Il romanzo “La missione di Celestino” – Capitolo 18 (Parte Seconda) – FINE

La Missione in Africa, intitolata a Celestino V, delle Suore Celestine del Monastero di clausura di San Basilio dell’Aquila

Il pesante portone si chiuse, fragorosamente, alle loro spalle.
«Che prove ha?» chiese il sovrintendente, a testa china e senza nemmeno guardare il suo amico.
«Non è questione di prove. E’ tutto logico. Troppo logico. Non può che essere così».
«Allora dobbiamo sporgere denuncia». …

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Il romanzo “La missione di Celestino” – Capitolo 17 (Parte Seconda)

Le Suore del Monastero di clausura di San Basilio dell’Aquila accolgono, nella Perdonanza 2018, il noto cantante Riccardo Cocciante che riceverà, in una toccante cerimonia nella chiesa provvisoria del convento, il premio della “Croce di Celestino” del Lions Club dell’Aquila

L’orto era nel suo splendore primaverile. Per arrivarci, la Superiora aveva fatto passare i due ospiti tra i meandri del monastero mostrando loro, in particolare, gli affreschi più antichi e soprattutto quelli raffiguranti San Benedetto e San Basilio, un altro san Giovanni Battista e un San Michele Arcangelo (anche qui, pensarono il signor Giacomo e il sovrintendente, guardandosi negli occhi).
Abbacinati dal sole alto, i tre rientrarono nel convento e la Superiora li fece accomodare in una saletta che precedeva il refettorio. «Dico a suor Valeria di prepararvi il caffè. Torno subito» disse la Badessa scomparendo dietro la porta del refettorio.
Trascorse un lungo attimo di silenzio.
«Perché non mi ha detto nulla?» chiese, a voce bassa e guardandosi bene attorno, il signor Giacomo, dopo aver fatto finta di leggere un opuscolo (“Missione Oggi”) che era sul tavolo.
«Detto cosa?».
«Che la Superiora conosce lei benissimo». …

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Il romanzo “La missione di Celestino” – Capitolo 16 (Parte Seconda)

L’affresco di San Giovanni Battista decollato che si trova nel coro del Monastero di clausura di San Basilio (L’Aquila)

Dal citofono una voce gracchiante, come di bambina, chiese: ”Chi è?”.
«Pellegrini» rispose il sovrintendente che si stava spazientendo dopo la terza, lunga, scampanellata davanti al grande portone.
«Pellegrini un corno!- sbottò il signor Giacomo solo dopo essersi assicurato, avvicinando l’orecchio verso il campanello, che la cornetta del citofono fosse stata riattaccata-. Se, come pare, siamo al dunque, dovremo pur trovare una scusa. Chi siamo noi due?».
«Faccia fare a me. Quando si tratta di improvvisare tiro fuori sempre il meglio di me… Ah, buongiorno Sorella! Possiamo parlare con la Madre Superiora? Si ricorda di me? Sono quel giornalista che, tanti anni fa, s’è occupato del rapimento delle spoglie di Celestino… Venni qui in convento quando furono recuperate le Sacre Spoglie… Lui è un mio collega». …

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Il romanzo “La missione di Celestino” – Capitolo 15 (Parte Seconda)

L’ingresso del monastero di San Basilio, nell’omonima piazza, all’Aquila

«Non ricordavo che cicoria e patate fosse così buona» disse il signor Giacomo dopo essere salito a cavalcioni di uno dei due vetusti leoni in pietra posti all’ingresso, come a guardia, della chiesa di San Pietro.
«E’ la migliore del mondo, gliel’ho detto» rispose il sovrintendente accovacciato, sugli scalini tra i due leoni.
«Sempre uno splendido riflesso della luce, qui, in questa piazza».
«E tra le più belle del mondo, per me».
«Sta cercando di far salire le quotazioni del suo quartiere? Piuttosto, che dice la sua scheda sul monastero di San Basilio?».
«Allora… leggo: “Per risalire presumibilmente all’epoca della fondazione del monastero di San Basilio, dobbiamo riferirci ad alcune circostanze storiche. Si sa per certo che, già nel 496, esisteva in località ‘Villa di Acquili’ (il primo nucleo della futura città) un monastero femminile, intitolato a San Basilio, probabilmente fondato da Sant’Equizio, monaco molto noto per santità ed austerità di vita”…».

