Il romanzo “La missione di Celestino” – Capitolo 18 (Parte Seconda) – FINE
Il pesante portone si chiuse, fragorosamente, alle loro spalle.
«Che prove ha?» chiese il sovrintendente, a testa china e senza nemmeno guardare il suo amico.
«Non è questione di prove. E’ tutto logico. Troppo logico. Non può che essere così».
«Allora dobbiamo sporgere denuncia». …
Il romanzo “La missione di Celestino” – Capitolo 17 (Parte Seconda)
L’orto era nel suo splendore primaverile. Per arrivarci, la Superiora aveva fatto passare i due ospiti tra i meandri del monastero mostrando loro, in particolare, gli affreschi più antichi e soprattutto quelli raffiguranti San Benedetto e San Basilio, un altro san Giovanni Battista e un San Michele Arcangelo (anche qui, pensarono il signor Giacomo e il sovrintendente, guardandosi negli occhi).
Abbacinati dal sole alto, i tre rientrarono nel convento e la Superiora li fece accomodare in una saletta che precedeva il refettorio. «Dico a suor Valeria di prepararvi il caffè. Torno subito» disse la Badessa scomparendo dietro la porta del refettorio.
Trascorse un lungo attimo di silenzio.
«Perché non mi ha detto nulla?» chiese, a voce bassa e guardandosi bene attorno, il signor Giacomo, dopo aver fatto finta di leggere un opuscolo (“Missione Oggi”) che era sul tavolo.
«Detto cosa?».
«Che la Superiora conosce lei benissimo». …
Il romanzo “La missione di Celestino” – Capitolo 16 (Parte Seconda)
Dal citofono una voce gracchiante, come di bambina, chiese: ”Chi è?”.
«Pellegrini» rispose il sovrintendente che si stava spazientendo dopo la terza, lunga, scampanellata davanti al grande portone.
«Pellegrini un corno!- sbottò il signor Giacomo solo dopo essersi assicurato, avvicinando l’orecchio verso il campanello, che la cornetta del citofono fosse stata riattaccata-. Se, come pare, siamo al dunque, dovremo pur trovare una scusa. Chi siamo noi due?».
«Faccia fare a me. Quando si tratta di improvvisare tiro fuori sempre il meglio di me… Ah, buongiorno Sorella! Possiamo parlare con la Madre Superiora? Si ricorda di me? Sono quel giornalista che, tanti anni fa, s’è occupato del rapimento delle spoglie di Celestino… Venni qui in convento quando furono recuperate le Sacre Spoglie… Lui è un mio collega». …
Il romanzo “La missione di Celestino” – Capitolo 15 (Parte Seconda)
«Non ricordavo che cicoria e patate fosse così buona» disse il signor Giacomo dopo essere salito a cavalcioni di uno dei due vetusti leoni in pietra posti all’ingresso, come a guardia, della chiesa di San Pietro.
«E’ la migliore del mondo, gliel’ho detto» rispose il sovrintendente accovacciato, sugli scalini tra i due leoni.
«Sempre uno splendido riflesso della luce, qui, in questa piazza».
«E tra le più belle del mondo, per me».
«Sta cercando di far salire le quotazioni del suo quartiere? Piuttosto, che dice la sua scheda sul monastero di San Basilio?».
«Allora… leggo: “Per risalire presumibilmente all’epoca della fondazione del monastero di San Basilio, dobbiamo riferirci ad alcune circostanze storiche. Si sa per certo che, già nel 496, esisteva in località ‘Villa di Acquili’ (il primo nucleo della futura città) un monastero femminile, intitolato a San Basilio, probabilmente fondato da Sant’Equizio, monaco molto noto per santità ed austerità di vita”…».
Il romanzo “La missione di Celestino” – Capitolo 14 (Parte Seconda)
«Buono. Ottimo, questo caffè al torrone. Ma, per favore, mi spieghi! Tra due giorni torno a casa: non ho alcuna voglia di sprecare tutte le mie ferie appresso alle sue elucubrazioni!».
«La terzina dantesca in cui è inserita la parola monastero è:
“E tale ha già l’un piè dentro la fossa,
che tosto piangerà quel monastero,
e tristo fia d’avere avuta possa;”».
