Il saggio “Presunto innocente, cronaca del caso Perruzza” – Capitolo 7

Michele Perruzza

7.IL SANGUE E’ DI CRISTINA 5.9. 1990
E’ stata una giornata di quiete, dopo la tempesta del “toto-mostro”, la dodicesima delle indagini sull’assassinio della piccola Cristina. Il magistrato che conduce l’inchiesta, il sostituto procuratore Mario Pinelli e gli inquirenti hanno mantenuto lo strettissimo riserbo che si sono imposti l’altro giorno ed hanno anche chiesto alla difesa di fare altrettanto «per il bene delle indagini». Unico fatto nuovo “ufficiale” è stato un lungo colloquio in carcere, ieri mattina, tra Michele Perruzza e i suoi avvocati. …

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Il saggio “Presunto innocente, cronaca del caso Perruzza” – Capitolo 6

I funerali di Cristina Capoccitti

6. TESTIMONIANZE AL SETACCIO 1. 9. 1990
Balsorano, otto giorni dopo la tragedia. Alla messa della “riuscita” (è costume in queste zone che i congiunti stretti del defunto restino in casa sette giorni, per tornare alla vita normale dopo una settimana col rito commemorativo), al primo banco a sinistra della chiesa di Ridotti, c’era tutta la famigliola della povera Cristina.
Il padre Giuseppe Capoccitti, la madre Dina Valentini che non è più uscita di casa dal giorno dell’assassinio restando sempre distesa sul letto, e il tredicenne Samuele. L’altro pomeriggio la famiglia Capoccitti aveva chiesto riservatezza. Al parroco don Mario De Ciantis i due genitori, provatissimi dalla tragedia e da quanto sta accadendo hanno chiesto di non suonare nemmeno le campane: avrebbero avvisato soltanto pochi intimi.
La discrezione è stata compresa, ma la chiesa era comunque piena. C’era tutta Case Castella. Non curiosi o inquirenti come era avvenuto ai funerali. …

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Il saggio “Presunto innocente, cronaca del caso Perruzza” – Capitolo 5

Gli avvocati Maccallini: Carlo e, a destra, il compianto Mario. Lo scatto è degli anni Novanta

5. IN ATTO UNA DIFESA DISPERATA – 29 agiosto 1990
Un eroe. Una vittima. Un ragazzetto «tarato» da qualche problema psichico o figlio di quella cultura contadina legata ancora alla figura del padre-padrone o al «familismo amorale» che porta a coprire, sempre e comunque, i propri congiunti.
Chiunque sia Mauro, il figlio tredicenne di Michele Perruzza, il quarantenne muratore finito in manette con l’accusa di essere il bruto, è l’unico ad avere la chiave di lettura del brutale delitto, a Case Castella di Balsorano, di Cristina. La confessione spontanea, infatti, poi ritrattata a distanza di poche ore, ha dimostrato agli inquirenti che il ragazzetto sa molto sull’assassinio. Forse solo una parte, per aver seguito e spiato l’assassino o quantomeno averlo sentito raccontare. Forse tutto, per aver involontariamente partecipato. …

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Il saggio “Presunto innocente, cronaca del caso Perruzza” – Capitolo 4

L’arresto di Michele Perruza all’alba del 27 agosto 1990 ad Avezzano (L’Aquila)

4. ALL’ALBA IL MOSTRO E’ SCOPERTO – 28 agosto 1990
«Ecco il mostro… Ecco il mostro… ». Non appena Michele Perruzza, muratore quarantenne, a testa china, esce dal Palazzo di Giustizia di Avezzano, all’alba, in manette tra due corpulenti agenti, i pochi curiosi rimasti sonnacchiosi tutta la notte al freddo ad attendere sviluppi, si risvegliano all’improvviso. Vogliono linciarlo. Vola pure qualche raggelante minaccia: «Il mostro sei tu, non tuo figlio. Vedrai ora cosa ti succederà in carcere… Assassino». Sono le 6,40 di ieri mattina. Con la Volante che scompare nella foschia mattutina verso il carcere di Avezzano, si conclude la nottata thrilling del terzo giorno delle affannose indagini a tappeto per scoprire il bruto che ha assassinato dopo aver tentato di violentarla, la piccola Cristina Capoccitti, 7 anni appena, la sera di giovedì scorso. Otto ore in cui accadde di tutto, anche l’incredibile con colpi di scena a ripetizione. …

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Il saggio “Presunto innocente, cronaca del caso Perruzza” – Capitolo 3

Il borgo di Case Castella di Ridotti, frazione di Balsorano (L’Aquila)

3. CRISTINA, L’ASSASSINO HA 13 ANNI – 27 agosto 1990

Ha fatto tutto un ragazzo di tredici anni. Lo sconcertante epilogo del brutale assassinio di Cristina, la piccola di 7 anni trovata uccisa completamente nuda venerdì scorso, in un fossato tra le boscaglie di Case Castella di Balsorano, è venuto ieri sera tardi, poco dopo le ore 23. Il sostituto procuratore della Repubblica di Avezzano, dottor Pinelli, ha infatti deciso il fermo di M. P. che al termine di un interrogatorio nella caserma dei carabinieri di Balsorano ha confessato di aver ucciso la bambina. E’ caduto subito. E’ scattato il provvedimento restrittivo. …

