Il mio articolo sul Il Messaggero Abruzzo di oggi:
Papa Francesco, ieri, ha citato la Perdonanza celestiniana nella “Bolla di indizione” del Giubileo del 2025. Il Pontefice ha guardato indietro, fino al primo Giubileo del 1300, «alla grazia del perdono che si era cominciata a riversare sul popolo di Dio, reso evidente- ha detto- dalla Grande Perdonanza di San Celestino V, nata prima dell’istituzione dell’Anno Santo, ma anche dell’indulgenza per quanti avessero visitato la Porziuncola nei primi due giorni di agosto ottenuta da San Francesco e concessa da Papa Onorio III nel 1216, del Giubileo Santiago di Compostela che, dal 1122, può essere celebrato ogni volta che la festa dell’Apostolo Giacomo cade di domenica».
Un sigillo di portata eccezionale “figlio” dell’epocale visita di Bergoglio all’Aquila, per aprire la Porta santa della basilica di Santa Maria di Collemaggio, il 28 agosto del 2022 in occasione della 728.ma Perdonanza celestinana. Un sigillo che “certifica” che quello di Celestino V nel 1294 è stato il primo giubileo della storia, anticipatore di quello inventato nel 1300 da Bonifacio VIII.
Forse è questo il motivo della convocazione, l’altro giorno, di un conferenza stampa da parte dell’arcivescovo dell’Aquila, il cardinale Giuseppe Petrocchi, per stamane «sul prossimo Giubileo 2025» come si legge in una laconica comunicazione. E’ più che probabile che il cardinale sapesse quello che, ieri, il Papa avrebbe detto sulla Perdonanza. E’ stato Petrocchi a convincere Bergoglio a venire in pellegrinaggio all’Aquila. In quell’occcasione, in mondovisione, Francesco tirò fuori Celestino V dalle secche della storia affermando che è errata l’interpretazione del verso dantesco del “gran rifiuto”: «Celestino è uomo del sì e non uomo del no». In questo azzerando polemiche settecentenarie su quel maledetto (perchè “marchia” di viltade Celestino) ma pure benedetto (perchè gli ha dato una notorietà che non tramonta) verso del Terzo canto dell’Inferno. Bergoglio, inoltre, ha definito «L’Aquila capitale di perdono, di pace e di riconciliazione».
Un “brand” che il Papa ha lasciato in dono alla città resiliente e a tutto l’Abruzzo.
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