La morte di Federico Fiorenza

Federico Fiorenza con Gigi Proietti davantio al Teatro Comunale dell’Aquila distrutto dal sisma del 2009

Il mio articolo oggi sul Messaggero

Lo ha ucciso quella testardaggine che è stata la sua forza e la sua debolezza, la sua “cifra”. Federico Fiorenza, nome notissimo non soltanto in ambito teatrale di cui ha fatto la storia non solo all’Aquila, è spirato ieri vittima del Covid che lo ha azzannato a 80 anni. Scettico (anche per certe sue allergie) fino ad apparire No Vax, non aveva voluto sentire ragioni: inascoltate le suppliche di tanti amici che hanno cercato di dissuaderlo, prima che il 5 agosto scorso venisse attaccato dal virus. Anzi, era lui che cercava di convincere chi lo invitava a tenere conto soprattutto della sua età, a non vaccinarsi per i pericoli che questo poteva comportare. Alti e bassi durante il ricovero al San Salvatore alla fine hanno minato un fisico pure molto forte.

Fiorenza portava alla grande i suoi 80 anni. Tanto che non li aveva voluti festeggiare pubblicamente il 10 giugno scorso ma solo con i suoi tanti nipoti, figlie e parenti più vicini. Al che, chi gli voleva bene gli ha organizzato, domenica 13 giugno, una festa a sorpresa al ristorante “da Maria” alla Villetta. Una festa regalatagli, con una sorpresa pensata e organizzata da tempo, con l’affetto e la stima «verso un riferimento e maestro di vita per molti, di diverse generazioni». Federico non si aspettava una messa in scena del genere da parte di amici, rappresentanti dello spettacolo, attori e dei soci del Tra (Teatri riuniti d’Abruzzo da lui presieduto), lui che ne ha organizzate tante nella sua vita. Non riuscì a nascondere la sua commozione per questa manifestazione di affetto. «Sulle tante pergamene di auguri la considerazione evidente è sul calendario e sulla data di nascita: “I Romani hanno aggiunto al calendario i mesi di gennaio e febbraio (vedi Numa Pompilio nel 713 a.c.) quindi caro Federico tu ci imbrogli ed è evidente che la tua reale età è di 67 anni e quelli dimostri con i tuoi cavalli, la mountain bike, le tue corse in montagna, il tuo fisico sempre giovane”». Una festa particolare che è stato un riconoscersi in un comune stile di vita, in una condivisione di valori non solo della cultura, ma di quella più alta che è quella del vivere per festeggiare l’amico che rappresenta un riferimento di etica e di lealtà, di rara umanità e amicizia generosa, un esempio importante, uniti da valori comuni.

CHI ERA
Difficile sintetizzare una vita per la cultura. Dirigente del Teatro Stabile dell’Aquila (Tsa) dal 1969 al 1989 poi direttore Tsa dal 1989 al 2002, poi direttore del Tra (Teatro regionale abruzzese) dal 2003 al 2005, quindi direttore del Teatro Stabile Abruzzo dal 2006 al 2009; fondatore e presidente del Tadua (Teatro accademico dell’Università dell’Aquila) 1966- 1989; produttore per Rai1 e Rai2 del programma in 14 puntate “Storia del Teatro in Italia con Giorgio Albertazzi e Dario Fo”; direttore esecutivo esterni della “Signora Ava” regia Antonio Calenda per Rai1; ideatore e produttore per Rai3 del programma con Albertazzi su Dante; soprintendente e direttore artistico della Perdonanza celestiniana e dei Festival annessi dal 1993 al 1998; ideatore e direttore artistica dei Festival “Estate Mediterranea” di Lamezia Terme dal 1993 al 1998; direttore di edizioni del Festival Mezza Estate di Tagliacozzo, Spoltore Ensemble- Festival di Vittorio Veneto; presidente e fondatore Associazione italiana Iitm dal 1991 al 2005; membro di giuria di diversi Festival internazionali e relatore a convegni e incontri dell’Università dell’area Mediterranea e Balcani; promotore di eventi teatrali al Teatro Sistina, Auditorium Parco della Musica di Roma, Teatro Circus di Pescara per raccolta fondi per Bambin Gesù di Roma e Mensa dei Poveri Celestiniani dell’Aquila- Reparto Leucemie infantili Ospedale di Pescara; drammaturgo, direttore e presidente di varie associazioni culturali e sportive, imprenditore teatrale e televisivo; attore in film produzione nazionale e abruzzese; membro della direzione artistica e presidente Acs Abruzzo circuito spettacolo, presidente del Gran Sasso Rotary e “Priore” nel 2016 della Confraternita dei Devoti di Sant’Agnese.
Angelo De Nicola
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XXIV Premio Internazionale “Ignazio Silone” – la motivazione della “Menzione speciale”

