La mia analisi sul Messaggero di oggi:
Al netto dei gusti personali (giustamente variegati), dei giudizi dei soliti “tromboni” nullafacenti ma tuttocapenti e delle stucchevoli polemiche da caciara politica (stranamente spesso coincidenti se a governare è il centrodestra o il centrosinistra), proviamo a fare un’analisi (con relativa “pagella”, tradizione del Messaggero) della 727.ma Perdonanza.
LA SAGA DEI BIGLIETTI
Le cose devono funzionare. Chi scrive voleva prenotare tre biglietti per il concerto di ieri sera. Non ci è riuscito dovendo anche sopportare anche una serie di beffe e controbeffe di un meccanismo assurdo. Il sistema di prenotazione è stato ridicolo, non funzionando dal primo giorno. Perchè? Di chi la responsabilità? Lo si pagherà ugualmente?
Voto 2 meno meno
IL TEATRO DEL PERDONO
Nelle 38 edizioni della “Perdonanza Moderna” è antica e mai risolta la diatriba di quale sia lo scenario del “fate festa” (la frase usata da Papa Celestino V). Lo scenario è Collemaggio ma certo la conformazione naturale della Scalinata di San Bernardino fanno di quest’ultima un luogo cardine. Al di là del fatto che entrambe sono senza parcheggi (le maledizioni dei tanti turisti forse sono arrivate anche ai piani alti di palazzo Fibbioni…), a Collemaggio sono elevatissimi i rischi di andare a intaccare (come è successo quest’anno: le critiche al “contropalco” all’inizio del prato sono state feroci e univoche) il meraviglioso skyline della facciata ma anche l’agibilità delle 24 ore clou, religiose e non solo, dell’apertura e chiusura della Porta Santa. Si dirà: c’è il Covid. E’ vero. Ma è anche vero che la città non ha uno spazio attrezzato per maxi-eventi nè sta facendo nulla per dotarsene. In sostanza: ha senso spendere 800 mila (o-t-t-o-c-e-n-t-o-m-i-l-a) euro per fare concerti in una aia di paese da 2.000 posti?
Voto 5 meno meno
SPETTACOLI
“La Perdonanza come Sanremo” è stata da un lato la critica e dall’altra l’esaltazione nei confronti di un programma (varato tardissimo, come da tradizione) ma al top. Il maestro Leonardo De Amicis è risorsa eccezionale: con lui il top è garantito. Ma, paradossalmente, rischia di essere un boomerang perchè questo aspetto fa ancora di più risaltare l’inadeguatezza dell’aspetto del “messaggio”. In sostanza: con De Amicis ora siamo al sicuro (e non è poco) ma tale aspetto non è nè può essere “la” Perdonanza.
Voto 7 e mezzo
IL MESSAGGIO
Qui cade l’asino! Se si chiede a un aquilano (e a maggior ragione a un turista) quale sia stato il filo conduttore di questa edizione, la risposta è «non saprei». Non c’è stato. Non lo si è pensato. E purtroppo è la seconda edizione targata Unesco. Sì, c’è stato e c’è il Covid. Ma senza progettazione e programmazione è un disastro. Senza un organismo fisso che tecnicamente pensi, oggi, 31 agosto, la Perdonanza dell’anno prossimo (quando, peraltro ci saranno anche le elezioni comunali), non ci siamo. A maggior ragione se, come tutti speriamo, l’anno prossimo verrà Papa Francesco ad aprire, primo Pontefice della Storia a farlo, la Porta Santa. Anche la Curia è stata carente: nessun approfondimento, nessuna idea, nessun contributo. Il compitino. Chi scrive aveva detto (anche per interesse proprio, ovviamente interesse intellettuale), al sindaco Biondi, un anno fa, che si sarebbe potuto sfruttare il Settecentenario della morte (14 settembre) di Dante e una “rilettura” del testo di Ignazio Silone “L’avventura di un povero cristiano”. Restano le efficaci citazioni siloniane fatte nei discorsi ufficiali dello stesso primo cittadino e dal Cardinale Feroci.
