Il mio articolo di oggi sul Messaggero Edizione Abruzzo
L’altra notte, la notte dell’Aquila, verso l’una, mentre all’interno della chiesa delle Anime Sante venivano letti, uno a uno, i nomi delle 309 vittime del sisma del 6 aprile 2009, in piazza Duomo non c’era praticamente nessuno. Il maxischermo che rilanciava, da dentro la chiesa, le immagini della funzione religiosa presieduta dal cardinale Giuseppe Petrocchi, parlava a sé stesso.
Anche alla fiaccolata non c’era stata la partecipazione che ci si aspettava così come è successo ieri mattina al Parco della Memoria, il monumento che, inaugurato nel settembre scorso dal premier Mario Draghi, per la prima volta faceva da degno scenario al dolore di un popolo.
Sì, il freddo pungente avrà giocato la sua parte. Ma è molto probabile che il ruolo decisivo a non favorire una massiccia partecipazione, che pure ci si attendeva, lo abbiano giocato questi due anni di emergenza Covid. Con il ritorno della fiaccolata e con il Parco della Memoria, l’altra notte, quella notte, e ieri, 6 aprile, gli aquilani si sono riappropriati della loro identità. Che passa per il dolore e il ricordo per le 309 vittime. La fiaccolata è stata fortissimamente voluta e non caso, il sindaco di Teramo e presidente di Anci Abruzzo, Gianguido D’Alberto, si è detto pubblicamente grato «a voi, amici dell’Aquila, per la forza esemplare, la dignità edificante, la determinazione solida con cui avete affrontato le avversità». «Il nostro “Fiore della Memoria” (il fiore dello zafferano utilizzato quest’anno come simbolo, ndr)- ha detto Biondi l’altra notte intervenendo sull’altare- possa toccare il cuore dei potenti del mondo, diventando anche un simbolo di pace e progresso». Gli aquilani campioni del mondo di resilienza!
Ma questi due anni di stop forzato hanno lasciato il segno. C’è paura. C’è senso di rinuncia. C’è pessimismo. Nonostante il dolore del ricordo che chiude il petto a ogni aquilano. Su questo bisognerà trovare il modo di intervenire per cercare di riabituarsi. Oltretutto alla vigilia dei riti della Settimana santa che, pare, possano tornare, dopo due anni, tra pochi giorni in tutto l’Abruzzo. Un altro banco di prova in cui il Covid, e la scia nera che si è portato dietro, potrebbero vincere ancora.
Angelo De Nicola
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