Menzione speciale “Che fare a Fontamara…”
al dottor Angelo De Nicola

MOTIVAZIONE

affermato giornalista aquilano, membro esperto del Centro Studi Ignazio Silone fino al 2020, per aver coltivato ed alimentato una profonda amicizia e collaborazione culturale con il Centro Studi e con la Città di Pescina, promuovendo, in ogni occasione, la conoscenza e la divulgazione degli ideali e dell’opera di Ignazio Silone.

Animato esclusivamente dalla passione e dalla ammirazione per lo scrittore abruzzese, ha ideato, insieme a Sara Cecala, il progetto speciale “Pescina/L’Aquila nel nome di Celestino V e di Ignazio Silone” con una proposta artistica pensata in occasione della 725.ma edizione della Perdonanza, nel decennale del sisma del 2009, ispirandosi ai valori universali di giustizia e difesa degli ultimi, incarnati da un autentico “personaggio siloniano”, il noto e compianto aquilano avv. Attilio Maria Cecchini.

L’incessante azione di promozione e valorizzazione della figura dello scrittore pescinese è stata coronata nel luglio di quest’anno dall’ultima fatica del instancabile giornalista la pubblicazione del volume “Dante, Silone la Perdonanza” edito dalla One Group Edizioni.

F.to
Il sindaco della città di Pescina, Mirko Zauri
Il presidente del Centro Studi Ignazio Silone, Tiziana Cucolo
Il Presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio

Pescina, lì 22 agosto 2021

La 727.ma Perdonanza: da maxisagra a Sanremo ma manca il “messaggio”

Riccardo Cocciante a Collemaggio (Foto Renato Vitturini)

La mia analisi sul Messaggero di oggi:

Al netto dei gusti personali (giustamente variegati), dei giudizi dei soliti “tromboni” nullafacenti ma tuttocapenti e delle stucchevoli polemiche da caciara politica (stranamente spesso coincidenti se a governare è il centrodestra o il centrosinistra), proviamo a fare un’analisi (con relativa “pagella”, tradizione del Messaggero) della 727.ma Perdonanza.


LA SAGA DEI BIGLIETTI
Le cose devono funzionare. Chi scrive voleva prenotare tre biglietti per il concerto di ieri sera. Non ci è riuscito dovendo anche sopportare anche una serie di beffe e controbeffe di un meccanismo assurdo. Il sistema di prenotazione è stato ridicolo, non funzionando dal primo giorno. Perchè? Di chi la responsabilità? Lo si pagherà ugualmente?
Voto 2 meno meno

IL TEATRO DEL PERDONO
Nelle 38 edizioni della “Perdonanza Moderna” è antica e mai risolta la diatriba di quale sia lo scenario del “fate festa” (la frase usata da Papa Celestino V). Lo scenario è Collemaggio ma certo la conformazione naturale della Scalinata di San Bernardino fanno di quest’ultima un luogo cardine. Al di là del fatto che entrambe sono senza parcheggi (le maledizioni dei tanti turisti forse sono arrivate anche ai piani alti di palazzo Fibbioni…), a Collemaggio sono elevatissimi i rischi di andare a intaccare (come è successo quest’anno: le critiche al “contropalco” all’inizio del prato sono state feroci e univoche) il meraviglioso skyline della facciata ma anche l’agibilità delle 24 ore clou, religiose e non solo, dell’apertura e chiusura della Porta Santa. Si dirà: c’è il Covid. E’ vero. Ma è anche vero che la città non ha uno spazio attrezzato per maxi-eventi nè sta facendo nulla per dotarsene. In sostanza: ha senso spendere 800 mila (o-t-t-o-c-e-n-t-o-m-i-l-a) euro per fare concerti in una aia di paese da 2.000 posti?
Voto 5 meno meno