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Il romanzo “La missione di Celestino” – Capitolo 13 (Parte Seconda)

Il Cardinale Matteo Rosso Orsini (Roma1230 circa – Roma1305)
 

«Avrei dovuto pensarci subito. Ci sarei dovuto arrivare subito. Ed invece sono stato sulle mie sudate carte per giorni e giorni. Ma credo di essere arrivato a scoprire il nostro monastero. Venga, andiamo a fare un giro».
«Crede? Oh bella! Al telefono è stato categorico, altrimenti io non sarei ancora qui dopo aver, per giunta, chiesto altri due giorni di ferie- disse il signor Giacomo che stava aspettando il sovrintendente nella hall dell’albergo-. Ha tre giorni di tempo: oggi, domani e domenica: poi con me ha chiuso. Non ne posso più».
«Avevo la soluzione sotto il naso. Come ho fatto a non arrivarci subito».
«Suvvia, mi dica di quale monastero si tratta».
«Aspetti. Prima le devo parlare di un’altra scoperta. Si tratta del “gran rifiuto”!». …

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Il romanzo “La missione di Celestino” – Capitolo 12 (Parte Seconda)

Giovanni Paolo II nella sua visita al Santuario della Madonna di Roio (L’Aquila) il 30 agosto del 1980

«Monastero? Sovrintendente, possibile che a lei non è venuto in mente nulla?».
I due, la sera precedente, avevano discusso a lungo su quello strano, ultimo messaggio. Ma senza giungere ad alcuna conclusione. Si erano lasciati a tarda ora: «Vedrà- aveva pronosticato il signor Giacomo- domani mattina l’amica sua ci lascerà qualche altro indizio. Magari un’altra lettera presso la reception a me indirizzata…».
Niente. Rimasti a secco di “messaggi”, il sovrintendente decise di fare una lunga passeggiata «per schiarirsi le idee». Acquistati, in un piccolo alimentari del centro, due pezzi di focaccia all’olio per metterci in mezzo prosciutto crudo e fichi, ed una bottiglia di ottimo Montepulciano, il sovrintendente decise che sulla collina di Roio avrebbero ragionato meglio. «Andiamo sul nostro Calvario» ironizzò il signor Giacomo. …

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Il romanzo “La missione di Celestino” – Capitolo 10 (Parte Seconda)

Inaugurazione, il 18 magio 2005, della Cima Wojtyla sul Gran Sasso a San Pietro della Jenca: a destra il cardinale Josè Saraiva Martins e al centro l’allora arcivescovo dell’Aquila, Giuseppe Molinari (Foto Renato Vitturini)

«Che bello qui. Sembra di essere in Svizzera! Un pugno di case di pietra intorno ad una minuta chiesetta: una specie di presepe».
«Signor Giacomo, secondo lei Giovanni Paolo II andava a scegliersi un postaccio per le sue “scappatelle” in montagna?».
«Mi aveva accennato di questa storia del Papa polacco che amava una chiesetta…».
«Karol Wojtyla venne spessissimo qui in incognito, sostando in preghiera. Come è emerso, questo posto gli piaceva particolarmente. Quando si venne a sapere, gli furono ufficialmente donate le chiavi della chiesetta, nel frattempo risistemata, affinché potesse venire ogniqualvolta volesse».
«Davvero un bel posto. Anche se continuo a non trovare collegamenti con quanto a noi interessa. A meno che lei non abbia una delle sue schede miracolose dove trovare un qualche indizio…». …

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Il romanzo “La missione di Celestino” – Capitolo 9 (Parte Seconda)

Papa Giovanni Paolo II sul Gran Sasso

«Questa carne alla brace è squisita».
«Signor Giacomo, mi dica quando non l’ho fatta mangiar bene?».
«In effetti, sotto questo profilo, lei è una garanzia: non sbaglia mai un colpo. Sarà l’altura, ma questo agnello è tenero come burro. La padrona della trattoria lo aveva decantato ma avevo pensato alla solita esagerazione dell’oste».
«Vedo che la scalata le ha scatenato l’appetito!».
«Lo spavento me l’aveva tolto completamente».
«Ma ne è valsa la pena!».
«Di sicuro. E non solo per la Croce. Mi ha colpito molto la chiesetta degli alpini a Campo Imperatore».
«Non a caso Giovanni Paolo II venne a benedirne l’inaugurazione nel 1993». …

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Il romanzo “La missione di Celestino” – Capitolo 8 (Parte Seconda)

La croce sulla cima Giovanni Paolo II sul Gran Sasso (Foto Luca Sette del Cai L’Aquila)

«Cristo! Ma qui è pericoloso, quasi un suicidio. Ho visto la morte in faccia almeno tre volte su quelle maledette creste». Il signor Giacomo aveva lo sguardo terrorizzato. Il relativamente comodo sentiero che parte da Campo Imperatore, a duemila metri di quota, in direzione della vetta di Pizzo Cefalone, a 2.553 metri, ad un certo punto diventa una stradina sospesa tra due strapiombi sulle rocce. Il sovrintendente era sfilato sicuro; lui, invece, aveva dovuto richiamare tutte le proprie energie mentali e, più volte, aveva avuto la forte tentazione di desistere. Ma, ad ogni crisi, vista la difficoltà di girarsi per tornare indietro, aveva optato per il proseguire. Nemmeno lo scenario mozzafiato che s’era aperto, all’improvviso, dallo sperone su cui era stata issata la grande Croce, una sorta di balconata di pietra affacciato sul mondo, riuscì a confortarlo. Anche perché, mentre cercava di affacciarsi per guardare meglio il mondo da quel balcone, fu subito richiamato con un urlo dal sovrintendente («Attenzione, lì c’è uno strapiombo!») che lo fece ritrarre spaventato. …

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