Marola: entrambi, soffermandosi sul ruolo delle rispettive istituzioni, hanno espresso condivisione e consenso operativo sulle linee proposte da Villante e dagli altri relatori. Certamente l’iniziativa del Lions Club ha riscosso notevolissima attenzione da parte di tutti i convenuti, facendo registrare ampia condivisione delle prospettive di qualità per la nostra città che i relatori hanno saputo proporre con argomenti di notevole spessore. Abbiamo quindi chiesto al Prof. Umberto Villante di riassumerci i temi della sua proposta.

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Mi siano consentite un paio di premesse. Avvezzo, ormai da diversi decenni, a soggiornare, di tanto in tanto, presso università e centri di ricerca in tutto il mondo, ho da tempo maturato la convinzione che il nostro territorio abbia molte carte da giocare per proporsi all’attenzione nazionale ed internazionale quale centro di spessore scientifico e culturale in cui è interessante e piacevole sviluppare scienza e cultura, organizzare eventi, o anche solo trattenersi per soggiorni di qualità. Ed aggiungo, da innamorato della mia città, che sogno sempre di trovare alle sue porte una targa con l’iscrizione “Benvenuti a L’Aquila, Città della Scienza” (“marchio” di cui rivendico il copyright, precisando che nel termine “Scienza” intendo ovviamente comprendere ogni ramo della Cultura); ad essa dovrebbero far compagnia due o tre tabelloni con le elencazioni delle nostre principali presenze scientifiche, archeologiche, storiche e culturali e la descrizione degli itinerari per visitarle. Ciò premesso, e saltando a piè pari alcune importanti considerazioni introduttive sviluppate nella serata Lions, vengo ai punti salienti della mia presentazione.

Non c’è dubbio che diverse condizioni favorevoli alimentino la prospettiva di rendere il nostro territorio una “Città della Scienza” (se mi si perdona il termine affettuosamente roboante): la presenza centrale di un’Università con le sue punte di elevata qualificazione, quella dei Laboratori del Gran Sasso, la singolare concentrazione di altre istituzioni scientifiche e culturali (tra cui, per limitarci a titolo di esempio alla Fisica, ricorderò l’International School of Space Science, iniziative simili di più recente istituzione, l’Istituto Nazionale di Geofisica del Forte Spagnolo, l’Osservatorio Geomagnetico di Preturo, l’Osservatorio Astronomico di Campo Imperatore,...; ma diverse altre presenze andrebbero elencate in questo ed in altri campi), le tante iniziative di qualità intraprese da tanti colleghi in altri settori, un contesto industriale (e non solo) di assoluta rilevanza in questa ottica (Thales Alenia Space, Micron, Telespazio,..., Abruzzo Engineering, e la stessa Reiss Romoli), gli straordinari siti archeologici e storici, le numerose istituzioni di prestigio in discipline artistiche, culturali e dell’immagine, un Parco Nazionale, la centralità in Italia, la vicinanza con Roma, i suoi aeroporti, le sue università e strutture scientifiche, etc.

È dunque naturale ed opportuno domandarsi se tutto ciò possa essere ulteriormente valorizzato in un progetto organico che produca valore aggiunto per il territorio e contribuisca a definirne meglio l’identità. Ovviamente si tratta di un discorso complesso che richiede progettualità, coinvolgimento di Enti ed Istituzioni, strategie di integrazione, assoluto rigore scientifico e culturale, coraggio di guardare un po’ in grande, e comunque ben aldilà delle mura cittadine, ed un po’ di fantasia. Tuttavia, nel convegno dei Lions, ho discusso alcune proposte iniziali (che naturalmente, risentendo molto della mia esperienza personale, vanno prese solo a titolo di esempio), forse utili per avviare un discorso organico, esprimendo altresì la convinzione che quanto proposto per “competenza” nel settore scientifico possa certamente trovare piena corrispondenza nel settore storico-umanistico.

