LA STORIA DELLE "TRE MARIE"
di Amedeo Esposito
Da Il Messaggero Abruzzo 18 e 19 ottobre 2005
Maestro Silone nel suo ”La terra e le genti d’Abruzzo lei annota che sua Nonna domandò: «Chi ti farà il pane?». Come ha risolto la sgomentata richiesta della sua antenata? «Questa sera, per esempio, come per quelle prossime, il pane me lo faranno le Tre Marie».
È la risposta data alla nostra domanda da Ignazio Silone all’inizio di una contenuta intervista rilasciataci, seduti in uno dei tavoli delle Tre Marie, la sera del 2 novembre del lontano 1965. Entro cui quella allora cominciò a discutere con Giacomo Colli sulla realizzazione della prima italiana di ”Ed egli si nascose”.
Quell’accogliente circolo culturale ha oggi centodue anni. Principiò nel 1903, infatti, il cammino della ”Trattoria Cancellieri”, trasferitasi da via dell’Acconcio (ora via Patini), in via Tre Marie, nei locali ancora oggi occupati, realizzati, al fine del completamento della sistemazione architettonica del corso Vittorio Emanuele, alla conclusione dei lavori di costruzione della Cassa di Risparmio. Per trasformarsi in ”Ristorante Tre Marie” 93 anni fa, nel 1912 ad iniziativa di Elena Cancellieri ed il marito Giuseppe Scipioni.
S’ebbe da allora la fusione dell’alta cucina, tutta abruzzese, con la cultura a qualunque livello, partendo dalla realizzazione, da parte di don Peppe Scipioni, pittore autodidatta, di una vetrata policroma, in mosaico di vetro soffiato e piombo, raffigurante le tre Marie: Cleofe, Maria Maddalena e Maria Vergine madre del Cristo. Fu ed è questo l’emblema, il sigillo di un luogo che creò sempre (com’era intendimento di don Peppe) la carica emotiva perché la città vantasse uno scrigno prezioso sì, della culinaria, ma anche della cultura del Novecento. Ebbe ragione in pieno. Il suo cenacolo nel 1986, con decreto dei Ministero dei Beni Ambientali, fu denominato ”locale storico d’Italia” e «sottoposto a vincolo monumentale». Insomma, entrò fra i locali da salvaguardare come patrimonio culturale ed artistico, alla stregua del ”Savini” di Milano, del ”Tommaseo” di Trieste, dell’”Harry’s Bar” di Venezia, del ”Quirinale” di Roma e del ”Gambrinus” di Napoli. E comunque unico in Abruzzo.
Il secolo scorso, ”il secolo breve”, riservò all’Italia intera momenti di profonda crisi. Sicché, ad esempio, quella che ci investì subito dopo la seconda guerra mondiale, impose a Giuseppe Scipioni sforzi sovrumani, sempre coadiuvato dalla consorte Elena Cancellieri (un dolcissima donna nel nostro ideale personaggio solare), mai però abbandonati dalle personalità culturali più in vista nel succedersi degli anni.
Il dopoguerra fu duro per tutti gli italiani, non meno che per le ”Tre Marie”. Elena Cancellieri e Giuseppe Scipioni affrontarono quelle difficoltà giungendo alla ripresa con determinazione e con fantasia. Nel ricordo dei precedenti personaggi che ”amarono” le Tre Marie, come Emma Grammatica, Ettore Petrolini, Alida Valli etc. la ripresa ebbe una data ben precisa: 10 marzo 1962. Quando Laudomia Bonanni e Gian Gaspare Napoletano, due aquilani doc, riaprirono il ”cenacolo aquilano” alla cultura romana, attraverso - pensate!- una Panarda o cena dell’amicizia, composta di 36 portate. Un trionfo culinario, senza dirlo, di Elena e Giuseppe Scipioni. Che fece il giro della sale cinematografiche d’Italia perché ”la settimana Incom”, sempre su richiesta di Bonanni e Napolitano, ne fece riprese di grande effetto. Non si ha un riferimento di quanti dei commensali giungessero alla fine della cena. Moltissimi invece gli ”eroi” che si alzarono alle sei del mattino del 22 dicembre 1968 dai tavoli delle Tre Marie occupati alle 21 della sera precedente dai delegati (circa 50, riuniti per la Panarda da Errico Centofanti) delle 22 città (Umbria, Marche, Lazio, Abruzzo e Molise) associate in seno all’Assemblea dell’Ente Autonomo Teatro Stabile dell’Aquila. Fu dunque negli anni Cinquanta e Sessanta che le Tre Marie ripresero il loro cammino sull’onda dei grandi avvenimenti.
