Il corteo storico uscì puntuale dal Municipio. Persino con qualche minuto di anticipo. Tutto filò liscio lungo le strade semideserte del centro. La città sembrò senza tempo, surreale, mistica.
Il signor Giacomo, con ricetrasmittente in una mano e telefonino nell’altra, seguì tutti i passaggi. Quello più delicato fu l’atterraggio dei due elicotteri. Tutto ok. I tempi, provati e riprovati, erano in quel momento perfettamente sincronizzati.
Un boato di un numero incalcolabile di persone, assiepate ovunque, accolse il Papa che, in piedi a bordo della “papamobile”, dopo aver ripetuto in tutte le direzioni il gesto della benedizione con la mano destra chiusa nelle sue ultime due dita, fece una genuflessione al cospetto della Bolla mandando in visibilio la folla. Quindi, l’auto blindata dotata di una cupola di vetri antiproiettile spessi quasi tre centimetri, si dispose dietro la Dama e il Giovin signore.
Cominciavano i duecentotrentasette passi più insidiosi della Storia della Chiesa moderna, sulla stessa traccia di quelli, a dorso di un asinello, compiuti oltre settecento anni prima da Celestino V. …