La Perdonanza: la Più "Elegante" Sagra d'Abruzzo - L'Aquila, Città dei Passi Perduti
Intervista ad Angelo De Nicola per gli Speciali del Capoluogo.it
Numero 17 - Maggio 2011, Anno II n. 6
di Marianna Galeota
La Perdonanza non decolla. Se ne parla da anni, se ne discuterà ancora, restando con tutta probabilità, come in passato, tra gli intenti incompiuti delle varie classi dirigenti che si avvicendano sulla scena politica. La Perdonanza, questo secolare fiore all'occhiello della nostra città, motivo di vanto religioso e culturale in Italia e nel mondo, è invece rimasto relegato nel lassismo e nell'immobilità tipici di una festa patronale paesana, soffocato e confinato nella cornice delle montagne che circondano la città di Celestino. «La più elegante sagra d’Abruzzo» così la definisce ironicamente Angelo De Nicola, giornalista del Messaggero e scrittore, esperto ed estimatore della figura di Celestino V.
«Gli sbagli commessi nel corso degli anni sono stati molti- spiega De Nicola- primo fra tutti, quello di una stupida strumentalizzazione politica che non ha mai consentito alla Perdonanza di avere il lustro che meriterebbe nel mondo». Gli errori, quindi, partirebbero proprio da qui e provengono, secondo il giornalista, da classi dirigenti che per troppo tempo hanno trattato questo evento religioso come un puro palcoscenico che glorificasse la classe politica di turno. «Non dovrebbe essere la Perdonanza di questo o di quel sindaco- prosegue De Nicola- ma la Perdonanza aquilana nel mondo, con alle spalle un organismo che prescinda dalle strumentalizzazioni. Il messaggio di Celestino V agli aquilani, "fate di questa città la città della pace", risulta quanto mai attuale e di una modernissima utilità, soprattutto alla luce del terremoto, ora cioè che la città cerca una via in cui incanalarsi, che non passa attraverso la semplice ricostruzione materiale, ma che spazia verso progetti di rinascita morale e sociale. Celestino ha affidato agli aquilani la sua eroica operazione, quella del "perdono". Abbiamo in eredità un passaggio epocale che, a tutt’oggi, può essere rivisto in termini positivi, soprattutto alla luce della tragedia che ci ha colpito».
De Nicola spiega, infatti, come il terremoto dovrebbe diventare un’occasione per «vendere al mondo» questa grande ricchezza aquilana, per ridare respiro a una città penalizzata, mutilata delle sue potenzialità e delle sue ricchezze già da prima del terremoto: «Celestino e, paradossalmente, il sisma rappresentano un’opportunità unica per la nostra città. Le emergenze attuali attorno a questo grande personaggio possono essere uno dei volani per l'Aquila, per attirare gli occhi del mondo su di noi, ora che possiamo ancora essere ascoltati. Ma dobbiamo smetterla di fare i "piagnoni"- prosegue De Nicola- e cercare, invece, di accattivarci l'attenzione internazionale, con quella che io chiamo "operazione simpatia". Dobbiamo essere propositivi, dinamici, promuovendo ad esempio, lo studio di un progetto per la Perdonanza, pensato in grande, vale a dire un progetto di marketing che la pubblicizzi e la valorizzi, con un testimonial importante, di lustro, che sposi questa causa e la porti agli occhi della comunità nazionale e internazionale. Un progetto complessivo, insomma, che "sfrutti" il sisma come opportunità, per dire che tra le nostre missioni, oltre alla ricostruzione, c'è un progetto di futuro comune che passa anche e soprattutto dalla cultura e dalla spiritualità, per mezzo della Perdonanza».
E invece l'Aquila, una tra le prime città d’arte al mondo, distrutta e annientata dal sisma, continua a passare di occasione persa in occasione persa. «È proprio dalla cultura- conclude De Nicola- che dovremmo drenare le risorse e le simpatie del mondo. Una città come la nostra, che potrebbe avere un suo ascolto all'esterno da dopo il terremoto, è rimasta invece immobile. Mi riferisco alle istituzioni, e quindi alla municipalità che è detentrice della Bolla, ma anche alla curia che, col suo marketing, potrebbe rendere grandissima questa manifestazione, esattamente come fa per il Giubileo o come ha fatto per padre Pio a San Giovanni Rotondo».
La proposta di De Nicola è quindi quella di affidarsi a grandi esperti di marketing che sappiano vendere il «nostro prodotto» sulla scena internazionale, creando un brand cittadino, un marchio che renda l'Aquila riconoscibile sulla scena mondiale: «Si potrebbe affidare il compito a una grande agenzia pubblicitaria che studi una strategia comunicativa innovativa, o creare un concorso di idee di carattere internazionale, con esperti di una certa caratura. Celestino V e la storia della nostra città meritano molto di più, ma dipende da noi, dalle nostre scelte. A oggi, per la Perdonanza 2011, siamo già in clamoroso ritardo per quanto concerne la progettualità. Il sisma non deve essere il nostro sarcofago finale, ma sia invece, l'ultima straordinaria occasione di fare di questa città qualcosa di diverso, pensando finalmente in grande e partendo proprio da una delle nostre punte di diamante: la Perdonanza. Nel ‘700 i nostri avi ci sono riusciti, ora tocca a noi. Con questo lassismo e con questi alibi, stiamo decretando la morte di questa città. La ricetta della ricostruzione passa per la cultura e il coraggio di fare delle scelte che cambino finalmente le sorti dell'Aquila e degli aquilani, altrimenti resteremo per sempre la città dei "passi perduti"».
