L’Aquila 22 Agosto 2022
Ad Angelo De Nicola per il suo libro: I Papi e Celestino V
Ho letto con molto interesse il tuo libro con cui analizzi magistralmente la storia di Pietro Angelerio da Morrone, l’umile fraticello che, dopo una vita di penitenza e di solitudine, il 29 Agosto del 1294, viene eletto Papa, col nome di Celestino V, nella Basilica di Collemaggio, dove arriva a cavallo di un asinello. Ma dopo solo 4 mesi di Pontificato, rendendosi conto che quella vita d’intrighi e di poteri, non era fatta per lui, si dimette, lasciando però una Bolla, con cui concede l’indulgenza plenaria a chi, pentito e confesso, passa attraverso la Porta Santa di Collemaggio, tra i vespri del 28 e del 29 Agosto di ogni anno.
Nasce così la Perdonanza Celestiniana (oggi patrimonio immateriale dell’Unesco), il più bel regalo fatto all’umanità, perché il perdono “erga omnes” abbraccia tutti, poveri e ricchi, purché con umiltà e purezza d’animo sentano il bisogno di cancellare i loro peccati, accostandosi ai sacramenti. Partendo dalla storia umana e religiosa di Celestino V e del suo rifiuto, hai introdotto il severo giudizio di Dante: ”vidi e conobbi l’ombra di colui/ che fece per viltade/ il gran rifiuto” ed il problema irrisolto se il poeta si sia riferito a Celestino oppure a Matteo Rosso, decano del Sacro Collegio ed eletto Papa al primo scrutinio, il 23 Dicembre del 1294, il quale, rifiutando il papato, dà il via alla candidatura del cardinale Caetani, il futuro Bonifacio VIII, incoronato Papa il 25 Gennaio 1295, nella Basilica di S. Pietro a Roma, con la tiara a duplice corona, ad indicare il potere spirituale e temporale.
Questo Pontefice, restituendo al papato gli antichi fasti e combattendo tutti gli oppositori
(fra questi lo stesso Dante, la cui casa viene saccheggiata e lui stesso condannato all’esilio con l’aggravante della condanna al rogo, se fosse stato catturato), si dimostra l’esatto opposto di Celestino V, della cui morte pesa su di lui l’infamante accusa di papicidio.
Ma indipendentemente dai fatti storici e letterari, che svisceri ampiamente, ciò che trovo interessante nel tuo libro, è il tema della Bolla e della Perdonanza.
Il perdono è figlio della Misericordia ed è proprio questo il filo conduttore che si dipana dal contesto storico.
Misericordia, da miseris-cor-dare, significa dare il cuore ai miseri, è quel sentimento che scalda l’anima, spingendola verso i bisognosi, i malati, gli afflitti, è una virtù morale che si attiva nelle opere di pietà, di carità.
Il perdono è la cancellazione dell’ira, del risentimento, della rabbia, del livore sordo, che abbrutisce e disumanizza, è indulgenza verso la debolezza, un atto di clemenza che porta alla remissione dei peccati, alla assoluzione delle colpe. Misericordia e perdono sono i punti essenziali del Vangelo, della Chiesa e dei Papi che la rappresentano.
La grandezza di Celestino V sta in questo. Capisce che il suo ministero non è temporale, ma spirituale, deve fare qualcosa per l’umanità smarrita e sofferente, perciò ricorre alla Bolla, con cui riportare gli uomini alla luce di Dio, attraverso il perdono, che riesce a sciogliere i cuori induriti, ridonando serenità all’animo.
È molto interessante il percorso che fai su questo tema, partendo da Celestino V, attraverso i numerosi Papi fino all’attuale Papa Francesco che, con la sua presenza alla Perdonanza, contribuirà a mantenere accesa quella luce essenziale nella vita dei credenti. Bellissimo è il rapporto tra Papa Francesco e Celestino V, relativo al messaggio di umiltà e d’amore. Significative le date che li accomunano:il 13 Dicembre 1294 Celestino V si dimette, il 13 Dicembre 1969 Bergoglio viene ordinato sacerdote. Emozionante la trasmigrazione dei valori e dell’eternità del messaggio evangelico e l’espressione papale “jemo ‘nnanzi” pronunciata da Papa Francesco in riferimento al gruppo aquilano omonimo, come affidamento e invocazione alla protezione della Madonna di Roio e come incoraggiamento alla ripresa della nostra città dopo il disastro del terremoto.
Non voglio dilungarmi sui numerosi altri spunti di riflessione Per gustarli è necessario leggere il libro. Lo consiglio vivamente, ringraziandoti per questo notevole lavoro che arricchisce la cultura in generale ed esalta quella aquilana da cui proviene.
Complimenti vivissimi e grazie.
Fulvia Ciccone