Perché non la Porta Santa nel nuovo stemma della Regione Abruzzo?

Al G8 dell’Aquila nel luglio 2009, Berlusconi mostra a Obama il Guerriero di Capestrano

La mia analisi su Messaggero edizione Abruzzo di oggi:

I simboli sono importanti. E anche assai difficili da codificare specie se devono rappresentare e unificare una regione, l’Abruzzo, fatta di anime diverse (“Gli Abruzzi”) non soltanto territorialmente. Sicchè è un gesto coraggioso l’avvio del iter del progetto di legge del Consiglio regionale, condiviso da tutti i gruppi di maggioranza e opposizione, che prevede un nuovo stemma con il Guerriero di Capestrano. Ovvero di quell’enigmatica e affascinante scultura del VI secolo a.C. rinvenuta per caso, nel 1934, da un contadino che stava preparando il terreno alla semina, peraltro in tenimento del Comune di Ofena (la “guerra” con Capestrano è antica…). La Prima commissione regionale “Bilancio, affari generali e istituzionali”, presieduta da Fabrizio Montepara, ha dato parere favorevole unanime alla proposta. Il nuovo stemma prevede uno scudo sannitico, in cui sarà posta l’effigie del guerriero, con gli attuali colori del simbolo regionale: il bianco che rappresenta le cime innevate delle montagne; il verde dei boschi e delle colline; l’azzurro del mare Adriatico. A questo punto, il documento sarà sottoposto al vaglio dell’assemblea nella prossima seduta per l’approvazione finale.

Subito si sono levate proteste. Il primo è stato il sulmonese Fabio Valerio Maiorano, Deputato di Storia Patria in Abruzzo che si dice «meravigliato, perplesso e anche preoccupato. Rischia di snaturare e di rendere ancora più “complicato”, per non dire pasticciato e confuso, l’attuale stemma in uso, di per sé già irrispettoso dei principi araldici, della storia dell’Abruzzo e finanche della legge, visto che l’araldica pubblica (concessione o modifica di uno stemma) è materia di “esclusiva competenza” dello Stato».
Certo, non il massimo tatticamente, in questi tempi di guerra, puntare su un “Guerriero” peraltro associato al nome dell’omonimo San Giovanni, conosciuto nel mondo come “il santo guerriero” per aver combattuto nelle Crociate. E allora, perchè non puntare su un simbolo di pace quale la Porta Santa della basilica di Collemaggio all’Aquila che il prossimo 28 agosto sarà aperta, per la prima volta da quando Celestino V emanò la Bolla del Perdono 728 anni fa, da un Pontefice, Papa Bergoglio appunto. Un evento epocale!
Si dirà: è un simbolo religioso. Ma a parte che Ignazio Silone definì Celestino V «il più abruzzese dei santi», la Perdonanza Celestiniana ha avuto il riconoscimento (laico) dall’Unesco di “patrimonio immateriale dell’umanità”. Il Perdono, concesso da una Papa che si rifiutò di benedire gli eserciti che andavano a combattere in Terrasanta, come “anticamera” della Pace.

Magari si potrebbe pensare a un gioco grafico che metta insieme la Porta Santa e il Guerriero di Capestrano: guerra e pace. Il diavolo e l’acquasanta. Un po’ come l’Abruzzo, o no?
Angelo De Nicola
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