La morte dell’avvocato Attilio Cecchini

La pagina dedicatagli oggi dal Messaggero Edizione Abruzzo

Una vita da romanzo ma anche un personaggio-chiave per interpretare: due professioni (quella del giornalista e quella dell’avvocato penalista), la politica degli ultimi trent’anni, una regione complessa come l’Abruzzo ma anche una città, L’Aquila, martoriata dal terremoto del 6 aprile. Personaggio-chiave ma anche uno snodo dell’Aquilanitas, «quella aurea, non di latta». Un personaggio-simbolo della “resistenza” aquilana. Ecco spiegata l’onda emotiva che si è propagata ieri pomeriggio, non appena l’avvocato Attilio Maria Cecchini, alla soglia dei 96 anni (20 marzo 1925), è spirato nel centro per la terapia del dolore “Casa Margherita” all’ex Onpi dove era ricoverato da una settimana per la brutale aggressione di un male incurabile che, in pochissimo tempo, non gli ha lasciato scampo.
L’“immortale” come lui scherzosamente, ma non tanto, amava definirsi anche dopo essere sopravvissuto, 87enne, a uno spaventoso incidente stradale che aveva fatto temere il peggio, è stato una sorta di “lampada di Diogene” di intere generazioni che lo hanno venerato («E’ morto il migliore avvocato d’Italia» ha sentenziato ieri un suo collega) fino al nobiliare “Don” o al referente “Maestro”.
Un personaggio-chiave, appunto. Sarà fondamentale, per guardare al futuro, rileggerne oggi gli articoli e le corrispondenze (sotto falso nome) dal Venezuela e dall’intera America Latina; riesaminare le battaglie legali e di puro principio; valutarne l’azione politica fuori da schemi e partiti; riassaporarne i saggi sull’Aquilanitas, una vera “malattia” dell’anima. E, perchè no, scoprirne alcune della sue struggenti poesie come quella da lui più amata, “Litania a Mexico”, “teschio d’America/ corroso dall’incubo yankee”…
Un faro morale. Una stella polare dell’essere dei cives. Tanti i ricordi che riaffiorano nella memoria del cronista che gli deve quarant’anni di insegnamenti. Alcuni rimasti non detti. Come quando, durante la campagna elettorale del 1994 in cui era candidato sindaco, il suo Comitato gli suggerì di farsi vedere a messa, la domenica mattina, in Cattedrale per strizzare l’occhio all’elettorato cattolico. «La domenica mattina vado a fare una camminata con mia moglie» rispose, gentile ma irremovibile nel salvaguardare il suo essere laico.
Ma un’affermazione recente, una rasoiata provocatoria, rimbomba più delle altre. Il cronista gli chiede: rifarebbe tutto di questa sua vita avventurosa? Risposta: «Rifarei tutto. Meno l’avvocato penalista, settant’anni della mia vita. La mia professione mi ha deluso. Io ero convinto che Michele Perruzza si sarebbe salvato. Un uomo che, tornato dall’emigrazione in Australia a Balsorano su sollecitazione della moglie che soffriva di nostalgia, a 40 anni fu messo in galera e ne è uscito cadavere a 53. Non ha vissuto quest’uomo. Ha vissuto solo delusioni. Si nasce per morire. Questa per me è una ferita che non è risarcibile. Mi ha fatto troppo soffrire. Il penalista è costretto a passare attraverso queste forche caudine che, a volte, sono troppo umilianti per un avvocato che crede nella giustizia».