«E allora?».
«La parola chiave mi è sembrata “fossa”».
«E allora?».
«Lei non può sapere che a Fossa, piccolo comune a dieci chilometri dalla città, c’è un monastero, Sant’Angelo d’Ocre, col quale avevo subito fatto un collegamento». …
Il romanzo “La missione di Celestino” – Capitolo 13 (Parte Seconda)
«Avrei dovuto pensarci subito. Ci sarei dovuto arrivare subito. Ed invece sono stato sulle mie sudate carte per giorni e giorni. Ma credo di essere arrivato a scoprire il nostro monastero. Venga, andiamo a fare un giro».
«Crede? Oh bella! Al telefono è stato categorico, altrimenti io non sarei ancora qui dopo aver, per giunta, chiesto altri due giorni di ferie- disse il signor Giacomo che stava aspettando il sovrintendente nella hall dell’albergo-. Ha tre giorni di tempo: oggi, domani e domenica: poi con me ha chiuso. Non ne posso più».
«Avevo la soluzione sotto il naso. Come ho fatto a non arrivarci subito».
«Suvvia, mi dica di quale monastero si tratta».
«Aspetti. Prima le devo parlare di un’altra scoperta. Si tratta del “gran rifiuto”!». …
Il romanzo “La missione di Celestino” – Capitolo 12 (Parte Seconda)
«Monastero? Sovrintendente, possibile che a lei non è venuto in mente nulla?».
I due, la sera precedente, avevano discusso a lungo su quello strano, ultimo messaggio. Ma senza giungere ad alcuna conclusione. Si erano lasciati a tarda ora: «Vedrà- aveva pronosticato il signor Giacomo- domani mattina l’amica sua ci lascerà qualche altro indizio. Magari un’altra lettera presso la reception a me indirizzata…».
Niente. Rimasti a secco di “messaggi”, il sovrintendente decise di fare una lunga passeggiata «per schiarirsi le idee». Acquistati, in un piccolo alimentari del centro, due pezzi di focaccia all’olio per metterci in mezzo prosciutto crudo e fichi, ed una bottiglia di ottimo Montepulciano, il sovrintendente decise che sulla collina di Roio avrebbero ragionato meglio. «Andiamo sul nostro Calvario» ironizzò il signor Giacomo. …
Il romanzo “La missione di Celestino” – Capitolo 11 (Parte Seconda)
«Una lettera? Per me? E da chi?».
Il signor Giacomo non riusciva a capacitarsi del fatto che una busta era stata lasciata non si sa da chi, come gli aveva più e più volte spiegato il portiere, sul bancone della reception dell’albergo. Una busta color avorio, chiusa, con una piccola striscia bianca di carta incollata sulla quale era scritto il suo nome e cognome.
«Nessuno sa che sono qui» andava ripetendosi il signor Giacomo. E come presagendo guai, quella busta non l’aveva aperta, girandola e rigirandola tra la mani mentre, sprofondato in una comoda poltrona della hall, aspettava il sovrintendente con il quale aveva appuntamento.
«Buongiorno sovrintendente… Alla buon’ora!».
«Che c’è, la vedo in agitazione, signor Giacomo. Porto sette minuti di ritardo: non credo sia per questo… lei non è mai puntuale!». …
Il romanzo “La missione di Celestino” – Capitolo 10 (Parte Seconda)
«Che bello qui. Sembra di essere in Svizzera! Un pugno di case di pietra intorno ad una minuta chiesetta: una specie di presepe».
«Signor Giacomo, secondo lei Giovanni Paolo II andava a scegliersi un postaccio per le sue “scappatelle” in montagna?».
«Mi aveva accennato di questa storia del Papa polacco che amava una chiesetta…».
«Karol Wojtyla venne spessissimo qui in incognito, sostando in preghiera. Come è emerso, questo posto gli piaceva particolarmente. Quando si venne a sapere, gli furono ufficialmente donate le chiavi della chiesetta, nel frattempo risistemata, affinché potesse venire ogniqualvolta volesse».
«Davvero un bel posto. Anche se continuo a non trovare collegamenti con quanto a noi interessa. A meno che lei non abbia una delle sue schede miracolose dove trovare un qualche indizio…». …