«Cristo! Ma qui è pericoloso, quasi un suicidio. Ho visto la morte in faccia almeno tre volte su quelle maledette creste». Il signor Giacomo aveva lo sguardo terrorizzato. Il relativamente comodo sentiero che parte da Campo Imperatore, a duemila metri di quota, in direzione della vetta di Pizzo Cefalone, a 2.553 metri, ad un certo punto diventa una stradina sospesa tra due strapiombi sulle rocce. Il sovrintendente era sfilato sicuro; lui, invece, aveva dovuto richiamare tutte le proprie energie mentali e, più volte, aveva avuto la forte tentazione di desistere. Ma, ad ogni crisi, vista la difficoltà di girarsi per tornare indietro, aveva optato per il proseguire. Nemmeno lo scenario mozzafiato che s’era aperto, all’improvviso, dallo sperone su cui era stata issata la grande Croce, una sorta di balconata di pietra affacciato sul mondo, riuscì a confortarlo. Anche perché, mentre cercava di affacciarsi per guardare meglio il mondo da quel balcone, fu subito richiamato con un urlo dal sovrintendente («Attenzione, lì c’è uno strapiombo!») che lo fece ritrarre spaventato. …