IL GIORNALISTA DI RAZZA
Nel 1950, già avvocato con tanto di studio in città, rampollo di un’agiata famiglia borghese, Attilio Cecchini decide di emigrare in Venezuela: sul passaporto la qualifica di “trattorista agricolo”. «Avevo tutto ma inseguivo un sogno di libertà!». Il vero obiettivo è il giornalismo soprattutto a difesa degli emigranti italiani a Caracas, dove infatti fonda, con l’amico e conterraneo Gaetano Bafile che lo aveva di poco preceduto, il periodico “La Voce d’Italia” che viene pubblicato tutt’oggi. Scrive su Paese Sera (sotto pseudonimo) di cui era corrispondente dall’America Latina, denunciando i soprusi del regime venezuelano pur consapevole che questo potrà farlo diventare bersaglio di critiche e suscitare polemiche. Il Nobel Gabriel Garcia Marquez citò l’attività del giornalista Cecchini (in particolare sull’inchiesta giornalistica sulla scomparsa, a Caracas, di sette siciliani) in un capitolo del suo libro “Quando ero un giornalista felice e sconosciuto”. I due per un po’ si frequentano. Il 23 ottobre del 1958, l’amatissima sorella Maria muore a Caracas, dove nel 1951 aveva seguito il fratello, a causa, questa la versione ufficiale, di un proiettile vagante partito dalla rivoltella di una guardia giurata all’interno di una banca. E’ troppo! Cecchini decide di rientrare in Italia nonostante avesse già un appuntamento per intervistare Fidel Castro.
IL PRINCIPE DEL FORO
Rientrato nel 1960 in Italia, Attilio Cecchini torna al suo primo amore, l’avvocatura, e si afferma quale penalista fino alla fama nazionale. E’ il legale che smonta il “teorema Tragnone” nello Scandalo Pop quando, nel 1992, l’intera Giunta regionale dell’Abruzzo finì in carcere per una presunta “Clientopoli”; ma è anche l’avvocato che non esita a entrare in guerra col “Palazzo” per difendere l’innocenza di un “povero cristiano di nome Michele Perruzza” (protagonista del caso del “Delitto di Balsorano”, morto d’infarto gridando la propria innocenza) che assiste gratuitamente, per principio; e, nel dopo sisma del 6 aprile 2009, difende vittime ma anche presunti carnefici e-o “furbetti” rappresentando anche la parte civile nel famoso processo dalla Commissione Grandi Rischi della Protezione Civile.
Ha scritto la nota giornalista Franca Leosini: «L’avvocato Cecchini vivrà processi che segneranno un’epoca: costruttori e politici, grandi della finanza e spericolati assessori… Ma per tutti, amo ricordare un poveraccio: si chiamava Michele Perruzza, accusato in quel di Balsorano di un delitto con stupro- la piccola nipote- che c’è da credere mai aveva commesso. Lo difese gratis Don Attilio, con quella passione e quella generosità, che è solo dei grandi».
L’IMPOLITICO
Attilio Cecchini è l’“uomo nuovo” (nonostante i suoi quasi 70 anni…) che, nel 1994, si candida a sindaco dell’Aquila nel dopo-rivoluzione di “Mani pulite” che vedrà la vittoria del comunista Antonio Centi e la sua sconfitta di “impolitico”. All’Aquila si chiudeva la lunga parentesi di governo democristiana che aveva avuto nel sindaco, poi senatore, Enzo Lombardi il suo epigono. Centi durerà solo quattro anni: nel 1998, il post missino avvocato Biagio Tempesta, che era stato “allievo” di Cecchini, governerà poi la città per due mandati fino al 2007. Quella sconfitta, don Attilio, non l’ha mai digerita. «Mi incontrano tutt’oggi concittadini- raccontava- che giurano di avermi votato. Tutti mi hanno votato. E allora, perchè non sono stato eletto?». La realtà è che non volle piegarsi a nessun compromesso.
Notevole il suo impegno civico. E’ stato autore di numerosi saggi, tra cui quelli notissimi sull’Aquilanitas e, fra l’altro, di un’indimenticata guida (con Luigi Lopez) della città (“L’Aquila città del Novantanove nella storia e nell’arte”, Tazzi Editore). Nel 2009 firma un secondo saggio, sull’“Aquilanitas applicata al terremoto” nella prefazione al libro “Il nostro terremoto” (One Group Edizioni).