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Il saggio “Presunto innocente, cronaca del caso Perruzza” – Capitolo 2

Il luogo dove fu trovata uccisa la piccola Cristina

2. IL CERCHIO SI STRINGE IN PAESE
26. 8. 1990

Biancaneve se ne è andata in una piccola bara bianca, candida come è nata. La piccola Cristina Capoccitti, la bambina trovata completamente nuda, uccisa in un fossato di Case Castella di Balsorano, non ha subito violenza carnale: lo ha accertato l’autopsia andata avanti per ore presso l’obitorio dell’ospedale di Avezzano e conclusa soltanto intorno all’una e mezzo della nottata tra venerdì e ieri dall’esperto giunto da Roma, professor Sacchetti. Non è stata violentata: un po’ a sorpresa, ma con non nascosto sollievo, gli inquirenti hanno appreso il responso dell’esame autoptico su un assassinio che comunque, a loro giudizio, è «inequivocabilmente a sfondo sessuale, con un indubbio tentativo di violenza carnale». (…)

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Il saggio “Presunto innocente, cronaca del caso Perruzza” – Capitolo 1

  1. IL BRUTO E’ ESPERTO DI QUEI LUOGHI
    25. 8. 1990

Violentata. Seviziata. Massacrata a colpi di pietra sulla testolina. Trascinata e scaraventata in un anfratto tra la boscaglia non lontano dalla strada comunale. Se non è del posto, il bruto è uno che frequenta quelle bande della Valle Roveto al confine tra l’Abruzzo e il Lazio.
Le modalità ma soprattutto il luogo dove è avvenuto il brutale assassinio di Cristina Capoccitti, non ancora 7 anni, fanno pensare ad una persona che conosceva la zona.
Che sapeva bene che tra quella fitta vegetazione sicuramente non poteva essere visto.

(…)

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Il romanzo “La missione di Celestino” – Capitolo 18 (Parte Seconda) – FINE

La Missione in Africa, intitolata a Celestino V, delle Suore Celestine del Monastero di clausura di San Basilio dell’Aquila

Il pesante portone si chiuse, fragorosamente, alle loro spalle.
«Che prove ha?» chiese il sovrintendente, a testa china e senza nemmeno guardare il suo amico.
«Non è questione di prove. E’ tutto logico. Troppo logico. Non può che essere così».
«Allora dobbiamo sporgere denuncia». …

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Il romanzo “La missione di Celestino” – Capitolo 17 (Parte Seconda)

Le Suore del Monastero di clausura di San Basilio dell’Aquila accolgono, nella Perdonanza 2018, il noto cantante Riccardo Cocciante che riceverà, in una toccante cerimonia nella chiesa provvisoria del convento, il premio della “Croce di Celestino” del Lions Club dell’Aquila

L’orto era nel suo splendore primaverile. Per arrivarci, la Superiora aveva fatto passare i due ospiti tra i meandri del monastero mostrando loro, in particolare, gli affreschi più antichi e soprattutto quelli raffiguranti San Benedetto e San Basilio, un altro san Giovanni Battista e un San Michele Arcangelo (anche qui, pensarono il signor Giacomo e il sovrintendente, guardandosi negli occhi).
Abbacinati dal sole alto, i tre rientrarono nel convento e la Superiora li fece accomodare in una saletta che precedeva il refettorio. «Dico a suor Valeria di prepararvi il caffè. Torno subito» disse la Badessa scomparendo dietro la porta del refettorio.
Trascorse un lungo attimo di silenzio.
«Perché non mi ha detto nulla?» chiese, a voce bassa e guardandosi bene attorno, il signor Giacomo, dopo aver fatto finta di leggere un opuscolo (“Missione Oggi”) che era sul tavolo.
«Detto cosa?».
«Che la Superiora conosce lei benissimo». …

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Il romanzo “La missione di Celestino” – Capitolo 16 (Parte Seconda)

L’affresco di San Giovanni Battista decollato che si trova nel coro del Monastero di clausura di San Basilio (L’Aquila)

Dal citofono una voce gracchiante, come di bambina, chiese: ”Chi è?”.
«Pellegrini» rispose il sovrintendente che si stava spazientendo dopo la terza, lunga, scampanellata davanti al grande portone.
«Pellegrini un corno!- sbottò il signor Giacomo solo dopo essersi assicurato, avvicinando l’orecchio verso il campanello, che la cornetta del citofono fosse stata riattaccata-. Se, come pare, siamo al dunque, dovremo pur trovare una scusa. Chi siamo noi due?».
«Faccia fare a me. Quando si tratta di improvvisare tiro fuori sempre il meglio di me… Ah, buongiorno Sorella! Possiamo parlare con la Madre Superiora? Si ricorda di me? Sono quel giornalista che, tanti anni fa, s’è occupato del rapimento delle spoglie di Celestino… Venni qui in convento quando furono recuperate le Sacre Spoglie… Lui è un mio collega». …

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