Il saggio “Presunto innocente, cronaca del caso Perruzza” – Capitolo 106

Il giudice Bruno Tarquini scomparso nel gennaio del 2019

106. «SPOSTATE IL CASO PERRUZZA A PERUGIA» – 8. 3. 1998
Un giudice che si è occupato di un processo deve astenersi dal valutare gli sviluppi di quello stesso processo. Detta così potrebbe sembrare una regola, tecnica e morale, scontata. Invece non è così. Tanto che i difensori di Michele Perruzza (avvocati Cecchini, De Vita e Maccallini) hanno dovuto presentare apposita richiesta.
Un’istanza di astensione nella quale si chiede al Procuratore generale (Pg) presso al Corte d’Appello dell’Aquila, Bruno Tarquini, di astenersi dal valutare la sentenza dell’ormai noto “processo-satellite” tenutosi davanti al Tribunale di Sulmona. …

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Il saggio “Presunto innocente, cronaca del caso Perruzza” – Capitolo 105

Il Procuratore della Repubblica Brizio Montinaro

105. «MOLTE VERITA’ IN QUELLA LETTERA» – 4. 4. 1998
«Ora la possibilità di illuminare la verità del caso di delitto di Balsorano è nelle mani del Procuratore di Avezzano, Brizio Montinaro». L’avvocato Cecchini, leader del collegio che assiste Michele Perruzza, è convinto che ci sia «della veridicità e genuinità» nella lettera inviata al presidente del Tribunale di Sulmona, Oreste Bonavitacola, da un presunto testimone oculare del delitto.
Un testimone che ha scritto di aver visto, quella maledetta sera del 23 agosto 1990, il figlio di Perruzza, Mauro, correre dietro la piccola Cristina con i pantaloni scesi.
«Ritengo che delle tre ipotesi avanzate ieri dal Messaggero -insiste l’avvocato Cecchini- la seconda sia da scartare: non può essersi trattato di una trappola al presidente Bonavitacola, magistrato troppo esperto per essere preso in giro così banalmente. Restano così le altre due ipotesi, quella che la lettera sia tutta vera o che sia mezza vera e mezza falsa. Io propendo per quest’ultima: che cioè, qualcuno che sa, ha deciso di provocare il testimone oculare magari usandone il nome e cognome per firmare la lettera. Un anonimo, insomma, che però “incastra” il vero testimone. E se su questa vicenda c’è davvero un testimone oculare, allora potremmo chiuderlo questo maledetto caso che vede un innocente in carcere». …

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Il saggio “Presunto innocente, cronaca del caso Perruzza” – Capitolo 104

Il presidente del Tribunale di Sulmona, Oreste Bonavitacola

104. C’E’ UN SUPERTESTIMONE, STAVOLTA OCULARE – 3. 4. 1998
E ora spunta il testimone oculare che assistette all’assassinio: «L’ho visto io: quella maledetta sera a fare i “giochetti” con la piccola Cristina c’era suo cugino Mauro. Michele Perruzza è innocente».
Se il maledetto caso del delitto di Balsorano ha vissuto due processi paralleli ed al tempo stesso intrecciati, quello nelle aule di giustizia e quello sui mass media, allora siamo proprio arrivati al “redde rationem”.
Sì, perché grazie alla “gentilezza” di un anonimo “postino”, anche al cronista è stata recapitata una lettera del possibile testimone oculare che, se fosse vera, potrebbe chiudere un caso che da quasi otto anni divide l’opinione pubblica nient’affatto convinta neppure da una condanna all’ergastolo diventata definitiva dopo tre gradi di giudizio. …

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Il saggio “Presunto innocente, cronaca del caso Perruzza” – Capitolo 103

Gennaro De Stefano (a sinistra) intervista dal compianto Enzo Coletta

103. UN SUPERTESTIMONE ACCUSA MAURO – 18. 3. 1998
«Mauro confessò ad un prete, mentre si trovava nell’istituto per minori “don Orione”, di aver ucciso Cristina. Io ho sentito quella confessione». Una voce riemerge a distanza di 7 anni e mezzo e su Mauro Perruzza piovono nuovi macigni. Se l’ultimo “scoop” di Gennaro De Stefano, il giornalista «punta di diamante del fronte degli innocentisti» a favore di Michele Perruzza, dovesse trovare conferme processuali, il muratore di Balsorano avrebbe una speranza in più di vedere “revisionata” la sua condanna all’ergastolo. …

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A Rocca di Mezzo Angelo De Nicola presenta il suo libro su Attilio Cecchini

