A Dio piacendo, venne il 28 agosto. Il signor Giacomo, che aveva passato un’altra nottata insonne, aprì la finestra dell’ufficio-bunker del sovrintendente per godersi quell’aria fresca del primo mattino che ormai, da tre mesi, aveva imparato ad apprezzare. Un cielo terso, il cielo più terso che gli sembrava di aver mai visto, si stagliava sullo sfondo di uno splendido panorama di tetti intersecantisi tra di loro.
«Amico mio, ci siamo! Se tutto fila liscio, giuro caro il mio sovrintendente, me ne vengo a vivere qui. Un posto in Questura me lo danno». …