SPETTACOLI
“La Perdonanza come Sanremo” è stata da un lato la critica e dall’altra l’esaltazione nei confronti di un programma (varato tardissimo, come da tradizione) ma al top. Il maestro Leonardo De Amicis è risorsa eccezionale: con lui il top è garantito. Ma, paradossalmente, rischia di essere un boomerang perchè questo aspetto fa ancora di più risaltare l’inadeguatezza dell’aspetto del “messaggio”. In sostanza: con De Amicis ora siamo al sicuro (e non è poco) ma tale aspetto non è nè può essere “la” Perdonanza.
Voto 7 e mezzo


IL MESSAGGIO
Qui cade l’asino! Se si chiede a un aquilano (e a maggior ragione a un turista) quale sia stato il filo conduttore di questa edizione, la risposta è «non saprei». Non c’è stato. Non lo si è pensato. E purtroppo è la seconda edizione targata Unesco. Sì, c’è stato e c’è il Covid. Ma senza progettazione e programmazione è un disastro. Senza un organismo fisso che tecnicamente pensi, oggi, 31 agosto, la Perdonanza dell’anno prossimo (quando, peraltro ci saranno anche le elezioni comunali), non ci siamo. A maggior ragione se, come tutti speriamo, l’anno prossimo verrà Papa Francesco ad aprire, primo Pontefice della Storia a farlo, la Porta Santa. Anche la Curia è stata carente: nessun approfondimento, nessuna idea, nessun contributo. Il compitino. Chi scrive aveva detto (anche per interesse proprio, ovviamente interesse intellettuale), al sindaco Biondi, un anno fa, che si sarebbe potuto sfruttare il Settecentenario della morte (14 settembre) di Dante e una “rilettura” del testo di Ignazio Silone “L’avventura di un povero cristiano”. Restano le efficaci citazioni siloniane fatte nei discorsi ufficiali dello stesso primo cittadino e dal Cardinale Feroci.
Voto 4


Angelo De Nicola
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FINALMENTE S’È CONVINTO ANCHE MONS. PETROCCHI

L’arcivescovo dell’Aquila Giuseppe Petrocchi durante l’imposizione del Pallio da parte di papa Francesco (Foto Renato Vitturini )

La mia analisi sul Messaggero di oggi
Dunque, anche il cardinale Petrocchi s’è convinto a invitare Papa Francesco a venire all’Aquila per aprire la Porta Santa di Collemaggio. Come si ricorderà, nel gennaio 2020 l’arcivescovo aquilano aveva ribadito pubblicamente che «quando partiranno i lavori della cattedrale di San Massimo inviterò il Papa a venire all’Aquila». Una dichiarazione che Petrocchi aveva già fatto il 28 agosto 2017, sul sagrato di Collemaggio, subito dopo l’apertura della Porta Santa e più volte l’aveva ripresa.
Un anno e mezzo fa, ci permettemmo di dichiarare il nostro disaccordo. Con tutto il rispetto per il cardinale e senza sottovalutare quanto sia importante la ricostruzione della Cattedrale dopo ben 12 anni, l’invito al Papa va fatto per aprire la Porta Santa. Questo chiedono, invocano, supplicano gli aquilani.
Il punto è nodale, soprattutto dopo il riconoscimento Unesco della Perdonanza. Ebbene, la Perdonanza (e, quindi, il messaggio di Celestino V) è stata certificata quale Patrimonio immateriale dell’umanità. Sarebbe assurdo e contraddittorio che il mondo la riconosce come tale e la Chiesa no, come peraltro è avvenuto fino a oggi visto che, in 727 anni dal quel 1294, nessun Papa, nessun Papa, è mai venuto ad aprire la Porta Santa. E’ arrivato il momento che si superi quell’imbarazzo. Soprattutto alla luce delle dimissioni di Papa Ratzinger, guarda caso l’unico Pontefice a passarci sotto: il “miracolo” purtroppo lo fece il sisma e il 28 aprile 2009, in pellegrinaggio nella città ferita, Benedetto XVI entrò a Collemaggio attraversando la Porta Santa eccezionalmente aperta fuori tempo per lui. Donò il suo pallio sulle spoglie di quel povero cristiano; l’anno dopo, a Sulmona, disse pure che «Celestino seppe agire secondo coraggio e in obbedienza a Dio», altro che “gran rifiuto per viltade”… Sappiamo, poi, come è andata.
Il nostro arcivescovo s’è convinto. Il tempo per la definitiva “riabilitazione” di quel “povero cristiano” di Celestino V è forse davvero arrivato.
Angelo De Nicola
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