ROCCA DI MEZZO – A Rocca di Mezzo (L’Aquila), Angelo De Nicola presenta il saggio biografico dedicato ad Attilio Cecchini. Dopo il pomeriggio letterario che ha aperto la stagione turistica con la presenza della scrittrice Dacia Maraini, il comune montano, insignito del titolo “Città che legge”, continua a prestare la massima attenzione agli eventi culturali, nello specifico, al valore educativo della letteratura.
Venerdì 7 agosto, alle ore 18,15, presso la Villa Cidonio, sede del Parco regionale Sirente Velino, si svolgerà l’appuntamento per la presentazione del libro Don Attilio Cecchini – Il giornalista di razza. Il principe del foro. L’impolitico di De Nicola, organizzato dalla Pro loco di Rocca di Mezzo in collaborazione con l’Associazione culturale Monti Naviganti.
L’autore, giornalista e scrittore affermato, presenzierà all’incontro insieme ai moderatori Sandro Argentieri, presidente della Pro loco e Loredana Agnifili, presidente di Monti Naviganti.
Il saggio biografico è l’ultimo libro scritto da De Nicola ed è dedicato alla vita romanzesca di don Attilio Cecchini, noto avvocato penalista aquilano, giornalista, ”impolitico”, personaggio che ha sempre fatto dell’etica il suo sentiero da percorrere.
Persone che, come lui, spendono la propria vita a rincorrere ideali di giustizia, in modo leale ed onesto, dovrebbero vivere mille vite e poi ricominciare. Il loro esempio esula da confini territoriali e temporali.
L’evento in programma si svolgerà nel pieno rispetto delle norme anti-Covid. È necessaria la prenotazione ai numeri 333-4238767 o 331-2954248.

Il saggio “Presunto innocente, cronaca del caso Perruzza” – Capitolo 102

Maria Giuseppa Capoccitti durante l’intervista alla Rai

102. ORA LA MADRE GETTA OMBRE SU MAURO -11. 3. 1998
Finora aveva sempre difeso il marito ma soprattutto aveva protetto suo figlio. La sua strenua protezione materna è in parte crollata ieri quando Maria Giuseppa Capoccitti, moglie di Michele Perruzza, ha sì difeso il marito («Era certamente con me quella sera») ma ha pure gettato pesanti ombre sul figlio Mauro.
Lo ha fatto in Tv concedendo una ”esclusiva” al programma di RaiUno “Primaditutto” a conferma, se ce ne fosse bisogno, che la drammatica vicenda del delitto di Balsorano vive due “processi”: quello nelle aule di giustizia e quello parallelo sui mass media. Un’intervista che è stata presentata come la “rottura del silenzio” da parte di una protagonista che, al contrario, ha sempre parlato.
Anche al processo-satellite aveva parlato eccome, durante un drammatico interrogatorio dopo il quale non s’è più presentata in aula, nemmeno nel giorno della sentenza che l’ha assolta dalla infamante accusa di aver istigato il figlio ad autoaccusarsi. …

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Il saggio “Presunto innocente, cronaca del caso Perruzza” – Capitolo 101

Mauro Perruzza durante la sua testimonianza al processo di Sulmona

101.«BASTA, ORA VOGLIO PARLARE» – 9. 3. 1998
Anche in occasione della prima condanna all’ergastolo per Michele Perruzza, nel lontano 1991, era un fine settimana di marzo. Coincidenze. Ma ieri a Case Castella di Balsorano non ci sono stati i fuochi d’artificio che sette anni fa festeggiarono la “condanna a morte” del “mostro di Balsorano”.
Nessuno ha gioito (ma nemmeno s’è disperato) per l’assoluzione nel processo- satellite davanti al Tribunale di Sulmona che ha aperto a Michele le «grandi porte della revisione» del processo principale.
A sparare “fuochi”, però, ieri ci ha pensato Mauro Perruzza che, seppure attraverso i suoi genitori adottivi, ha lanciato uno strano messaggio. In sostanza, alla luce dell’assoluzione dei genitori dall’accusa di averlo istigato ad autoaccusarsi dell’omicidio della piccola Cristina, il ragazzo dice ora «di voler parlare, di non voler rimanere in silenzio ancora a lungo». «Sono distrutto, quella del Tribunale di Sulmona era una sentenza già scontata dalla prima udienza del processo»: questo il primo commento di Mauro. …

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Il saggio “Presunto innocente, cronaca del caso Perruzza” – Capitolo 100

Michele Perruzza al processo di Sulmona tra i suoi avvocati, da sinistra Carlo Maccallini, Antonio De Vita e Attilio Cecchini (Foto Renato Vitturini)

100. «NON CHIAMATEMI PIU’ MOSTRO» – 8. 3. 1998
«La tesi di Stato non poteva, non doveva naufragare». Nella sua arringa al processo- satellite di Sulmona, l’avvocato Attilio Cecchini, «nel giorno del trionfo della giustizia giusta», s’è tolto tutti i sassolini che da sette anni gli tormentavano i piedi attaccando apertamente «un sistema che non ha voluto ammettere un clamoroso errore giudiziario».
L’errore di aver condannato all’ergastolo Michele Perruzza. Che ieri, esausto dopo la lettura della sentenza che lo ha assolto insieme con la moglie dall’accusa di aver istigato il figlio Mauro ad autoaccusarsi del delitto, ha gridato ai microfoni delle Tv: «Non sono più il mostro di Balsorano». …

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