Voto 4
Angelo De Nicola
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Ciao Angelo, condivido in toto la tua analisi. Purtroppo, manca la mentalità imprenditoriale ricettiva. Condivido soprattutto la creazione di un organismo che si occupi a tempo pieno e per 365 giorni l’anno dell’organizzazione e promozione della Perdonanza che comincia a essere conosciuta e seguita anche in Romagna. Ciao e a presto, Marco
Una delusione alla 10 potenza in tutte le sue manifestazioni
Il messaggio della Perdonanza non passa quando su un documentario dellla storia del papato di Sky Celestino V viene denigrato, definito un vecchio inetto mangiafagioli, l’azione culturale che va fatta non è portare cantanti su cantanti ma rielevare Papa Celestino V al livello di santità pari a quello di San Francesco, ma questo va fatto anche dal Papa
Sono pienamente in linea con quello che hai scritto. Con una piccola integrazione.
Per Leonardo de Amicis il 7 e mezzo mi sembra un po’ strettino. Gli darei
di più.
Carlo Gizzi
Angelo, condivido pienamente il tuo articolo. Il problema atavico di questa città è chi lo recepisce o lo recepirà In un altro commento avevo messo in evidenza come la Chiesa aquilana non abbia mai dato importanza all’evento oltre i confini neanche comunali. Grande enigma, provo a immaginare. Non si vuole estendere per caso il messaggio di papa Celestino?
Paolo, anche io mi sono dato spesso, in passato, questa risposta. Che cioè, poichè Celestino V suscitava imbarazzo nella Chiesa, meglio “quieta non movere”. Ma dopo il percorso di riabilitazione nei confronti dell’Eremita del Morrone di Papa Ratzinger e le sue dimissioni (molto simili a quelle di Celestino) questa nostra tesi non regge più. E allora, perchè?
Caro Angelo, condivido ogni parola di ciò che hai scritto. Non ho vissuto in prima persona le giornate ma ho seguito con attenzione il percorso attraverso i resoconti giornalistici e l’impressione è che…nulla è cambiato in termini di una programmazione a lunga distanza. E le affermazioni degli albergatori confermano il solo ambito territoriale dell’evento. Il nume tutelare (il Maestro De Amicis) è divenuto quasi un trofeo da mostrare e dietro cui nascondere tutto ciò che è mancato. Dietro la Porta Santa c’è tanta storia, ignorata. Questo è un aneddoto che personalmente mi è capitato di sentire da un aquilano: “Ma la Bolla cos’è?” (La maiuscola è mia). Poi ha aggiunto di aver seguito tutti i concerti. Ciao
PER FAVORE! INCASSA LE MANCHE E ORGANIZZA LA PERDONANZA. FACCI VEDERE QUANTO SEI BRAVO…!
Perchè lei non si firma?
Condivido. Anch’io ho sempre sostenuto la necessità di un Comitato, Fondazione, Associazione o quello che sia che si occupi permanentenente della Perdonanza. Inaccettabile per me l’oscuramento di Collemaggio e di S.Bernardino. Personalmente preferirei spettacoli diffusi nella città e anche nelle frazioni dando spazio anche ad artisti locali. La Chiesa, grande assente come sempre.
Voglio partire da questo commento “Condivido soprattutto la creazione di un organismo che si occupi a tempo pieno e per 365 giorni l’anno dell’organizzazione e promozione della Perdonanza” (che ovviamente condivido anch’io) per dire che purtroppo non è la Perdonanza che manca di questo organismo, ma è la città stessa che non ha una attenzione ed una organizzazione per le dinamiche amministrative quotidiane. Sono anni che si naviga a vista, senza un’idea, un programma, un progetto per il suo futuro!
Quindi come si può pensare che lo debba avere per un evento di una settimana se non, prima, per la sua stessa sopravvivenza!?
