Era in città ormai da più di un mese. Mai una pausa. Mai tradito da un’emozione (una moglie, un figlio, una donna, una madre) anche se, a sera, aveva avuto il tempo di familiarizzare con gli “antipasti De Contreras” (lo colpì subito quel nome che, come scoprì domandandolo all’oste della trattoria preferita, era stato inventato in onore di un altro capitano di ventura, uno spagnolo), le puntarelle e alici, la zampanella, gli gnocchi allo zafferano, la minestra di farro, gli strozzapreti alla contadina e, soprattutto, con una genziana tanto amara per la lingua quanto dal piacevole effetto digestivo una volta precipitata nello stomaco. Al mattino, almeno un “orzo cream”, a intervallare i due caffè canonici. Cui s’aggiungevano, nel primo e nel tardo pomeriggio, almeno due moca autoprodotte dalle segretarie dell’Ufficio di Gabinetto del sindaco…