LE PRIME REAZIONI
Una selva, ieri, le reazioni alla morte dell’avvocato Cecchini i cui funerali sono stati fissati, come ha comunicato la figlia Nataly, per domani alle 15 a Collemaggio mentre, se non ci saranno impedimenti legati alla pandemia, per domani mattina sarà allestita una camera ardente presso l’aula del Consiglio comunale a Villa Gioia.
«Ho appreso con profondo rammarico la notizia della scomparsa dell’avvocato Attilio Cecchini. Una perdita che colpisce gravemente tutta la nostra comunità». Sono le parole del sindaco dell’Aquila Pierluigi Biondi.
“Oggi la città dell’Aquila perde uno dei suoi figli più cari. – ha proseguito Biondi – L’avvocato Attilio Cecchini era apprezzato e stimato per le sue doti umane e professionali. Vero e proprio principe del foro, ha legato il suo nome alla storia del capoluogo d’Abruzzo. La primavera scorsa aveva compiuto 95 anni, sempre in piena attività, instancabile e appassionato. Come avvocato aveva legato il suo nome ad alcuni dei più noti processi dell’ultimo trentennio, con una vasta eco mediatica. Agli inizi degli anni Novanta era stato tra i protagonisti di una lunga epopea giudiziaria legata agli arresti eccellenti, che colpirono il cuore della politica abruzzese, riportando clamorosi successi nella sua difesa, condotta con formidabile competenza ed eccezionale intuito. Lo ricordiamo anche per il suo ruolo chiave nel processo Perruzza, uno dei casi più controversi e drammatici della cronaca nera di quegli anni, il cosiddetto “delitto di Balsorano”. Negli anni più recenti si è occupato del processo “Grandi rischi”, dopo il sisma del 2009, e, come difensore di parte civile, a quello per il crollo della Casa dello Studente. Attilio Cecchini, tuttavia, non è stato solo un grande avvocato, ma anche un valente giornalista, firma di autorevoli organi di informazione, come “La voce d’Italia” e “Paese sera”, distinguendosi per analisi di grande coraggio e intelligenza politica, come corrispondente dal Venezuela, dove visse diverse per anni. “Giornalista di razza e principe del foro”, come la ha definito il giornalista Angelo De Nicola nel libro che ne ricostruisce la biografia, l’avvocato Cecchini lascia un vuoto incolmabile e un ricordo indelebile. Ai suoi cari, alla figlia, le condoglianze a nome della municipalità e mio personale»
«È morto il mio maestro- ha scritto l’ex sindaco Biagio Tempesta-. Più di trenta anni di studio legale insieme in via Sallustio 49. Non ho parole. Il migliore». E l’avvocato Roberto Tinari, presidente del Consiglio comunale: «Ti ringrazio per tutto ciò che hai dato alla città. Nei momenti bui sei stato il faro, la guida. A nessuno hai fatto mancare il tuo generoso e prezioso consiglio. L’Aquila non sarà mai più la stessa. Grazie Don Attilio». Sul fronte del foro, il presidente dell’Ordine degli avvocati, Maurizio Capri, commosso alle lacrime, ha commentato che «siamo orgogliosi di avergli dato nel 2019, ancora nel pieno della sua inimitabile energia, il premio della toga di platino per i 70 di attività». L’avvocato Gian Luca Totani, della Camera penale: «C’erano una volta i Maestri, razza sempre più in via di estinzione. All’Aquila ne avevamo uno, uno di quelli che ti fermavi ad ascoltare in udienza anche se avevi altro da fare. Il suo blocchetto degli appunti rigorosamente scritti a mano con la sua calligrafia inconfondibile, quelle di una volta, quelle che non esistono più. La sua meticolosità nell’affrontare ogni singolo aspetto del processo, niente lasciato al caso o all’improvvisazione. Il tuo insegnamento rimarrà sempre con noi».
