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QUELLA MALEDIZIONE DEL QUARTIERE "CAMPO DI FOSSA"



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Per secoli mai edificata. Contrada popolata da spettri perchè luogo di esecuzioni capitali. Spianata usata per le baracche del dopo terremoto del 1461 (26 novembre, epicentro Onna, 6,5 scala Richter), del 1703 (2 febbraio, Arischia-Pettino, 6.6) ma anche di quello marsicano del 1915 (13 gennaio, Avezzano, 6,9). Insomma un quartiere "maledetto".

Non occorreva una verifica storica per arrivare a definire "maledetta" la zona diventata tristemente nota, un simbolo insieme alla frazione di Onna, quale quella attorno a via XX Settembre. La maledizione che ha squassato la Casa dello Studente e il palazzo di fronte al civico 79, ma anche i due condomini della attigua via Sant'Andrea e, poco oltre, il palazzo collassato in via D'Annunzio. La maledizione che ha inghiottito uno stabile di cinque piani in via Campo di Fossa, una traversa di via XX Settembre.

Campo di Fossa. "Nomen omen" (il nome un presagio) s'è subito detto per quella via maledetta. Ma "Campo di Fossa" è il nome dell'intera zona all'estremità meridionale del perimetro fortificato dell'Aquila che nasce sulla base di quello straordinario quanto unico progetto di inurbamento fatto "a tavolino" nella metà del Duecento. Una zona gravata da una maledizione. Tanto che gli abitanti del contado cui è assegnato il "lotto" all'interno della "new town", non vi si trasferiscono lasciandolo una landa desolata per anni, anzi per secoli. E indovinate un po' da quali castelli dovevano venire gli abitanti? Da Fontecchio, Ocre, Monticchio, Fossa (da cui prendeva il nome) e, soprattutto da Onna. Le curiose, inquietanti a rileggerle oggi, vicende della maledizione del "quartiere" di Campo di Fossa (quello cioè all'interno del triangolo Porta Napoli- Villa Comunale- via XX Settembre) sono raccontate nella pubblicazione "L'Emiciclo" edita dal Consiglio regionale dell'Abruzzo nel 1999, è curata da Errico Centofanti.

Quest'ultimo, profondo conoscitore di cose aquilane (oltre che co-fondatore del Teatro Stabile, fu a lungo anche il Sovrintendente alla Perdonanza Celestiniana), nel ricostruire la storia (intrigantissima) del Palazzo dell'Emiciclo che ospita, dalla sua nascita nel 1970, la Regione Abruzzo, ripercorre le vicende della zona dove sorgeva l'antica chiesa di San Michele Arcangelo cui era dedicata la via antistante il Palazzo, dal 1980 ribattezzata Michele Iacobucci, sindaco dell'Aquila per molti degli anni di fine Ottocento; oggi ne resta il ricordo del nome nell'attiguo, nuovo, hotel.

Ebbene, come racconta Centofanti nel suo tipico narrare accattivante e spumeggiante di particolari, nel "Campo di Fossa" ha aleggiato per secoli una sorta di "virus": «La condanna a un destino infausto colpisce tutte le famiglie religiose che s'insediano nel Campo di Fossa». Le vicende ruotano attorno ai due più antichi insediamenti religiosi della zona: quello di Santa Maria di Graiano (che sorgeva più o meno dove c'era la scuola materna del Sacro Cuore, all'angolo tra via Piave e via XXIV Maggio, all'altezza della clinica Sanatrix, insomma) e quello di Santa Maria dei Quattro Martiri Coronati, detta dei Convalescenti e Pellegrini, eretta dagli abitanti di Onna (dove adesso ci sono le torri degli uffici del Consiglio regionale). Due chiese preesistenti all'attigua basilica di Collemaggio che sarà consacrata nel 1288. Attigua fino ad un cento punto perchè l'odierno viale di Collemaggio, facile collegamento tra il Campo di Fossa e la basilica, verrà eretto soltanto nel 1874 usando, per riempire la scarpata, il materiale scavato accanto alla basilica di San Bernardino per erigere il maestoso Teatro comunale.

In queste due chiese si alterneranno alcuni ordini religiosi (Benedettine, Serviti, Cappuccini) in un tourbillion di dicerie ("la carne è debole...") e maledizioni che colpiranno anche il vescovo Bartolomeo Conti: quest'ultimo, per difendere la badessa, suor Agata, del convento delle Benedettine di Santa Maria di Grasciano, e scacciare da sé stesso pesanti sospetti, nel 1313 era partito alla volta del Concilio di Vienne, vicino Lione in Francia, lo stesso che consacrò Santo Celestino V con il nome di San Pietro l'Eremita. Ebbene, Conti venne stroncato da un infarto e perciò è sepolto nella cattedrale di Vienne.

«Del resto, il Campo di Fossa- scrive Centofanti- sembrava predestinato alla malasorte-. Benchè fosse una delle più pregiate aree della città, in gran parte pianeggiante e soleggiata, nessuno era andato a stabilirvisi. E' vero che ai suoi potenziali abitanti faceva più comodo restarsene nelle case di sempre, dato che i rispettivi villaggi erano i più vicini alla città, ma quella ritrosia risulta troppo unanime perchè la si possa ascrivere soltanto a un coacervo di innocue coincidenze. E poi, nel terreni attorno a Santa Maria a Gasciano venivano giustiziati e seppelliti i condannati a morte, tant'è che a proposito di quel luogo circoleranno per secoli sinistre dicerie: "vedeansi continuamente di notte spettri orribili e specialmente in figura di spaventosi animali... sicchè quella contrada era ben poco frequentata"».

La maledizione, ricorda ancora Centofanti, si estinguerà «soltanto quando tutte le chiese, tutti i monasteri e tutti i conventi del Campo di Fossa, anche di quelli della parte occidentale, scompariranno per terremoti e demolizioni, o diventeranno irriconoscibili a seguito di ristrutturazioni e mutamenti di destinazioni» come nel caso della chiesa di Sant'Andrea, da cui la via oggi famigerata per i crolli, ha preso il nome.

La famosa "Esposizione regionale del 1888" lancerà il Campo di Fossa verso un grande successo. Il percorso di attraversamento della città che fin dalla fondazione si sviluppava da Est o Ovest (sull'asse Porta Bazzano, via Fortebraccio, via Roma, Porta Barete) si sposta ora da Sud ad Ovest, anche perchè nel 1881 è stata aperta la Porta Napoli (eretta usando le pietre della chiesa terremotata di San Leonardo, nei pressi dell'ex Standa). Col nuovo viale di Collemaggio, il Campo di Fosse diventa, conclude sul punto Centofanti, «l'itinerario più comodo dal centro storico e la basilica celestiniana. Lo nota suggestivamente Primo Levi nel suo famoso "Abruzzo forte e gentile", a proposito dei giorni della Perdonanza del 1882: "Tramonta, e il Campo di Fossa è ora un brulichio di carri campestri, a tende, a cuscini... La vasta spianata s'è gremita al sole cadente che schizza sui vivaci colori dei più pittoreschi costumi"».

Nel 1883, lungo il fiammante viale degli Alberetti (oggi viale Crispi), L'Aquila organizza un festival di solidarietà favore del devastante terremoto che ha distrutto l'isola di Ischia. Il Campo di Fossa diventa il quartiere più "in" della città. E parte un'intensa speculazione edilizia...

Angelo De Nicola