Basandomi sulla lunga esperienza maturata alla direzione dell’International School of Space Science, ho inizialmente espresso la convinzione che il nostro territorio offra condizionali ottimali per esaminare la concreta possibilità di una progressiva istituzione di una sorta di Scuola Internazionale a Carattere Multidisciplinare (ipotesi ovviamente da verificare con i principali interlocutori). Penso cioè ad un’unica Scuola che, basandosi su un’ampia compartecipazione di personalità, Enti ed Istituzioni, sia in grado di articolare, con cadenza annuale, corsi di breve durata, ma di altissimo livello, in ciascuno dei settori di maggiore interesse e potenzialità per il territorio (scienze; ma anche, come sottolineavo nel convegno, archeologia, ambiente, altri settori culturali e scientifici, di avanzata tecnologia, di interesse industriale, territoriale, etc.). A tale iniziativa potrebbero concorrere le principali istituzioni scientifiche, le più significative presenze culturali e le più qualificate presenze industriali. Inizialmente ci si potrebbe basare sulle nostre “eccellenze”; ma subito lo sguardo andrebbe rivolto anche oltre i confini del Paese, chiamando a collaborare studiosi di statura internazionale. Un’iniziativa di questo genere richiamerebbe ogni anno, come la International School of Space Science fa da quasi venti anni, i migliori giovani ricercatori da tutto il mondo per farli vivere per qualche settimana a contatto con i più autorevoli scienziati del settore, inserirebbe stabilmente gli appuntamenti aquilani nei calendari scientifici internazionali, consentirebbe ai migliori dei nostri giovani, durante il corso dei loro studi, straordinarie esperienze ai massimi livelli internazionali, arricchendoci anche come sede universitaria, costituirebbe un utile riferimento per le industrie del territorio, fungerebbe indubbiamente da volano per un turismo culturale di qualità, potrebbe forse anche gettare le basi (ma diciamolo sottovoce) per un Centro di Studi Avanzati. Sotto il profilo organizzativo, la necessità di ospitare di volta in volta un centinaio di persone in una struttura dotata di aule multimediali, spazi per gruppi di lavoro, avanzate risorse informatiche, strutture per il tempo libero, etc. difficilmente troverebbe, anche su vasti panorami, una soluzione più idonea del Campus Reiss Romoli. La disponibilità di una struttura di questo genere potrebbe anche stimolare e facilitare, qualora di interesse, l’organizzazione di “Summer Institutes”, cui invitare scienziati a lavorare su argomenti definiti, magari privilegiando quelli di maggiore peso ed interesse per il territorio. Ma ovviamente altre idonee soluzioni potrebbero essere individuate.

Ad iniziative di questo genere, ed alle altre che vengono riassunte in seguito, il territorio dovrebbe essere in grado di affiancare, in maniera quasi automatica, l’articolazione di splendidi Itinerari di Turismo Scientifico-Culturale (da studiare, organizzare, definire, documentare) che solo il nostro territorio può offrire (Amiternum, Fossa, Bominaco, Santo Stefano, Campo Imperatore, Laboratori Gran Sasso, Alba Fucens, Telespazio, etc.). Ed in questo senso, completando quanto già si fa egregiamente al Gran Sasso, potrebbe essere studiata la possibilità di aprire regolarmente al pubblico sia le strutture scientifiche del Castello sia, eventualmente, quelle di Campo Imperatore per offrire al turista interessato una possibilità unica di uno sguardo approfondito che spazi dalle viscere della Terra fino ai confini dell’Universo (s)conosciuto.

Sulla base del notevole successo registrato lo scorso anno dalle mostre “Macchine di Leonardo (12.000 visitatori) e “Nel Fuoco del Sole” (4.000), andrebbe inoltre esplorata la possibilità di identificare una sede (Forte Spagnolo?, con il privilegio di costituire un interessante connubio tra Arte e Scienza) da attrezzare e rendere permanentemente disponibile per candidare la città ad ospitare la tappa italiana delle bellissime Mostre Itineranti (e non solo) che le comunità scientifiche internazionali spesso realizzano per diffondere la conoscenza della loro disciplina. A cio’ sarebbe bello affiancare una Mostra/Museo di quanto “produce” ed “ha prodotto” il nostro territorio in termini di strumentazioni scientifiche e tecnologiche (ma anche di avanzamenti culturali) presso Università, Enti culturali, laboratori di ricerca ed industrie ad avanzata tecnologia.