Giuseppe Ungaretti ne fece proprio ”studio” nel 1962. Don Peppe Scipioni volle sempre gelosamente altissimo il tono del suo circolo. Aprì porte e finestre quando, nei primi del ’70, il violista Ivan Kuzmic suonò per i suoi ospiti un brano di Ivo Petric. Non meno entusiasmo pose nel ricevere il cittadino onorario Arthur Rubinstein, già di casa per i numerosi precedenti suoi soggiorni aquilani. E che dire di re, come Faruk, e regine? La sera del 20 ottobre del 1966 don Peppe ricevette il re di Svezia Gustavo II, reduce dalla campagna di scavi ad Alba Fucens. Il Sovrano, seduto sotto il ”pesco della sapienza” esaminava, durante la cena, i risultati delle sue scoperte archeologiche.
Ma quante le personalità che le ”Tre Marie” scelsero per deliziare il gusto e lo spirito? Il loro elenco non avrebbe sufficiente spazio, pur comprendendo personaggi come De Sica, Stockausen, Fellini, Proietti, e giornalisti italiani a stranieri fra i più noti, e chi più ne ha più ne metta. Ai quali vanno aggiunti i poeti e letterati recenti, quali Sanguineti e Adonis.
Il percorso del ”cenacolo aquilano” sembra che non possa continuare per le difficoltà denunciate da Paolo Scipioni il quale alla città, in nome dei genitori, può ben dire con D’annunzio: «Io ho quel che ho donato».
Da Il Messaggero Abruzzo 18 e 19 ottobre 2005
La città umbertina, creata dopo l’Unità d’Italia, coinvolse anche i ristoratori Cancellieri, ai quali si chiese di aprire un ristorante nella rinnovata via delle Tre Marie. Aprì così centodue anni fa (1903) la ”Trattoria Cancellieri”; che nel 1912 divenne ”Ristorante Tre Marie”. Purtroppo, come è stato riportato su queste colonne, difficoltà insormontabili stanno determinando la chiusura dello storico locale. Per Il Messaggero, Amedeo Esposito ripercorre, in sintesi, la storia di questo tempio della cultura culinaria, ma ancor più di quella artistica e letteraria che ivi richiamò re, scrittori, attori, musicisti, giornalisti fra i più grandi.
Maestro Silone nel suo ”La terra e le genti d’Abruzzo lei annota che sua Nonna domandò: «Chi ti farà il pane?». Come ha risolto la sgomentata richiesta della sua antenata? «Questa sera, per esempio, come per quelle prossime, il pane me lo faranno le Tre Marie».
È la risposta data alla nostra domanda da Ignazio Silone all’inizio di una contenuta intervista rilasciataci, seduti in uno dei tavoli delle Tre Marie, la sera del 2 novembre del lontano 1965. Entro cui quella allora cominciò a discutere con Giacomo Colli sulla realizzazione della prima italiana di ”Ed egli si nascose”.
Quell’accogliente circolo culturale ha oggi centodue anni. Principiò nel 1903, infatti, il cammino della ”Trattoria Cancellieri”, trasferitasi da via dell’Acconcio (ora via Patini), in via Tre Marie, nei locali ancora oggi occupati, realizzati, al fine del completamento della sistemazione architettonica del corso Vittorio Emanuele, alla conclusione dei lavori di costruzione della Cassa di Risparmio. Per trasformarsi in ”Ristorante Tre Marie” 93 anni fa, nel 1912 ad iniziativa di Elena Cancellieri ed il marito Giuseppe Scipioni.
