LogoLogo

Papa Francesco in Abruzzo e le occasioni mancate



Segui Angelo De Nicola su Facebook


L’AQUILA La prima visita di papa Francesco in terra abruzzese, martedì nel monastero delle suorine di Poggio Cinolfo, ha destato una forte onda emotiva. Le recenti polemiche sulla guerra di religione sì o no, non hanno affatto scalfito l’immagine di un personaggio che “buca” sotto il profilo comunicativo puntando, francescanamente, sull’efficace «sono quel che faccio». Ma, passata l’emozione, amplificata anche dal fatto che si è trattato di una visita a sorpresa, una riflessione va fatta non foss’altro perchè, in questo suo blitz che per guasconeria tanto ricorda quelli sul Gran Sasso di Giovanni Paolo II (un Papa a buon diritto “abruzzese” viste le sue sei visite ufficiali in regione e le ben 112 “scappatelle” anche lui molto spesso di martedì, il giorno meno pressato da impegni per i Pontefici), Francesco è stato accompagnato dal vescovo di Rieti. Un po’ come se il Presidente della Repubblica in visita in Abruzzo non fosse accolto da Luciano D’Alfonso ma dal Governatore delle Marche.

L’episodio, forse, nasconde un’impasse che le Curie abruzzesi stanno vivendo, dando come l’impressione di essere fuori sintonia con il nuovo corso attivato da Bergoglio, in un evidente stonatura con il feeling che c’era, certo grazie ai buoni uffici del vescovo di Chieti monsignor Bruno Forte, col predecessore Papa Ratzinger. E, comunque, le Curie nostrane non sembrano affatto brillare per attivismo col rischio che contribuiscono a non cogliere alcune grandi occasioni. Troppe. Qualche esempio. Papa Francesco è stato ufficialmente già in Molise due anni fa, il 5 luglio del 2014, per dare il via all’anno giubilare Celestiniano. «Dal Molise nascerà un grande messaggio al mondo rurale per tutta l’Italia e all’Italia minore in cui sono intessute le municipalità di milioni di piccoli comuni- ebbe a dire il vescovo di Campobasso-Bojano, monsignor Bregantini-. Per cui noi abbiamo davvero una grande attesa di questo viaggio perché non è solo il Molise che viene ma il Molise viene visto dentro un’Italia che attende il coraggio del futuro».

E sempre il vicino il Molise, e non l’Abruzzo, ha preso l’iniziativa di festeggiare il sessantacinquesimo anniversario di sacerdozio di Benedetto XVI (“Papa emerito” per essersi dimesso dal Soglio di Pietro come fece, 722 anni fa, Celestino V) promuovendo il 29 giugno scorso un importante convegno a Campobasso. Non è finita. La scorsa estate nessuno s’è preso la briga di ricordare i 35 anni della prima visita ufficiale in Abruzzo di Giovanni Paolo II che venne all’Aquila, il 30 agosto 1980, per i 600 anni della nascita di San Bernardino, lanciando dal santuario mariano di Roio quelli che sono poi diventati i “Papa Boy”. Gli stessi che, a Cracovia, hanno ancora fatto parlare di loro e dell’amatissimo Pontefice che ancora solleva emozioni “mondiali” a undici anni dalla morte. E ancora. Proprio l’altro ieri, 9 agosto, ricorreva il trentesimo anniversario della storica visita ufficiale di Wojtyla a Rocca di Mezzo e ai Piani di Pezza. Lì, ad accogliere l’amatissimo Pontefice 13mila scout, una marea blu di divise, tutti insieme per la “Route nazionale Rovers-Scolte”, organizzato dall’Agesci, l’Associazione guide e scout cattolici. Nessuno ha pensato di onorare questo evento storico per l’Abruzzo.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Angelo De Nicola