Ricordi sono stati espressi anche dall’assessore regionale Guido Liris: «Con Attilio Cecchini L’Aquila perde un maestro, un uomo dalle doti umane e professionali fuori dall’ordinario, uno strenuo difensore dell’aquilanità, nella sua accezione più positiva. Una figura di rilievo assoluto che ha segnato un’intera epoca”. Lo dice l’assessore regionale Guido Liris, ricordando l’avvocato scomparso oggi a 95 anni. “La vita di Cecchini è un romanzo – dice Liris – costellato di fatti epici e altamente simbolici. Ha incentrato la sua esistenza sulla trasparenza, sull’onestà, sulla difesa degli ultimi e sulla tutela delle libertà personali, che ha sostanziato anche nella sua attività di giornalista. E’ stato un professionista di caratura altissima che ha scritto pagine che resteranno indelebili. Un uomo attento alle vicende cittadine, alla cultura, al sociale, perfino alla politica, che tentò di approcciare senza i risultati che avrebbe meritato. Alla famiglia giunga il mio messaggio di vicinanza, stima incondizionata, affetto».
Il deputato Stefania Pezzopane: «Colpisce forte la perdita dell’Avvocato Attilio Cecchini, era una personalità davvero speciale. La sua morte ci priva di una mente aperta come poche, una figura di grande autorevolezza, una persona unica, per la sua storia straordinaria ed avventurosa, per il suo carisma, per la sua umanità e professionalità. Lo ricordo con emozione in una delle ultime occasioni pubbliche all’Emiciclio con l’Ordine degli Avvocati di cui era un decano ed un leader. I suoi 95 anni sprizzavano energia, le sue storie erano appassionanti, grazie ad una giovinezza vissuta tra Italia e Venezuela, nel giornalismo d’inchiesta, a raccontare la difficile vita degli italiani in America Latina e seguendo per Paese Sera i paesi dell’America Latina. Quando torna in Italia, torna a L’Aquila per occuparsi per decenni di centinaia di casi, tra cui alcuni assai importanti ed eclatanti. Cominciai a seguirlo proprio in occasione del delitto Capoccitti, ricordo quanto rimasi colpita da come difendeva Michele Perruzza, da tutti considerato un mostro. Ricordo in particolare un sua intervista al tg3 assai coinvolgente: un caso di cronaca che scosse il paese e che ancora oggi, grazie anche alle sue interviste e testimonianze, tiene aperti scenari inquietanti. Cose e fatti raccontati egregiamente dal giornalista Angelo De Nicola, grazie al quale, molte cose sappiamo ed abbiamo potuto conoscere in questi anni della vita e delle intraprese dell’avvocato e giornalista Attilio Cecchini. Anche il suo impegno politico, alle elezioni comunali a capo di una coalizione civica, va ricordato con grande ammirazione, perché fu espressione di un autentico ed appassionato civismo in una fase di difficile passaggio tra la prima e la seconda repubblica. E dopo il terremoto era nelle aule di giustizia al fianco delle famiglie delle vittime del 6 aprile, in processi complessi in cui lui si spese con grande forza e dignità. Una forte personalità, un avvocato di primo piano, un uomo gentile, un gran signore di cui si percepiva, al primo istante, l’ autorevolezza. L’Aquila soffrirà enormemente questa perdita».
E il vicepresidente della Regione Abruzzo, Emanuele Imprudente: «La morte dell’avvocato Attilio Cecchini lascia costernati e attoniti,la città e l’intera regione perdono un maestro, un simbolo, un riferimento imprenscindibile per la legge, la cultura, il giornalismo, le battaglie sociali. Lascia un’ eredità sconfinata e un monito prezioso, lo stimolo a proseguire nel solco della trasparenza, dell’onestà e del rispetto. Diciamo addio a un vero intellettuale che ha speso una vita intera nella difesa dei diritti, in tribunale come nelle innumerevoli attività che ha portato avanti negli altri ambiti. Alla famiglia porgo le mie più sentite condoglianze e quelle della Regione tutta».
Angelo De Nicola
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