S’ebbe da allora la fusione dell’alta cucina, tutta abruzzese, con la cultura a qualunque livello, partendo dalla realizzazione, da parte di don Peppe Scipioni, pittore autodidatta, di una vetrata policroma, in mosaico di vetro soffiato e piombo, raffigurante le tre Marie: Cleofe, Maria Maddalena e Maria Vergine madre del Cristo. Fu ed è questo l’emblema, il sigillo di un luogo che creò sempre (com’era intendimento di don Peppe) la carica emotiva perché la città vantasse uno scrigno prezioso sì, della culinaria, ma anche della cultura del Novecento. Ebbe ragione in pieno. Il suo cenacolo nel 1986, con decreto dei Ministero dei Beni Ambientali, fu denominato ”locale storico d’Italia” e «sottoposto a vincolo monumentale». Insomma, entrò fra i locali da salvaguardare come patrimonio culturale ed artistico, alla stregua del ”Savini” di Milano, del ”Tommaseo” di Trieste, dell’”Harry’s Bar” di Venezia, del ”Quirinale” di Roma e del ”Gambrinus” di Napoli. E comunque unico in Abruzzo.
Il secolo scorso, ”il secolo breve”, riservò all’Italia intera momenti di profonda crisi. Sicché, ad esempio, quella che ci investì subito dopo la seconda guerra mondiale, impose a Giuseppe Scipioni sforzi sovrumani, sempre coadiuvato dalla consorte Elena Cancellieri (un dolcissima donna nel nostro ideale personaggio solare), mai però abbandonati dalle personalità culturali più in vista nel succedersi degli anni.
Il dopoguerra fu duro per tutti gli italiani, non meno che per le ”Tre Marie”. Elena Cancellieri e Giuseppe Scipioni affrontarono quelle difficoltà giungendo alla ripresa con determinazione e con fantasia. Nel ricordo dei precedenti personaggi che ”amarono” le Tre Marie, come Emma Grammatica, Ettore Petrolini, Alida Valli etc. la ripresa ebbe una data ben precisa: 10 marzo 1962. Quando Laudomia Bonanni e Gian Gaspare Napoletano, due aquilani doc, riaprirono il ”cenacolo aquilano” alla cultura romana, attraverso - pensate!- una Panarda o cena dell’amicizia, composta di 36 portate. Un trionfo culinario, senza dirlo, di Elena e Giuseppe Scipioni. Che fece il giro della sale cinematografiche d’Italia perché ”la settimana Incom”, sempre su richiesta di Bonanni e Napolitano, ne fece riprese di grande effetto. Non si ha un riferimento di quanti dei commensali giungessero alla fine della cena. Moltissimi invece gli ”eroi” che si alzarono alle sei del mattino del 22 dicembre 1968 dai tavoli delle Tre Marie occupati alle 21 della sera precedente dai delegati (circa 50, riuniti per la Panarda da Errico Centofanti) delle 22 città (Umbria, Marche, Lazio, Abruzzo e Molise) associate in seno all’Assemblea dell’Ente Autonomo Teatro Stabile dell’Aquila. Fu dunque negli anni Cinquanta e Sessanta che le Tre Marie ripresero il loro cammino sull’onda dei grandi avvenimenti.
Giuseppe Ungaretti ne fece proprio ”studio” nel 1962. Don Peppe Scipioni volle sempre gelosamente altissimo il tono del suo circolo. Aprì porte e finestre quando, nei primi del ’70, il violista Ivan Kuzmic suonò per i suoi ospiti un brano di Ivo Petric. Non meno entusiasmo pose nel ricevere il cittadino onorario Arthur Rubinstein, già di casa per i numerosi precedenti suoi soggiorni aquilani. E che dire di re, come Faruk, e regine? La sera del 20 ottobre del 1966 don Peppe ricevette il re di Svezia Gustavo II, reduce dalla campagna di scavi ad Alba Fucens. Il Sovrano, seduto sotto il ”pesco della sapienza” esaminava, durante la cena, i risultati delle sue scoperte archeologiche.
Ma quante le personalità che le ”Tre Marie” scelsero per deliziare il gusto e lo spirito? Il loro elenco non avrebbe sufficiente spazio, pur comprendendo personaggi come De Sica, Stockausen, Fellini, Proietti, e giornalisti italiani a stranieri fra i più noti, e chi più ne ha più ne metta. Ai quali vanno aggiunti i poeti e letterati recenti, quali Sanguineti e Adonis.
Il percorso del ”cenacolo aquilano” sembra che non possa continuare per le difficoltà denunciate da Paolo Scipioni il quale alla città, in nome dei genitori, può ben dire con D’annunzio: «Io ho quel che ho donato».
Amedeo Esposito