È la città stessa che dovrebbe vivere il messaggio di Celestino 365 giorni l’anno e dare a tutti quello di cui hanno bisogno: servizi, manutenzioni, pulizia, strade e scuole. Quelle scuole che mancano da 12 anni. Dal giorno di quel maledetto terremoto che non siamo riusciti a rendere benedetto per le opportunità che paradossalmente ci ha dato. Potremmo dire dunque che siamo stati cornuti e mazziati, o, come meglio esprime un modo di dire locale, “semo come ji rospi alle sassate”! Aspettiamo cioè che un sasso ci colpisca, ma non ci spostiamo di un millimetro dalle nostre posizioni di comodo. E non facciamo “nulla” per migliorare questa città.
Ed infatti Immota Manet!
si, credo che circa la prevendita dei biglietti vadano chiesti addirittura i danni. Venendo alla Perdonanza nello specifico, l’UNESCO da sola non basta, se si ferma a Porta San Ferdinando, oggi Porta Napoli. Di fatto sono tre i filoni del “brand” Perdonanza. Quello religioso, quello storico culturale e quello ludico. Ognuno dei tre, non a caso nell’ordine indicato, va sviluppato autonomamente, assegnando spazi ben definiti: la basilica al primo, itinerari cittadini, possibilmente anche in cornice medievale al secondo, stadio, parchi, palazzetto o piazze al terzo. Relativamente alla componente storica, cui (lo dico per esperienza avendo militato per anni in una rievocazione storica in altra regione ed interessandomi di medioevo, è riduttivo (soprattutto per le decine di volontari che si adoperano nell’ombra per mesi) limitarne l’impiego in alcune sfilate e giochi di bandiera. Andrebbe individuata una sede fissa, dove ad esempio esporre armi e costumi del corteo, che possa fare da punto info e promo per le manifestazioni in costume da organizzare durante tutta la Perdonanza. Circa i concerti, vanno diversificati, assegnando le aree più capienti a quelli con maggiore afflusso stimato. Non vedo male lo stadio con un mega sfondo che riproduca Collemaggio, ad esempio, dietro il palco. Sempre per citare l’esperienza vissuta in altri contesti, ci vuole un Ente specifico, fatto di pluralità competenti, per gestire al meglio un evento complesso. Ciò non vuol dire che questa sia stata una brutta edizione, ci si è impegnati al massimo, allo spasimo. In ogni caso parliamo di un successo! La città era piena di gente e, al di là delle criticità evidenziate, secondo me è stato fatto complessivamente un buon lavoro, con passione ed abnegazione. Si può fare meglio però, decisamente meglio per la gestione ed il posizionamento degli eventi. Angelo, consentimi di dirti che il sistema delle pagelle a me non piace.
Comne dici tu, nessuno è perfetto
Condivido la tua analisi anche se darei un pieno 8 a Leonardo De Amicis, che non credo sia responsabile degli scempi collaterali e dannosi a quanto da lui egregiamente e faticosamente fatto.
In detta analisi mancherebbe, a mio avviso, l’inclusività e la sicurezza della popolazione residente (vip esclusi, che si includono da soli riservando a se stessi familiari e amici i migliori posti negli eventi laici e religiosi). Mi spiego meglio: ampie porzioni di città sono state chiuse creando ingiuste esclusioni nei confronti della popolazione in nome di una falsa sicurezza, soprattutto se parliamo di bambini e giovani; inoltre questo effetto della ghettizzazione dei meno abbienti o raccomandati ha creato assembramenti pericolosissimi intorno alle zone “sicure” e al maxischermo di Piazza Duomo, contraddistinguendo l’operazione di prevenzione e sicurezza (soprattutto per il pericolo Covid) una pura messinscena ipocrita ed inefficiente. Tutto questo analizzato benissimo nell’articolo pubblicato da Alessandro Tettamanti (in NewsTown) che inoltre aprirebbe anche un dibattito legale/politico sulla gestione “privatizzata” dei luoghi pubblici e appartenenti appunto al pubblico demanio.
Possiamo dare meno di 2 a questi aspetti?