Coniugando il messaggio e la spiritualità celestiniana con le competenze scientifiche in cosmologia e scienze dell’universo (ma anche quelle in altri settori, presenti nell’Università ed in Enti culturali), la città potrebbe inoltre proporsi come Punto di Incontro/Confronto tra Scienza e Religioni, organizzando eventi che vedano la partecipazione dei massimi esponenti del mondo della Scienza e di quello della Spiritualità. Come notava tempo fa il collega Coccia (cui si deve il primo suggerimento), è francamente difficile, al di fuori di Roma, trovare una città che possa mettere in campo peculiarità migliori delle nostre per candidarsi in questo senso e proporsi con cadenza regolare all’attenzione del mondo intero in questa interessante prospettiva.

Si è inoltre ampiamente discusso, nel corso della serata, sugli aspetti legati all’attività congressuale, sottolineando come sia assolutamente determinante in questo senso il coinvolgimento e l’iniziativa di aziende di promozione turistica, enti locali e consorzi di albergatori nell’affiancare per tempo gli scienziati, se veramente si intende proporre in maniera organica la nostra città come sede di riferimento per questo tipo di manifestazioni.

Ma naturalmente, come sottolineavo nel convegno, per avere successo in questo progetto, è indispensabile “rendere la città un posto in cui è più semplice, più economico, più piacevole organizzare eventi”. Ed in questo senso ho suggerito, come elemento determinante, l’istituzione di un Centro Servizi, agile, con competenze amministrative ed informatiche, oltre all’ovvia padronanza delle lingue (“Science Commission”, lo ha definito il Sindaco nella sua replica). Questo Centro dovrebbe costituire riferimento permanente e stimolo per quanti intendano, anche da fuori Paese, proporre iniziative. Ad esso spetterebbe il compito di informare sui canali di finanziamento, garantire servizi di segreteria e professionalità nella gestione fondi, attivare convenzioni con strutture ricettive, curare i trasporti con Fiumicino, distribuire l’articolazione delle iniziative nel corso dell’anno, offrire pacchetti turistici di qualità ed eventi culturali di contorno, diffondere presso i bollettini scientifici il calendario delle attività, gestire la “pubblicazione” degli atti (sviluppando un’”editoria” di nicchia), realizzare ed aggiornare un sito web “L’Aquila Città della Scienza” che dia permanente visibilità su scala internazionale alle presenze scientifiche e culturali del territorio ed all’intera articolazione delle iniziative; insomma, curare con professionalità tutto ciò che promuova il progetto di “Città della Scienza” sotto il profilo operativo e gestionale.

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Mi fermo qui, per non tediare oltre il lettore sull’elenco di quanto ho proposto nel recente convegno (ma, come dicevo, altre valide iniziative potrebbero essere considerate, anche in alternativa). Credo, d’altra parte, che a nessuno sfugga l’importanza di iniziative di questo genere anche nell’ottica di un territorio che intende legare una parte significativa del proprio sviluppo a forme turistiche di qualità, ed in quella di promuovere condizioni favorevoli per l’insediamento e sviluppo di ulteriori strutture scientifiche e culturali.

Resterebbe da domandarsi cosa serve per avviarsi organicamente in questa direzione. Riservandomi eventuali futuri interventi, me la caverò con poche parole: un progetto di massima, condiviso e coordinato che raccolga, selezioni, raccordi ed integri quanto già si fa; l’effettivo coinvolgimento corale di Enti, Istituzioni scientifiche e culturali, presenze industriali, istituti di credito; l’individuazione di professionalità in grado di definire un percorso realizzativo, identificandone modalità, mezzi, strutture, priorità; un Comitato Scientifico di statura internazionale, l’attivazione del Centro Servizi.

Naturalmente si tratta solo di proposte iniziali, forse neanche le più opportune; di suggerimenti di poco costo per provare a tradurre direttamente Scienza, Cultura ed Ambiente in risorsa; di semplici mattoni per un tessuto connettivo che porti progressivamente la nostra città a poter essere effettivamente caratterizzata ed identificata, pur nei limiti delle sue dimensioni, come una “Città della Scienza e della Cultura”. È tuttavia mia opinione che valga la pena rifletterci. Magari prima che ci riflettano altri...
L'Aquila, dicembre 2008
Umberto Villante
Direttore dell’International School of Space Science




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