Numero 17 - Maggio 2011, Anno II n. 6
di Marianna Galeota
La Perdonanza non decolla. Se ne parla da anni, se ne discuterà ancora, restando con tutta probabilità, come in passato, tra gli intenti incompiuti delle varie classi dirigenti che si avvicendano sulla scena politica. La Perdonanza, questo secolare fiore all'occhiello della nostra città, motivo di vanto religioso e culturale in Italia e nel mondo, è invece rimasto relegato nel lassismo e nell'immobilità tipici di una festa patronale paesana, soffocato e confinato nella cornice delle montagne che circondano la città di Celestino. «La più elegante sagra d’Abruzzo» così la definisce ironicamente Angelo De Nicola, giornalista del Messaggero e scrittore, esperto ed estimatore della figura di Celestino V.
«Gli sbagli commessi nel corso degli anni sono stati molti- spiega De Nicola- primo fra tutti, quello di una stupida strumentalizzazione politica che non ha mai consentito alla Perdonanza di avere il lustro che meriterebbe nel mondo». Gli errori, quindi, partirebbero proprio da qui e provengono, secondo il giornalista, da classi dirigenti che per troppo tempo hanno trattato questo evento religioso come un puro palcoscenico che glorificasse la classe politica di turno. «Non dovrebbe essere la Perdonanza di questo o di quel sindaco- prosegue De Nicola- ma la Perdonanza aquilana nel mondo, con alle spalle un organismo che prescinda dalle strumentalizzazioni. Il messaggio di Celestino V agli aquilani, "fate di questa città la città della pace", risulta quanto mai attuale e di una modernissima utilità, soprattutto alla luce del terremoto, ora cioè che la città cerca una via in cui incanalarsi, che non passa attraverso la semplice ricostruzione materiale, ma che spazia verso progetti di rinascita morale e sociale. Celestino ha affidato agli aquilani la sua eroica operazione, quella del "perdono". Abbiamo in eredità un passaggio epocale che, a tutt’oggi, può essere rivisto in termini positivi, soprattutto alla luce della tragedia che ci ha colpito».
De Nicola spiega, infatti, come il terremoto dovrebbe diventare un’occasione per «vendere al mondo» questa grande ricchezza aquilana, per ridare respiro a una città penalizzata, mutilata delle sue potenzialità e delle sue ricchezze già da prima del terremoto: «Celestino e, paradossalmente, il sisma rappresentano un’opportunità unica per la nostra città. Le emergenze attuali attorno a questo grande personaggio possono essere uno dei volani per l'Aquila, per attirare gli occhi del mondo su di noi, ora che possiamo ancora essere ascoltati. Ma dobbiamo smetterla di fare i "piagnoni"- prosegue De Nicola- e cercare, invece, di accattivarci l'attenzione internazionale, con quella che io chiamo "operazione simpatia". Dobbiamo essere propositivi, dinamici, promuovendo ad esempio, lo studio di un progetto per la Perdonanza, pensato in grande, vale a dire un progetto di marketing che la pubblicizzi e la valorizzi, con un testimonial importante, di lustro, che sposi questa causa e la porti agli occhi della comunità nazionale e internazionale. Un progetto complessivo, insomma, che "sfrutti" il sisma come opportunità, per dire che tra le nostre missioni, oltre alla ricostruzione, c'è un progetto di futuro comune che passa anche e soprattutto dalla cultura e dalla spiritualità, per mezzo della Perdonanza».
E invece l'Aquila, una tra le prime città d’arte al mondo, distrutta e annientata dal sisma, continua a passare di occasione persa in occasione persa. «È proprio dalla cultura- conclude De Nicola- che dovremmo drenare le risorse e le simpatie del mondo. Una città come la nostra, che potrebbe avere un suo ascolto all'esterno da dopo il terremoto, è rimasta invece immobile. Mi riferisco alle istituzioni, e quindi alla municipalità che è detentrice della Bolla, ma anche alla curia che, col suo marketing, potrebbe rendere grandissima questa manifestazione, esattamente come fa per il Giubileo o come ha fatto per padre Pio a San Giovanni Rotondo».
La proposta di De Nicola è quindi quella di affidarsi a grandi esperti di marketing che sappiano vendere il «nostro prodotto» sulla scena internazionale, creando un brand cittadino, un marchio che renda l'Aquila riconoscibile sulla scena mondiale: «Si potrebbe affidare il compito a una grande agenzia pubblicitaria che studi una strategia comunicativa innovativa, o creare un concorso di idee di carattere internazionale, con esperti di una certa caratura. Celestino V e la storia della nostra città meritano molto di più, ma dipende da noi, dalle nostre scelte. A oggi, per la Perdonanza 2011, siamo già in clamoroso ritardo per quanto concerne la progettualità. Il sisma non deve essere il nostro sarcofago finale, ma sia invece, l'ultima straordinaria occasione di fare di questa città qualcosa di diverso, pensando finalmente in grande e partendo proprio da una delle nostre punte di diamante: la Perdonanza. Nel ‘700 i nostri avi ci sono riusciti, ora tocca a noi. Con questo lassismo e con questi alibi, stiamo decretando la morte di questa città. La ricetta della ricostruzione passa per la cultura e il coraggio di fare delle scelte che cambino finalmente le sorti dell'Aquila e degli aquilani, altrimenti resteremo per sempre la città dei "passi perduti"».